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Povero Santoro. E povero anche Vespa
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di Maxia Zandonai
Puniti Santoro e Vauro. Povero Santoro. E povero anche Vespa. Povero Vespa. Con il suo contratto milionario, il falegname di fiducia del Cavaliere (la scrivania di ciliegio del Contratto con gli italiani è entrata nell'elenco dei cimeli di Porta a Porta: potrebbe servire come arredo per il plastico della villetta di Cogne, con la bicicletta di Garlasco posteggiata fuori...) si lamenta delle condizioni di "assoluto privilegio" di Santoro in Rai. Certo, dal basso della sua "Terza Camera" (che potrà comunque ampliare grazie al "Piano Casa"), non pago dell'occupazione intensiva della II serata della rete ammiraglia, provato dalle innumerevoli collaborazioni e pubblicazioni (con relative presentazioni), il povero Vespa si lamenta in una lettera a Giorgio Dell'Arti, casualmente proprio nel giorno in cui il Cda Rai deve decidere dell'affaire Annozero: «Se io avessi fatto programmi come i suoi da molto tempo avrei dovuto abbandonare la Rai». E' troppo modesto, il grande Bruno. Lui in realtà ha fatto programmi molto simili a quelli di Santoro, sebbene di segno opposto. Certo: ha evitato di fare stupide domande anche dinanzi alle affermazioni più strampalate (mitica quella di Berlusconi che annunciò in tutta tranquillità: "Con don Verzè stiamo studiando per portare l'età media degli italiani a 120 anni...", senza che il conduttore battesse ciglio), ha sempre messo a proprio agio gli ospiti tra veline e starlette promosse a opinioniste, dispone di un maggiordomo invece di una fiorettista, la sua sigla, con il Tema di Lara dal Dottor Zivago è un po' più datata rispetto a quella di Nicola Piovani per il "privilegiato" concorrente. In realtà, però, il sopraffino Vespa è molto più bravo di Santoro. Riesce da anni a fare la "sua" informazione, inamovibile anche negli anni di dis-grazia del Cavaliere, taglia e cuce gli argomenti più disparati con abilità sartoriale (con qualche strappo abilmente coperto, come quando annuncia all'ospite un argomento e poi la puntata parla d'altro, in modo da cogliere impreparato il malcapitato), mischia gli ospiti come nel gioco delle tre carte, in modo da mettere l'"Asso" sempre dove vuole lui ((come quando per parlare della strage di Piazza Fontana invitò - con Freda, Rauti e Micheli - Pietro Valpreda, che da anarchico disse di no...), riesce a far cantare Mastella e cucinare D'Alema e alla fine, inquivocabilmente, "vissero tutti felici e contenti". Come copione impone. Ma Vespa conosce l'arte della lamentazione: «Santoro in Rai risponde al direttore generale, mentre io rispondo al direttore di rete. (...) Quando io fui epurato dalla Rai, mi fu ridotto lo stipendio, mentre Santoro ha beneficiato di un risarcimento di milioni di euro». In effetti Santoro, dopo il diktat bulgaro che lo fece fuori con Biagi e Luttazzi, ha vinto una causa ed è stato reintegrato dalla magistratura, mentre Vespa non ha mai abbandonato "mammarai". Ha scelto invece un tipo di rapporto diverso ed evidentemente più remunerativo (ma non per gli enti della categoria), licenziandosi nel 2001 per essere immediatamente riassunto come consulente e conduttore. Instancabile poi collabora con Capital, Grazia, Panorama e otto quotidiani, senza contare i libri sfornati a scadenza annuale ed editi in società da Eri e Mondadori. Raiset ante litteram. L'ecumenico Vespa, in effetti, risponde al direttore di rete (o viceversa), Fabrizio del Noce, che la Rai l'ha lasciata solo una volta per fare il parlamentare di Forza Italia. Ma come farebbe altrimenti ad occupare tutte le prime serate di Raiuno, zittendo regolarmente la redazione del Tg1, ogni volta che c'è bisogno di informazione "straordinaria"? Insomma: come ha scritto Vespa su Panorama, augurandosi che Berlusconi "adotti L'Aquila del terremoto come l'anno scorso adottò Napoli dei rifiuti", noi non possiamo che augurarci che il Cavaliere si occupi presto anche del reietto conduttore di Porta a Porta. Se non con un'adozione, problematica per motivi d'età, almeno con un "Porta a Porta 2". Da edificarsi vicino al primo: moderno, efficiente e razionale. E poco importa se le new town non hanno rapporto storico, emotivo e culturale con il territorio. La memoria, a Porta a Porta, così come in questo paese, è un inutile e faticoso orpello. Meglio dimenticare. P.s. Poco fa i vertici Rai hanno fatto il loro "dovere", imponendo a Santoro un "riequilibrio informativo" e sospendendo Vauro (di nuovo lui, che aveva già fatto arrabbiare Gasparri) per la "terribile" vignetta in cui parlava di "Aumento delle cubature. Dei cimiteri". Il nuovo corso si avvia. Informazione "riequilibrata" e "riparatoria", satira "sospesa". Aspettiamo i prossimi interventi contro Crozza, reo di aver indispettito Maroni a Ballarò. I giornalisti americani ci hanno messo qualche anno a liberarsi dall'autocensura dopo l'11 settembre. Per noi, che la pratichiamo da tempo, ma evidentemente non a sufficenza, ci voleva un terremoto per stringere maglie già strette. "Volemose bene" e cantiamo i pompieri "eroi". Della crisi economica, della corruzione imperante, delle leggi bavaglio, dei giganteschi conflitti d'interesse e di tutto il resto parleremo quando Berlusconi avrà scavallato i 120 anni. Come diceva Paco Ignacio Taibo II: "Il giornalismo è l'unica trincea degli uomini liberi contro la merda del sistema. L'unico problema è che a volte devi dividere questa trincea con il nemico".