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Un nuovo sindacato? No, una nuova Fnsi


MANIFESTOCONGRESSODomani a Chianciano inizia il XXVII Congresso della Fnsi, uno dei più difficili della sua storia. Ma l'ottimismo della nostra volontà ci rende certi della sua buona riuscita. I profondi cambiamenti in atto chiamano soluzioni altrettanto forti, illustrate nella Proposta programmatica già discussa e condivisa con molti colleghi d'altre regioni. In sintesi? Discontinuità, trasparenza, maggioranza coerente e coesa sui programmi. Riproponiamo il documento in una versione più asciutta. Buon lavoro alla pattuglia delle delegate e dei delegati di Nuova Informazione! Proposta programmatica: congresso per una nuova Fnsi Fra poco più di un anno scadranno gli accordi Fieg-Fnsi firmati nel giugno scorso e la contrattazione dovrà già fare i conti con i pesanti mutamenti introdotti nella legislazione sul lavoro, a partire dai primi effetti del cosiddetto Jobs Act e delle tutele crescenti, sinonimo di cancellazione, di fatto, delle tutele esistenti. Nel frattempo tutto il settore dell’informazione è minacciato sia da tagli alle risorse pubbliche sia dalla contrazione delle risorse private. Si pensi al tema della diffusione gratuita dell'informazione o del contraddittorio rapporto con aggregatori multinazionali come Google. Per affrontare questa stagione sono due le priorità emerse nel corso del dibattito precongressuale: la necessità di rafforzare la capacità di elaborazione strategica della politica sindacale e contrattuale della Fnsi, potenziando l'organizzazione e ricostruendo il rapporto con la categoria nel suo complesso e con tutti gli organismi sindacali, a partire dai Cdr, dalle Consulte, dalle Associazioni regionali; l’esigenza di superare un modello contrattuale antiquato, inadeguato a rappresentare e includere i cambiamenti nella professione (con la “bolla” del lavoro autonomo, come l’ha definita il rapporto Lsdi), le realtà dell’emittenza e dell’informazione multimediale e multi-piattaforma, come le nuove professionalità che gli editori sempre più spesso collocano fuori dalle garanzie contrattuali cercando di organizzare la produzione su forme di lavoro precario, atipico, falsamente autonomo. Democrazia e pluralismo: un nuovo patto con i cittadini La credibilità del mondo dell’informazione e della stessa professione giornalistica vive un momento di grande debolezza. Oggi tocca a noi immaginare nuove regole dell’informazione, di autonomia del nostro ruolo, di trasparenza delle nostre istituzioni e di coloro che ne fanno parte. Combattere bavagli e querele, minacce e pressioni è la condizione per riallacciare un rapporto con la società italiana e proteggere la libertà di informazione. Al Senato è in discussione una legge sulla diffamazione che rischia di diventare peggio di quella in vigore dal dopoguerra ad oggi, con un testo che al Senato è stato peggiorato sulla rettifica, i blog, il ruolo dei direttori, senza alcun corrispettivo su forme di vera deterrenza per le querele temerarie. E’ necessaria al più presto un' iniziativa forte della categoria per la libertà d’informazione; meglio lasciare la legge del 1948 che almeno aveva il pregio di esser stata redatta dai padri costituenti della Repubblica Italiana. Risorse e nuovi modelli di business nell’era digitale La legge Gasparri va superata. Servono norme antitrust che non penalizzino chi è in grado di competere, ma distribuiscano equamente le risorse. Vanno tassati gli operatori multinazionali della Rete come Google e Facebook. La chiave del futuro è la capacità dell’intero sistema di ripensare prodotti e modelli di business nell’era digitale. Il sindacato dovrà sfidare le controparti a condividere un patto tra produttori basato sulla qualità dell'informazione e l'innovazione delle imprese e dei prodotti editoriali. La professione è cambiata: compensi dignitosi, diritti e welfare per tutti Il modello organizzativo basato sul lavoro in redazione è cambiato. Il 60% di chi esercita la professione oggi lo fa fuori dalle redazioni, con contratti (quando ci sono) atipici, che spesso dissimulano rapporti di lavoro dipendente. Non c’è futuro sindacale se non si tengono insieme dipendenti, precari e atipici, e lavoratori autonomi. Bisogna rilanciare la battaglia contro il precariato (che è fatto non solo di contratti a termine ma  soprattutto di cococo - che vanno eliminati ripristinando gli articoli 1 e 2 - e finte partite Iva, sempre più in