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No, noi non siamo dei Sallusti


di  Nuova Informazione Noi non siamo Sallusti. Ci spiace, ma questa volta non siamo della stessa opinione. Dissentiamo da molti autorevoli colleghi e da parecchi amici. Il reato, ed è un reato, è la diffamazione. Realizzata attraverso la pubblicazione di notizie false. Notizie false mai rettificate e anzi amplificate da un editoriale, quindi non solo in un articolo di cronaca. Reato quindi riconducibile alla linea editoriale incarnata da un direttore responsabile. Noi stiamo con le parti lese e con la correttezza e la dignità della professione. L'"opinione" di cui alcuni parlano a vanvera era un'incitazione all'odio e alla discriminazione, un inno alla pena di morte, una indicazione dei "mostri" da colpire. 
La responsabilità di un direttore non è un vecchio arnese obsoleto, è l'obbligo, in questo caso come in altri ben retribuito, di sapere cosa si pubblica. Sia che lo scriva un cronista di provincia pagato due euro a cui non si è dato il tempo di verificare una notizia, sia che lo scriva uno spione confesso al servizio dei servizi.
Detto questo il carcere è una pena eccessiva? Lo è anche per chi rovina la vita di una tredicenne, dei suoi genitori, di un magistrato e di un medico? Ma se il codice prevede questo questo c'è, specie per un recidivo. Noi preferiremmo che un futuro Sallusti e un futuro "Dreyfus" venissero buttati fuori su due piedi dal novero delle persone che possono esercitare il faticoso dovere di informare correttamente i cittadini, ma le previsioni del codice non esistono a nostra insaputa.
Sallusti non andrà mai in galera, neanche "Dreyfus", a meno che facciano qualcosa di veramente contrario alla loro natura raccontando qualcosa di vero dopo aver scassinato i Palazzi  per procurarsi le prove, magari pubblicando i contenuti di verbali e intercettazioni contro il volere dei loro referenti.
Se questa storia ci insegna qualcosa è che serve una riforma dell'Ordine, che ci consenta di denunciare , segnalare e definire una volta per tutte i falsari, e serve una norma sui reati di opinione, che sono altro ma sono stati astutamente richiamati in servizio, una norma per distinguere chi esprime un'opinione da chi incita al linciaggio raccontando falsità.
Sallusti paghi, e non faccia pagare le sue colpe a una categoria che non deve difendere pavlovianamente i suoi colleghi quando la infangano.
A margine, parlando di mistificazioni, sarebbe opportuno che un individuo come Farina non avesse l'opportunità di firmarsi conuno pseudonimo, Dreyfus, che è il cognome, reale, di chi era ben altro da lui
       
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