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Contratto, il commento a caldo


di Guido Besana

Per il contratto una giornata convulsa. Abbiamo vinto o perso? Questa, in fondo, è la domanda chiave.    Alle prime ore di oggi, verso le due del mattino quando bisognava prendere una decisione su che fare, siglare il testo o far saltare il tavolo, ho passato un momento di quelli che paiono lunghi come anni prima di aprire bocca. E poi ho detto che il testo andava siglato, e che l'ipotesi di accordo deve essere approvata in tutte le sedi statutarie e non. Referendum incluso. Un dolce tradizionale piemontese che si chiama "brutt e bun" mi pare infatti la migliore rappresentazione del testo siglato questa notte, dopo cinquanta mesi di vacanza contrattuale. Provo a spiegarmi, e nelle prossime ore proverò ad approfondire i singoli punti. 1- Abbiamo un contratto di lavoro. Può apparire banale ma è invece una delle questioni fondamentali. Per altri quattro anni abbiamo l'articolo uno, che tutti i polemisti ci hanno sempre accusati di voler distruggere e che gli editori volevano di fatto scardinare, trasformando il contratto nell'allegato N che invece scomparirà tra poco. Per altri quattro anni abbiamo l'articolo 6 che vincola il direttore ad essere altro dagli interessi aziendali, abbiamo l'articolo trentaquattro che garantisce il ruolo dei cdr e del sindacato tutto, abbiamo gli articoli 42 e 43 su tecnologie e sinergie che, con il nuovo protocollo sulla multimedialità, ci permettono di intervenire sulle trasformazioni industriali e editoriali. Abbiamo buona parte dell'articolato precedente, con modifiche che ci permettono di intervenire sulla realtà e non sul libro dei sogni che il contratto stesso rischiava di diventare di fronte al cambiamento in atto. 2- Abbiamo un nuovo sistema di retribuzione, contribuzione, previdenza e assistenza, che si allarga ai più deboli, anche se di poco, premia di meno le rendite di posizione, fa pagare finalmente anche alle aziende le ristrutturazioni, introduce una redistribuzione del reddito, allarga gli spazi di crescita non gerarchica, da impulso alle retribuzioni più basse adeguando al sistema "contributivo" la dinamica salariale. 3- Poniamo dei limiti ragionati e coerenti con la professione alle forme di flessibilità introdotte nel mercato del lavoro dagli ultimi dieci anni di politiche liberiste, realizzate in assenza di modelli solidaristici di qualsiasi tipo da parte dei governi e parlamenti che si sono avvicendati alla guida del povero Paese in cui viviamo. Abbiamo pagato un prezzo, anzi tre. Il primo è il prezzo inevitabile di un gruppo dirigente mandato a trattare il rinnovo del contratto dal congresso di Castellaneta, dopo tre anni di vuoto e con la chiara dichiarazione della categoria che il contratto andava fatto senza scioperi. Per fare questo abbiamo scelto, a Castellaneta, un profilo del gruppo dirigente che era adatto allo scopo, ma a quello scopo. Il secondo è quello della crisi, che ci ha imposto delle mediazioni sulla dinamica salariale che rendono quasi impercettibile l'effetto della adozione di un modello che invece dovrebbe, e potrà, accelerare le retribuzioni base. Il terzo è di aver trattato un contratto che sui temi della trasformazione e innovazione era già superato dalla realtà dei fatti, spesso grazie a redazioni e cdr che hanno scelto la strada della trattativa su questi temi per portare a casa accordi che sostituissero gli integrativi, non rinnovabili in vacanza contrattuale. Per questi motivi, e forse molti altri, abbiamo un contratto che sta a metà verso la modernizzazione e la resa, perchè molti leggeranno come resa una parte dell'articolato. E' inutile nasconderselo, su alcuni punti abbiamo dovuto cedere, ma ad esempio sulla sospensione totale della maturazione dell'anzianità aziendale cosa dovevamo fare? Abbiamo recuperato qualche mese sui colleghi più giovani, fregandocene dei vecchi. Piccola notazione personale; il mio scatto di ottobre 2010 va a ottobre 2011, se avessi 15 anni in meno andrebbe a luglio 2011. E se ne avessi 20 in meno mi ritroverei 25 euro in più al mese non previsti dalle tabelle. Lunedì mattina si riuniscono i cdr e fiduciari lombardi che poi andranno alla conferenza nazionale del 3 aprile. Dopo la riunione mi fermo a parlare con tutti quelli che si fermano, visto che nella riunione si potranno approfondire pochi temi. Se qualcuno vuole passare siamo li, non solo io spero. Chi mastica meglio la legge 416, magari perchè è passato attraverso una ristrutturazione o uno stato di crisi, può leggere sul sito federale il testo dell'accordo FNSI-FIEG-INPGI sugli ammortizzatori sociali. Questa partita, anche se separata, va nel computo assieme alle delibere di attuazione del Protocollo sul welfare dei giornalisti, firmato a fine 2007 e varato nelle ultime settimane. Molte novità contrattuali riguardano invece la vita di tutti i giorni, la attività per la propria testata e per le altre, la disciplina sull'inquadramento del giornalista nella testata e le attività per altre testate. Tutte queste novità discendono dalle leggi e dall'articolo uno del contratto. Sono in gran parte veli tolti ad una ipocrisia di categoria che oggi non ci possiamo più permettere. Dalla disciplina del distacco alle collaborazioni interne all'azienda, dalla cessione di contratto alla multimedialità. Sono diversi argomenti sui quali il contratto scaduto taceva. Molti di noi avrebbero preferito mettere lo sporco sotto il tappeto, abbiamo scelto di esplicitare e delimitare gli effetti. Su molti punti delle aspettative della categoria ci sarebbe da sisquisire per giorni, questo è solo un primo ragionamento. Ci sono poi le piccole o grandi cose sulle quali ci confronteremo in modo aperto e sostanzaile, ma quel che di me è ancor sveglio si deve fermare qui. Non è un bel contratto, specialmente in relazione al concetto di bellezza delle regole che va oggi per la maggiore, ma per molti motivi è un buon contratto. Brutt e bun.

       
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