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Una crisi straannunciata


di Maurizio Calzolari e Andrea Leone Palazzo-Mondadori1Tutto è cominciato con il restyling di Panorama. Ormai da tempo la corazzata mondadoriana, assieme alla portaerei Grazia (che per il momento si salva grazie alle versioni internazionali), mandava pesanti scricchiolii. Ultima spiaggia, il cambiamento di grafica e formula del settimanale. Il risultato immediatamente e palesemente negativo ha portato tre mesi fa al licenziamento “per motivi personali” di Nini Briglia, direttore generale,  e al conseguente affondamento della sua linea di comando. Prima Vera Montanari, dalla direzione di Grazia, e in rapida successione Patrizia Avoledo e Cipriana Dell’Orto, direttrici di Donna Moderna, strapagate artefici degli anni d’oro di Segrate, sono uscite di scena. Assieme a loro si devono preparare a farlo, nelle intenzioni di Ernesto Mauri, cui sono state affidate le sorti dei periodici, anche un centinaio di giornalisti. Da battistrada fanno quattro mensili: Casaviva, Panorama Travel, Men’s Health e Ville&Giardini. In tutto 27 giornalisti, più una pletora di collaboratori spesso ben pagati. Caso esemplare, all’interno della furia demolitoria dei vertici della casa editrice è quello di Casaviva che si stava approssimando a celebrare i quarant’anni di vita. Testata che negli anni Ottanta primeggiava con centinaia di migliaia di copie vendute, poi progressivamente scivolata anche per  l’apparizione nel suo “settore” di testate concorrenti che hanno frammentato la torta pubblicitaria e i lettori.  Ma anziché prendere saggiamente atto della situazione, in Mondadori negli ultimi anni si è addirittura deciso di triplicare la presenza di testate che trattano i temi tipici di Casaviva. Risultato: una concorrenza anche interna che ha ridimensionato ulteriormente le sue possibilità di galleggiamento. Il tutto aggravato dall’affiancamento, a una redazione correttamente staffata, di una pletora di collaboratori “prestigiosi”, non tanto per il loro apporto professionale, quanto per la corposità dei loro emolumenti.  C’è da chiedersi però come sia stato possibile che nessuno si sia accorto in questi ultimi anni della crescita esponenziale  di costi redazionali dopati; e dire che il tempo dedicato in Mondadori a interminabili riunioni di budget testata per testata sono oggetto da sempre di pesanti ironie. Simile la storia delle altre testate coinvolte. Il risultato dell’intrinseca modestia  delle strategie editoriali adottate dai vertici dell’azienda almeno nell’ultimo decennio, risultato peraltro non inatteso (di tagli agli organici Mondadori si sente parlare da almeno tre anni), è racchiuso nella decisione comunicata venerdì. E purtroppo si teme che sia solo la punta di un iceberg molto più ampio e devastante. La filosofia sin qui rispettata del reintegro sembra essere stata abbandonata. L’assemblea dei giornalisti di ieri, che ha affidato al Cdr 15 giorni di sciopero, ha però convinto i vertici mondadoriani a muoversi con cautela. Per il  momento nessun allontanamento coatto, in attesa di ulteriori sviluppi. Manca in ogni caso, almeno a livello pubblico, qualunque piano di rilancio o ipotesi alternativa.   Maurizio Calzolari e Andrea Leone
       
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