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Sciopero all'agenzia DiRe contro i licenziamenti
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Sindacale

Sciopero all'agenzia DiRe contro i licenziamenti

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Marina Cosi Nessuna valutazione
 

Hanno aderito tutte e tutti - le giornaliste e i giornalisti dell'agenzia di stampa DiRe - allo sciopero contro l'attacco su più livelli messo in atto dall'azienda: 28 licenziamenti (15 redattori, 13 grafici) e una denuncia per diffamazione per una nota sindacale peraltro divulgata da altri.

E ciò nonostante l'ampia disponibilità dimostrata dai colleghi anche accettando riduzioni salariali. Tanto che qualcuno si chiede se non vi sia dell’altro. Per oggi intanto niente notiziari. Con l'auspicio di una pronta (e giusta!) soluzione ecco l'odierno comunicato dei colleghi:

"Adesione totale dei giornalisti e delle giornaliste dell'Agenzia Dire allo sciopero di mercoledì 27 settembre, indetto dall'assemblea dei redattori per protestare contro la procedura di licenziamento collettivo aperta dall'azienda, che prevede un piano di 28 esuberi, di cui 15 giornalisti e 13 grafici. I giornalisti della Dire hanno quindi bloccato per un'intera giornata i notiziari dell'agenzia, per sostenere le richieste di un immediato ritiro dei licenziamenti e di un ritiro o sospensione dell'azione legale avviata contro la rappresentanza sindacale. Spiegazione di quest'ultimo contenzioso: l'azienda aveva giudicato diffamatoria la nota pubblicata a fine luglio sul sito della Slc-Cgil (e mai uscita sui notiziari o sul sito dell'Agenzia Dire!).

"Nonostante la decisione della direzione, contestata dal Comitato di Redazione, di rimuovere dopo 24 ore dal sito dell'agenzia la nota diffusa al termine dell'assemblea, i redattori della Dire proseguono con lo stato di agitazione sindacale, lo sciopero delle firme e sono pronti a tornare ad incrociare le braccia, avendo votato un pacchetto di 5 giorni di sciopero affidato al CdR.

"Il Comitato di Redazione, che ritiene inaccettabili e illegittimi i licenziamenti, ricorda inoltre come "questo procedimento arrivi dopo quasi due anni di contratto di solidarietà, in cui i giornalisti hanno sacrificato una cospicua parte del loro stipendio per la salvaguardia dei livelli occupazionali. Sacrifici resi ancora più importanti da pagamenti a singhiozzo degli stipendi, liquidati nell'ultimo anno quasi sempre in due soluzioni. La scelta di procedere con i licenziamenti a pochi mesi dall'entrata in vigore della riforma del sistema delle agenzie stampa risulta inoltre - come sottolineato dalle diverse associazioni di stampa territoriale che seguono la vertenza - incomprensibile e incoerente".

 

       
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