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Ordine, la democrazia non è virtuale


democraziaIl progetto, alcune riflessioni, ma soprattutto molte notizie utili nell'intervento, ieri sera mercoledì 8 maggio, di Saverio Paffumi, durante il bell'incontro al Circolo con tutti i candidati-perché-un-altro-ordine-sia-possibile.... Qui sotto. Leggere per credere (e, per approfondire: www.unaltroordinepossibile.com) di Saverio Paffumi* Comunque vadano le cose stiamo scrivendo una pagina forse piccola ma sicuramente nuova rispetto alle dinamiche consuete interne alla categoria. Naturalmente non conosciamo l’esito di questo nostro sforzo, non sappiamo quale risultato uscirà dalle urne, anzi sappiamo che non sarà facile riuscire nel nostro intento. Quello che intendo sottolineare è il fatto che attorno a un coraggioso progetto di rinnovamento dell’Ordine abbiamo messo insieme una squadra di candidati che, ecco la novità, non si è formata in base a logiche di corrente mutuate dall'altra grande importante istituzione della categoria, il Sindacato. Abbiamo fatto una scelta, indicando con chiarezza che il Sindacato è una cosa e l’Ordine è un’altra cosa. Hanno ruoli diversi, meccanismi elettorali diversi. Così noi non abbiamo richiesto, ai colleghi che per la prima volta hanno dato la loro disponibilità a candidarsi, un pedigree di appartenenza a questa o a quella componente. Abbiamo semplicemente esposto le nostre idee, il nostro programma, e in base ad essi sono state raccolte le adesioni. Basta scorrere i nomi e le biografie di tutti i candidati, pubblicisti e professionisti, per cogliere il grande potenziale di novità. Perdete e fate perdere un po’ di tempo ai colleghi per andare a leggere le schede personali pubblicate sul sito di Un Altro Ordine possibile. Non sono solo rappresentate le grandi redazioni delle grandi realtà editoriali. Ci sono i precari, ci sono i freelance, ci sono colleghi che lavorano nel web, soprattutto ci sono quattordici candidate donne su un totale di 32 colleghi, quasi il 50%. Detto per inciso, nella lista presentata da Franco Abruzzo abbiamo contato una professionista su 18 candidati per il nazionale! Un po’ meglio, ma di poco, fra i pubblicisti. Abbiamo espresso le nostre idee, dicevo, ma abbiamo anche detto che non si tratta di aderire a un pensiero unico e monolitico, nessuno di noi ritiene di avere la verità in tasca. Siamo qui per discutere, per confrontarci, siamo qui anche per cambiare idea, qualche volta. Certo non siamo qui per spartire poltrone e prebende, ma per impegnarci nel portare avanti una certa idea di professione, di etica, di deontologia, di diritti e soprattutto, parlando di Ordine, il diritto a informare correttamente e il diritto speculare dei cittadini ad essere correttamente informati. È da questo principio fondamentale che derivano poi tutti i ragionamenti per adeguare l’Ordine e la professione al ruolo che la società gli attribuisce. Alcune idee sono state fissate con un margine di sicurezza maggiore, su altre stiamo ancora discutendo, anche fra noi “veterani”. Ma quello è l’intento, e il nostro programma, nelle sue varie articolazioni e specificità, ne è la testimonianza sincera, frutto anche di un lungo lavoro e delle riflessioni di alcuni di noi negli anni passati e nell'ultima consigliatura. Non è una facciata elettorale abborracciata all'ultimo momento. Noi chiameremo i colleghi a votare un programma e i candidati che lo sostengono. Non li chiamiamo a votare una o più componenti sindacali. Anche per questo abbiamo rifiutato di sederci a tavolino, per dirla chiaramente, e spartire i “posti” con chi intendeva organizzare la trattativa sulla base di appartenenze sindacali. Una filosofia secondo me sbagliata e vecchia, che non corrisponde a ciò che ci chiedono o che si aspettano i colleghi. Alcuni dei nostri avversari invece hanno preferito seguire questa strada e oggi sperano di riversare i voti tradizionalmente raccolti in coalizione dalle loro correnti sindacali, sul voto per l’Ordine. Sulla carta, se così avvenisse meccanicamente, potrebbero anche avere già vinto. Ma l’elettorato non è lo stesso, molti giornalisti purtroppo, e sottolineo purtroppo, non sono iscritti al sindacato. In Lombardia abbiamo circa 22.000 giornalisti, di cui meno di 6.000 sono iscritti all’ALG, fra professionisti e pubblicisti. Non è la sede per riflettere su questo, ma è chiaro che le nostre possibilità di successo si moltiplicheranno se noi riusciremo nei pochi giorni che ci separano dalle elezioni a uscire da questo bacino ristretto, che non corrisponde più allo stato reale della categoria, sempre più sparpagliata in piccole realtà editoriali, nel mondo del web, o in una condizione individuale di lavoro autonomo e di stato precario. Abbiamo attivato un sito, un blog, ci sono un account e un gruppo facebook su cui dovremmo cercare, tutti quanti, di lanciare discussioni e di rispondere a quesiti o a interventi in contrasto con noi. Sono convinto che questo terreno di confronto sia molto importante proprio al fine di allargare la nostra audience oltre la somma delle nostre relazioni personali. Ma queste ultime sono tutt'altro che trascurabili. Se ognuno di noi – candidati e sostenitori, quindi “tutti noi” - si fa una lista di colleghi amici a cui inviare comunicazioni e link al sito e alle pagine facebook, anche attraverso il semplice strumento delle e mail, arriviamo a un numero considerevole. È chiaro che il risultato migliore si otterrà votando e facendo votare in blocco tutta la lista. Non è un fatto scontato, perché si voterà su scheda bianca e si dovranno scrivere i nomi. Più compatto e completo è il voto, più ogni simpatizzante porterà voti anche a tutti gli altri, innestando un giro virtuoso che, speriamo, possa sortire gli effetti sperati. Concludo con un’osservazione banale ma decisiva. Il voto non è virtuale. I colleghi, oltre a cliccare “mi piace” e a condividere sui social network, dovranno muoversi e venire al seggio di persona. Facciamoci gli auguri con convinzione, ma soprattutto non rimandiamo a dopo quello che dobbiamo fare prima. * Saverio Paffumi, candidato professionista per il Consiglio Nazionale dell’Ordine
       
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