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Sos dei fotoreporter alla Fnsi


Il Gruppo di specializzazione dei giornalisti dell'informazione visiva dell'Associazione lombarda dei giornalisti  ha chiesto l'impegno di Fnsi e Assostampa regionali per ottenere da enti pubblici e Commissione europea contributi per attrezzature, fotoreportage di qualità e per la realizzazione di una  piattaforma on line per la vendita diretta di servizi e "archivio".    Una strategia di interventi contro la gravissima crisi che ormai da anni sta travolgendo il lavoro dei fotogiornalisti è stata chiesta ai vertici della Federazione nazionale della stampa italiana dal Gruppo di specializzazione dei giornalisti dell'informazione visiva dell' Associazione lombarda dei giornalisti.     I fotogiornalisti lombardi hanno anche indicato, come prima "ricetta",  alcuni provvedimenti basilari per ridare ossigeno alla categoria : contributi a fondo perduto per il rinnovo delle attrezzature, sostegno economico per la produzione di fotoreportage di qualità e il finanziamento della realizzazione di una piattaforma on line che permetta a singoli fotoreporter, o a loro aggregazioni spontanee, di proporre e vendere direttamente il frutto del proprio lavoro su orizzonti di mercato molto più globali e competitivi.    Per i sostegni economici necessari, la Fnsi -   sempre secondo il Gsgiv Alg - dovrebbe scendere in campo, in sinergia con le Assostampa regionali e tutti gli altri organismi della categoria, per fare da volano ad interventi degli enti pubblici di vario livello che già istituzionalmente si occupano di sviluppare ed erogare finanziamenti a settori di particolare interesse per la comunità".  "Non chiediamo umilianti elemosine - ha sottolineato Amedeo Vergani, presidente Gsgiv dell'Alg - ma un'iniziativa di sostegno al settore  da attuare attraverso incentivi economici mirati per un rilancio che permetta ai singoli fotogiornalisti di affrontare l'evolversi della realtà di mercato del loro lavoro senza abdicare al dovere di offrire ai lettori un'informazione visiva libera da condizionamenti e da "servitù" imposte da soggetti estranei al giornalismo".   " L'impegno che i nostri organismi si dovrebbero assumere non è quello di intervenire direttamente con i finanziamenti necessari all'attuazione del progetto - ha specificato il presidente Gsgiv - Il loro ruolo dovrebbe invece essere quello di assumersi l'onere, così come viene fatto da aggregazioni di categoria di molti altri settori produttivi,  di sviluppare compiutamente le nostre proposte e, per la loro concretizzazione, fare poi da "motore" con gli enti pubblici a livello locale, nazionale ed europeo, Commissione EU compresa, che hanno il compito e il dovere di difendere e dare sostegno a comparti che stanno vivendo  momenti particolarmente critici della loro realtà".  "Forse  andrebbe valutata pure la possibilità - ha continuato Vergani - di ottenere finanziamenti facendo  leva sugli stessi principi  sui quali si fondano le scelte che hanno portato all'istituzione delle "provvidenze" che da decenni il governo eroga in favore dell'editoria in nome della pluralità dell'informazione. Oggi più che mai infatti  questa pluralità non può più essere garantita solo dal numero e dalla differenziazione nelle aree del pensiero dei mezzi che informano, ma deve essere assicurata anche attraverso l'autonomia e l'indipendenza economica di chi informa, soprattutto quando i produttori di una delicatissima "materia prima" come l'informazione operano, proprio come i fotogiornalisti nella totalità dei casi, fuori dalle redazioni e, come tutti sappiamo, pagati malissimo,  totalmente allo scoperto in quanto a garanzie e tutele e, di conseguenza,  facili prede di ogni forma di condizionamento e censura".  La strategia d'intervento proposta dai fotogiornalisti dell'Associazione lombarda, si articola in tre iniziative:     1 - Fare pressione sugli enti pubblici italiani ed europei affinché anche ai fotogiornalisti liberi professionisti vengano date le stesse opportunità che hanno permesso in passato, e permettono ancora, a fotografi artigiani e ad altri soggetti configurati come esercenti "attività d'impresa", di adeguarsi alle nuove tecnologie rinnovando le proprie attrezzature con contributi a fondo perduto variabili, secondo le Regioni di residenza, dal 90 al 40 per cento. Fenomeno quest'ultimo che ha pure innescato gravi situazioni di "concorrenza sleale" tra chi, giornalista come legge comanda, non ha potuto usufruire di queste provvidenze perché destinate solo agli esercenti attività d’impresa e invece chi, fotogiornalista di fatto ma giuridicamente fotografo d'altra natura, si è invece trovato a poterne godere a piene mani adeguando così l’evoluzione tecnologica dei propri strumenti di lavoro con significativi aiuti economici e, di conseguenza, con esborsi irrisori e più libero poi di operare sul mercato con tariffe al ribasso impraticabili invece da chi, come appunto i fotoreporter giornalisti liberi professionisti,  non ha avuto nulla a costi ridotti.     2 - Creare un fondo di solidarietà che, attraverso "borse di lavoro" a fondo perduto,  intervenga per permettere ai fotogiornalisti italiani di sviluppare concretamente progetti che portino alla realizzazione di fotoreportage di qualità. Un'iniziativa del genere servirebbe anche, sotto il profilo dell'indipendenza dell'informazione, a sottrarre almeno in parte i fotogiornalisti dal rischio dei pericolosissimi condizionamenti e conflitti d'interesse che ora si annidano nelle produzioni di reportage finanziati da entità estranee al giornalismo ma fortemente interessate ad orientarne le scelte:  fenomeno che, dopo lo stop quasi totale degli editori al finanziamento di produzioni proprie,  ormai domina nel concreto anche nei settori più delicati e sensibili del giornalismo visivo.   3 -  Intervenire per favorire l’offerta, la distribuzione e la vendita direttamente "on line" del lavoro, archivio compreso, dei singoli fotogiornalisti studiando e finanziando  la realizzazione di una "piattaforma" standard da mettere a loro disposizione a bassissimo costo, se non totalmente gratis. Questo facendo soprattutto in modo di offrire ai singoli fotogiornalisti anche la possibilità di aggregarsi poi in  forme di network nazionali e internazionali che permettano loro l’immissione del proprio lavoro in un sistema in grado di proporlo più efficacemente su orizzonti di mercato molto più globali e competitivi senza abdicare alla propria individualità operativa e senza soggiacere ai costi ( dal 30 al 60 per cento ) dell'intermediazione delle tradizionali fotoagenzie commerciali.    "L'intervento della Federazione nazionale come "motore" di  contributi a fondo perduto per il rinnovo delle attrezzature e per sostenere la realizzazione di fotoreportage di qualità, non sono richieste che noi fotogiornalisti facciamo per la prima volta - ha specificato, tra l'altro, Amedeo Vergani - Quella del sostegno con "borse di lavoro" per progetti di particolare impegno economico, faceva parte di un progetto che il Gsgiv Alg aveva sottoposto ai vertici del Sindacato in più riprese partendo da circa dieci anni fa. Per quanto riguarda i contributi per le attrezzature, q uesta nostra proposta era già stata persino approvata per acclamazione dal Congresso Fnsi di Saint Vincent nel novembre del 2004. Purtroppo però, anche se il "sì" era arrivato dal massimo organismo deliberante del Sindacato, il tutto era poi finito nel silenzio più assoluto. Speriamo che questa volta i tempi, e soprattutto gli interlocutori, siano, come si suol dire, migliori".
       
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