“C’è finalmente un barlume di speranza” per Julian Assange; così Kristinn Hrafnsson, il caporedattore di Wikileaks, ha commentato il verdetto dell’Alta Corte di Londra che ha affermato il diritto del giornalista ad appellarsi contro l’estradizione negli Stati Uniti. La Corte doveva valutare se nel processo Assange fosse al riparo dalla pena di morte, che non venisse discriminato per la sua nazionalità, che gli fosse garantita la tutela del primo emendamento della Costituzione USA. La Corte, dopo aver sentito James Lewis, il rappresentante degli Stati Uniti, ha concluso che le tre condizioni, poste a marzo in un altro giudizio di legittimità, non sono pienamente garantite; in particolare gli USA escluderebbero che Assange possa essere tutelato dal primo emendamento, che garantisce la libertà di parola e tutela l’informazione, e le rassicurazioni sulla pena di morte non sono stringenti.
Redazione