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Se soltanto le pensioni sono auree


giustizia-non-cieca_890x600Perché no, se servisse? Ma non a tappare un buco e ritrovarsi di lì a poco punto e daccapo. Perché no, se fatta con equità? Ma non a frugare soltanto nelle tasche dei pensionati, lasciando libere e intonse tutte le altre. Perchè no, se si andasse oltre i redditi? Cioè se ci si occupasse, finalmente, di patrimoniale. Il problema è reale. Inoltre i pensionati sono un bell'argomento da campagna elettorale, per cui ognuno schiera le proprie truppe. Chi punta al votante anziano ne raccoglie le firme sotto la bandiera de "i diritti consolidati non si toccano". Chi punta al voto giovane o comunque più giovane invoca la rottamazione e fomenta lo scontro generazionale. La discussione ha coinvolto anche Nuova Informazione, dove i pareri s'incrociavano nel bisogno di trovare una soluzione che coniugasse diritti e solidarietà. Mica facile. Anche perché, pur nel garbo del confronto fra tolleranti, il contrasto sembra riproporre e tradurre in chiave generazionale lo scontro "garantiti"-"precari". Alla fine tutti d'accordo sulla necessità di più Stato, con all'interno una vera giustizia fiscale. Se ci s'arriva... Riepilogare non è facile, dunque conviene partire dalla riflessione che aveva aperto la discussione. "Dei pensionati si sta parlando molto. Non sempre a proposito. Non voglio imbarcarmi in una discussione a troppo ampio respiro. Ma segnalo la mia estrema irritazione nel sentire come viene slealmente banalizzato il problema del congelamento delle pensioni oltre una certa fascia di reddito. Mi dà lo spunto il sindaco di Firenze, che ho ascoltato pochi minuti fa, in una breve replica - credo - del programma di Santoro. Il sindaco di Firenze (che non amo per molte ragioni, ora ce n'è una in più) polemizzava con un "pensionato d'oro" che percepisce 7000 euro al mese (una bella cifra, anche se dal filmato appariva essere la cifra netta anziché quella lorda): dopo aver coraggiosamente contrapposto i propri 600 euro di stipendio da sindaco ai 7000 del pensionato e dopo averci spiegato la differenza fra sistema contributivo (che privilegia i vecchi pensionati) da quello retributivo (che penalizza i nuovi), Renzi ha conquistato il facile, scontato applauso dicendo che chi ha 7000 euro di pensione può campare bene anche con 6500, mentre per chi ha la pensione da 600 euro, 500 in più sono vitali. E' vero. E ragionando in questo modo, si risolve il problema dell'equità operando solo all'interno della categoria dei pensionati. Ma questo è il punto. Io, che percepisco molto meno di 7000 euro lordi, ma che ho comunque una pensione dignitosa, sono d'accordo nel partecipare alla redistribuzione della ricchezza, se questo riguarda tutto l'universo dei contribuenti, non i soli pensionati. Perché al pensionato che ha un reddito lordo di 7000 euro si chiede il contributo (attraverso la forma del congelamento dell'indicizzazione) e al falegname o all'avvocato o all'idraulico o al funzionario di banca o al pr che guadagna 7000 euro lordi non si chiede analogo contributo? Si accetta che il mondo dei pensionati venga definito come un corpo separato rispetto al resto della società e si procede per prelievi e penalizzazioni lungo la scala verticale dei redditi. Questo fa cadere il principio di giustizia - che è il cardine della civiltà - che vorrebbe che i cittadini, in quiescenza o in attività lavorativa, fossero tutti chiamati a concorrere alla redistribuzione (o al salvataggio della patria!) secondo le proprie possibilità, non secondo 'anagrafe. La differenza deve farla e la fa il reddito reale che ciascuno percepisce non il fatto che lavori ancora oppure sia in pensione. Questo a prescindere dalla considerazione che, se si è in pensione, normalmente si ricorre a prestazioni sanitarie in misura più frequente e si sa che anche su questo versante la dissoluzione dello stato sociale penalizza non poco l'assistenza. Ma lascio per ora cadere questo aspetto. Il punto è che si continua a proporre - molto slealmente - il confronto fra i "pensionati aurei" e i pensionati da 600 euro, come se la partita fosse tutta qui. In questo modo si evita di parlare di aliquote Irpef e di patrimoniale. E la faccia e la demagogia sono salve. Se si passasse seriamente a un visione orizzontale e non verticale delle fasce di reddito, lo stesso sacrificio (e anche raddoppiato) che si chiede ai "pensionati aurei" lo si potrebbe e dovrebbe chiedere anche al falegname aureo, all'avvocato aureo, all'idraulico aureo, al funzionario di banca aureo, al pr aureo e anche - perché no? - al dirigente dell'INPS aureo. Esattamente lo stesso sacrificio: non un euro di più. Anziché la vigliacca sterilizzazione delle pensioni (un prezzo che si pagherà moltiplicato per X per tutto il resto della vita) a me andrebbe benissimo un contributo, anche più cospicuo di quanto il basso tasso di inflazione oggi non comporti: un contributo, anche reiterabile che, se esteso a tutto l'universo dei contribuenti, con il medesimo criterio di equità, avrebbe un effetto enormemente più significativo. Ma si chiamerebbe tassa e questo sarebbe molto impopolare, mentre è popolare e indolore limitare questa tassa (come di fatto è) solo ai "pensionati aurei", agitando la bandierina della solidarietà esclusivamente a danno o beneficio della popolazione canuta. La quale ha potere contrattuale uguale a zero e può essere colpita dall'oggi al domani, senza alcuna difficoltà o complicazione contabile. Io sono stanco di percepire la contrapposizione fra pensioni d'oro e pensioni da fame. E lo sarò fino a quando non sarà egualmente compresa la contrapposizione fra redditi da lavoro d'oro e redditi da lavoro da fame. E fino a quando per tutti, esattamente per tutti, solamente in base alle fasce reddituali verranno applicati criteri perequativi. Con la stessa forza, con la stessa convinzione." Piero Pantucci
       
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