aumento) dentro e fuori le redazioni, e al tempo stesso disboscare la giungla del lavoro autonomo puntando a regole chiare e compensi professionali: i non dipendenti devono costare di più e non di meno agli editori, sia come retribuzione che come contribuzione. serve inoltre un nuovo welfare per tutti i veri freelance. Superare il precariato, ricostruire una previdenza sana Anni di espulsioni di massa dalle redazioni e salari al ribasso e il dilagare di contratti atipici hanno minato la tenuta dell’Inpgi. Ora a rischio sono il futuro delle nostre pensioni e il presente delle prestazioni. Bisogna rivedere i criteri degli stati di crisi (età, minimo contributivo, scivoli ecc.). Va ricostruito il patto con gli editori per la tenuta del sistema, soprattutto attraverso forme di penalizzazione contributiva dei contratti precari. Va poi riconsiderato il sistema complessivo degli enti economici di categoria, coordinando al meglio il funzionamento, la struttura, la contribuzione e le prestazioni di Inpgi 1, Inpgi 2, Casagit e Fondo. Un contratto inclusivo per tutta la professione Il lavoro di revisione del testo contrattuale non deve essere un tabù. Va reso inclusivo di tutti i comparti (carta, web, agenzie, tv), deve contenere norme per il lavoro non dipendente e per gli uffici stampa, cui vanno garantiti diritti e dignità. L’evoluzione della legislazione deve essere governata nei contratti, non subita o semplicemente accolta. Le novità del Jobs act rischiano di avere ricadute drammatiche sulle garanzie occupazionali e professionali: doppio regime sui licenziamenti, demansionamento, controllo a distanza. Il governo di queste trasformazioni del mercato del lavoro sarà cruciale per assicurare in  futuro un corretto equilibrio fra editore e autonomia professionale del giornalista. E' necessario aprire un confronto con Confindustria Tv per unificare la contrattazione collettiva, fatto salvo che le specificità dell'emittenza non possono più essere poste di fronte a un contratto impostato sulla carta stampata. La formazione non può essere un onere E' a carico della categoria l’onere improprio della formazione continua: dipendenti e non dipendenti sono costretti a sacrificare giornate di riposo o ore di lavoro (quando non denaro) per seguire corsi i cui benefici non sono chiari. Il sindacato non può delegare ad altri il governo di questo tema. Una formazione professionale realmente qualificata può e deve quindi rappresentare un obiettivo da condividere con gli editori. Il servizio pubblico La difesa e il rilancio del servizio pubblico devono tornare a essere tra gli obiettivi prioritari del sindacato. La tenuta della Rai è perno di tutto il sistema di welfare della categoria. Questo significa che una Fnsi profondamente rinnovata deve incalzare il sistema politico e le istituzioni perché alla Rai sia garantita certezza di risorse, un sistema di governance che assicuri effettiva indipendenza dalle pressioni politiche e la allontani da tentazioni di societarizzazione che lederebbero la sua integrità, ridimensionandone ruolo e occupazione. Il rinnovo della concessione di servizio pubblico nel 2016 deve vedere il sindacato parte attiva per consentire alla Rai di continuare a svolgere la sua missione di servizio pubblico. Un sindacato trasparente delle giornaliste e dei giornalisti Compito primario del nuovo gruppo dirigente Fnsi sarà ricostruire la relazione del sindacato con la categoria. Va avviata una campagna di tesseramento, il sindacato deve investire risorse umane ed economiche per l’affermazione di una effettiva rappresentanza tra i precari, i giornalisti autonomi, il mondo dei new media. La rappresentanza del lavoro atipico/autonomo va riformata e deve avere origine in un processo elettivo democratico ed essere politicamente e numericamente rilevante negli organismi direttivi ed esecutivi a livello federale e regionale. La Federazione deve assumere l’assetto di una grande struttura di servizio in grado di costituire un supporto permanente su tematiche legate al diritto del lavoro, alla applicazione dei contratti, agli ammortizzatori sociali, sulla lettura dei bilanci, sulla legislazione fiscale e sulle opportunità di investimenti, sgravi, benefici e finanziamenti europei. La Fnsi ha bisogno, come tutte le istituzioni della categoria, di uno sforzo di rinnovamento, anche in direzione della trasparenza dei bilanci e della riduzione degli sprechi.
       
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