Michele Urbano
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Un nuovo praticantato... mezzo vuoto
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Per diventare giornalista, o meglio per avere il tesserino dell’Ordine che ne ufficializzi il ruolo, i canali sono diventati sei.
Nessuno scandalo. Anche se, obiettivamente, è un altro passo che certifica l’agonia di una identità professionale sempre più debole e incerta.
Trascrivo da www.odg.it: “Il Consiglio nazionale, riunitosi l’8 novembre, ha varato, a maggioranza, una norma che consente, in via eccezionale e su casi specifici, l’avvio del praticantato anche in assenza di una testata e di un direttore responsabile”. Motivo: “La professione giornalistica è cambiata profondamente”.
Verissimo, come sappiamo da almeno trent’anni, da quando cioè invochiamo la mitica riforma dell’Ordine che ancor stiamo aspettando.
E così, nell’attesa, mettendo una pezza ieri, un’altra oggi, e un’altra magari domani, i canali di accesso sono diventati sei, modello Arlecchino.
Ricapitoliamo.
1) Per i pochi fortunati: praticantato classico, cioè 18 mesi presso un giornale regolarmente assunti e poi esame di Stato.
2) Per chi ha un altro lavoro: iscrizione all’albo dei pubblicisti.
3) Per chi è giovane: scuola di giornalismo riconosciuta, sostitutiva del praticantato.
4) Per i collaboratori in cerca di una identità e magari di un contratto: praticantato d’ufficio.
5) Per i pubblicisti che vogliono e possono fare il salto nell’albo dei professionisti: la richiesta di ricongiungimento.
6)L’ultimo arrivato: l’avvio del praticantato anche in assenza di una testata e di un direttore responsabile.
Sei canali - e non c’è nemmeno bisogno della laurea - per arrivare in una prateria dove si rincorre libero (e spesso selvaggio) il precariato più estremo, dove vige un dumping salariale crudele.
L’Ordine nel suo ultimo provvedimento mette un paletto che è un significativo termometro salariale. Per attivare il canale “in assenza di una testata e di un direttore responsabile” si richiede infatti “Un reddito professionale indicativamente equiparabile al minimo tabellare lordo previsto per il praticante con meno di 12 mesi”.Tradotto in cifre: 800 euro lorde al mese.
Sia chiaro, sbagliato crocifiggere l’Ordine. Il modello Arlecchino viene da lontano. Sulla scia di un mondo dell’informazione cambiato alla velocità di una innovazione tecnologica senza precedenti. Dove i pirati hanno scorrazzato indisturbati. Già, servono nuove regole. Tutti d’accordo. Ossia serve una nuova legge che sostituisca quella del 1963, quando la Tv era in bianco e nero. Ma la politica fa finta di niente. Avere un’informazione indipendente, è infatti l’ultimo dei suoi problemi: molto meglio un giornalismo più interessato agli elettori, piuttosto che ai lettori.
Ma nemmeno la categoria sembra del tutto consapevole della posta in gioco: la definizione di una base professionale, raggiungibile solo attraverso la via universitaria, che dia identità e valore (culturale e tecnico) al giornalista di domani. Battaglia dura e difficile. Che non si vince vestiti da Arlecchino.