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Riforma dell'editoria, ora tocca alla Camera


giornali-paccoE ora incrociamo le dita. Passato al Senato, con 154 sì, 36 voti contrari e 46 astenuti, ma con modifiche, il disegno di legge di riforma dell’editoria torna ora alla Camera in terza lettura. Hanno votato a favore Pd, Sinistra italiana, Area popolare, Ala, Gruppo per le autonomie/Psi/Maie, si sono astenuti Forza Italia, Lega nord e Cor, con l’eccezione di Roberto Calderoli e Mario Mauro (che han votato contro), mentre ha votato contro il movimento CinqueStelle. La riforma arriverà assieme al panettone di Natale? Comunque vada, ecco l'attuale mappa delle modifiche: Art 1. Viene istituito il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, in cui confluiranno le risorse pubbliche precedentemente già destinate all’editoria ma con diverse motivazioni. Si impone un contributo ad hoc alle concessionarie di pubblicità. Le risorse saranno destinate a cooperative di giornalisti, imprese editrici di minoranze linguistiche, enti senza fini di lucro, periodici per non vedenti, giornali in lingua italiana diffusi all’estero, associazioni di consumatori. Art 2. Deleghe al governo per riscrivere e disciplinare le norme su: sostegno pubblico a editoria e emittenza locali, disciplina pensionistica (“da allineare alla disciplina generale”), numeri, composizione e competenze del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Articolo 3. Contributi alle imprese, riordino delle modalità. Art 4. Si enuncia il principio del diritto all’equo compenso giornalistico. Art 5. Viene punito l’esercizio abusivo della professione del giornalista. Art 6. Liberalizzazione di orari e luoghi per la vendita dei giornali. Art 6-bis. Viene imposta una consultazione pubblica sugli obblighi di servizio prima di procedere all’affidamento in concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale. Tale concessione avrà durata decennale. La Fnsi, per voce di presidente nazionale e segretario generale, Beppe Giulietti e Raffaele Lorusso, ha espresso soddisfazione (e ringraziamenti al relatore Roberto Covancich), ma ha anche sottolineato come rimangano ancora da risolvere alcuni nodi importanti, come la mancanza di correttivi nelle concentrazioni editoriali e il superamento di obsolete norme antitrust. L’augurio di Lorusso e Giulietti «è che vengano presto messe al centro del confronto parlamentare e tradotte in norme di legge in linea con gli indirizzi generali definiti dell’Unione europea». FNSI SUI PUNTI DELLA RIFORMA. Questa l’analisi per punti della riforma, così come pubblicata sul sito federale http://www.fnsi.it/riforma-editoria-via-libera-al-senato-lorusso-e-giulietti-passo-importante-per-il-rilancio-del-settore "...Due i cardini su cui si basa il disegno di legge: l’istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione, presso il ministero dello Sviluppo economico, e le deleghe al governo per ridefinire la disciplina sui contributi pubblici, i prepensionamenti dei giornalisti e le competenze e la composizione dell’Ordine dei giornalisti. A finanziare il nuovo Fondo saranno le risorse statali destinate al sostegno dell’editoria quotidiana e periodica, quelle per le emittenti radiotelevisive locale, una quota – fino ad un massimo di 100 milioni di euro annui per il periodo 2016-2018 – delle eventuali maggiori entrate derivanti dal canone Rai (da quest’anno inserito nella bolletta elettrica) e un contributo "di solidarietà" da parte dei concessionari di pubblicità su tv e stampa (pari allo 0,1% del reddito complessivo annuo). Il governo, entro sei mesi dall’entrata in vigore del testo, dovrà procedere alla ridefinizione dell’intera disciplina sui contributi pubblici, a partire dall’individuazione dei soggetti beneficiari: tv locali, cooperative di giornalisti, enti senza fini di lucro, quotidiani e periodici espressione delle minoranze linguistiche, imprese ed enti che editano periodici per non vedenti o ipovedenti, associazioni di consumatori, imprese editrici di quotidiani e periodici diffusi all’estero. Sono esclusi i giornali di partito e le imprese editrici di quotidiani e periodici che fanno capo a gruppi editoriali o partecipati da società quotate in borsa. Contributi ridotti, infine, per le aziende che hanno dipendenti, collaboratori e amministratori con stipendi sopra i 240mila euro. Tra i requisiti necessari per accedere al contributo ci sono: due anni di anzianità di costituzione dell’impresa editrice, il regolare adempimento degli obblighi derivanti dai contratti di lavoro, l’edizione della testata in formato digitale. L’ammontare del contributo dipenderà dal numero di copie annue vendute e dagli utenti unici raggiunti, oltre che dal numero di giornalisti assunti. Sono previsti criteri premiali per le assunzioni a tempo indeterminato di lavoratori under 35 e limiti massimi al contributo erogabile (il 50% del totale dei ricavi dell’impresa). Il governo sarà poi chiamato a semplificare il procedimento per l’erogazione dei contributi, incentivare gli investimenti nell’innovazione digitale, assegnare finanziamenti a progetti innovativi, liberalizzare la vendita dei prodotti editoriali e gli orari di apertura dei punti vendita, incentivare sul piano fiscale gli investimenti pubblicitari su quotidiani, periodici, radio e tv locali. Le altre deleghe all’esecutivo riguardo poi nuovi criteri, più stringenti, per il ricorso ai prepensionamenti dei giornalisti e nuove regole sulle competenze e la composizione del Consiglio nazionale dell'Ordine professionale. Il testo approvato fissa, infine, in 10 anni la durata della concessione del servizio pubblico radiotelevisivo".
       
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