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Se Paolo Rossi diventa Silvio


di Saverio Paffumi

Alla Camera del Lavoro di Milano è andato in scena “IN GALERA! - Gli articoli che potremmo non leggere più”, manifestazione-spettacolo contro la riforma liberticida della legge sulle intercettazioni e l’oscuramento delle indagini. Leggerle sui giornali è una cosa, sentirle dal vivo interpretate da bravissimi attori un’altra: il pubblico ride, s’indigna, s’incavola, applaude. Parliamo delle intercettazioni dei potenti, quelle raccolte e selezionate dal collega Gianni Barbacetto per lo spettacolo-manifestazione “In Galera! – Gli articoli che potremmo non leggere più”, per la regia di Silvano Piccardi, da un’idea degli organizzatori, i due consiglieri nazionali dell’Ordine, il sottoscritto, anzi il soprascritto,  Saverio Paffumi, e Maria Teresa Celotti. L’originalissima, efficacissima piece, presentata da due componenti sindacali dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti (Nuova Informazione e Impegno Sindacale) è andata in scena alla Camera del Lavoro di Milano giovedì 26 marzo, con l’obiettivo di dimostrare quanto sia importante il diritto di cronaca sulle intercettazioni che il governo vorrebbe proibire e sulle indagini giudiziarie che il governo vorrebbe oscurare fino al processo. Così, nell’auditorium Di Vittorio gremito in tutti i suoi 500 posti, con molta gente in piedi, attori come Paolo Rossi, Renato Sarti, Ruggero Cara e Silvia Soncini, hanno interpretato Silvio Berlusconi, Stefano Ricucci, Aldo Biscardi, Luciano Moggi, Antonio Fazio, Giampiero Fiorani, Deborah Bergamini, Piero Fassino…e compagnia telefonando, suscitando insieme ilarità e rabbia, incredulità e scandalo. Ogni interpretazione veniva introdotta da giornalisti – lo stesso Barbacetto, Peter Gomez, Gianluigi Nuzzi, Emilio Randacio, Mario Consani, Walter Galbiati, Paolo Biondani - che avendo seguito le relative vicende giudiziarie, mettevano il pubblico in grado di capire il contesto in cui le conversazioni sono avvenute. L’effetto di questo semplice schema, interrotto di tanto in tanto da suadenti intervalli musicali creati all’arpa da Floraleda Sacchi, è stato di enorme impatto: ascoltare in successione Paolo Rossi/Berlusconi parlare con Ruggero Cara/Dell’Utri della “bomba gentile” piazzata (credevano) dall’amico Mangano, o assistere “dal vivo” alle agghiaccianti conversazioni sui macabri traffici della clinica Santa Rita, ha dato al pubblico una dimostrazione inconfutabile di quel che si perderebbe, della rappresentazione del potere, dell’esercizio di controllo da parte della stampa, nel caso il progetto di riforma del ministro Alfano fosse approvato. Le stesse conclusioni cui giunge Roberto Scarpinato, procuratore aggiunto presso la Procura di Palermo, nell’intervento video trasmesso al termine della rappresentazione: “Credo che se questa partita delle intercettazioni sarà perduta”, dichiara il magistrato,  “non avremo soltanto una pessima riforma processuale, ma avremo uno squilibrio dei poteri in Italia. In un paese come questo in cui tutti gli anticorpi sono stati disinnescati e dove soltanto le macchine, le microspie svolgono una funzione di opposizione e di visibilità democratica, quando anche le macchine saranno messe a tacere, io credo che questo Paese sarà messo a tacere”. Del palinsesto di “In Galera!” faceva parte il filmato “Professione Riporter”, che per un intoppo tecnico non è stato trasmesso (può essere visionato su Youtube). Assente anche Roberto Natale, presidente della FNSI, trattenuto a Roma dalla svolta conclusiva della trattativa contrattuale. A margine della serata sono state raccolte firme a sostegno dell’ esposto all’Ordine dei giornalisti del Lazio a carico dell’on. Deborah Bergamini, giornalista professionista e lei stessa intercettata: sul tema in questione aveva promosso un emendamento al DDL Alfano nel quale richiedeva per i suoi colleghi la pena detentiva in caso di pubblicazione delle suddette intercettazioni. Proprio a lei e al suo gesto si deve il titolo della piece, che ora si spera possa essere ripetuta.
       
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