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Madri surrogate? No grazie


Che ci fanno le madri surrogate su questo sito? Un'intrusione apparente, perchè la comunità professionale e sindacale di Nuova Informazione ha sempre combattuto battaglie per la dignità della persona e la correttezza deontologica del fare cronaca. Come stampa abbiamo molto scritto sullo "scazzo" fra Elton Jones e Dolce e Gabbana - in difesa della dignità delle donne "contenitrici" di figli di celebrità o comunque di borghesi benestanti - e sulle conseguenti, indignatissime prese di posizione di star nazionali ed estere, inclusi falò di abiti di D&G. Ci è voluto Aldo Busi, martedì 17 marzo a pagina 27 del Corriere della Sera, a sottolinearne la prepotenza. Indignazione anche nostra: se ad un certo punto della nostra vita ci siamo "buttati a sinistra" non è stato forse e proprio per solidarietà ed in difesa dei "miseri", in senso economico o di fragilità psicologica o perchè vittime di soprusi? di Marina Cosi Il political correct è una bellissima cosa. Chi ha abbastanza anni ricorda i biechi sfottò, le ingiurie, gli "scherzi" che hanno infelicitato la vita di migliaia di persone per il loro essere gay (finocchi, si diceva, quando andava bene), handicappati (storpi, scemi, mongoloidi: così gli si diceva, in faccia) di colore (negri, si diceva, sempre quando anda ava bene e non si aggiungeva negri di m.) e donne, queste ultime a vagonate (quando andava bene erano isteriche, altrimenti puttane). Non che ora i cretini e i razzisti non si esercitino, ma ammettiamolo che sono molto meno. Magari soltanto perchè si trattengono, ma ci accontentiamo... Tutto ciò però non deve indurci all'estremo opposto. A temere di esprimere dissenso per non parere anti-qualcosa. E dunque affermerò un mio pensiero che forse non piacerà, ma non m'importa, perchè lo condivido... Ho letto sul Corriere della Sera di oggi l'intervento di Aldo Busi, grandissimo e amato (da me) scrittore, a proposito della querelle fra Dolce e Gabbana ed Elton Jones sulle maternità surrogate. Non importando che i genitori "acquirenti" siano gay o coppie eterosessuali sterili o anziani fuori età. Lui guarda alle madri. Alle donne che hanno portato in grembo la creatura e che vengono pagate, come per un servizio qualsiasi, di una cameriera, di un barman, di un pony express e lasciate sole, nella loro indigenza o follia o insipienza. Parla Aldo Busi di "cattiva coscienza" e spiega, a conclusione di una sua lunga, appassionata difesa che "qualche dovuto passaggio nella maturazione sentimentale e civile bisogna proprio averlo saltato per essere dei padri e degli educatori felici sulla pelle di madri alienate, lontane, allontanate, vive e morte a sè: vive in vitro". Non è femminismo, è una cosa che viene prima ancora: è umana pietas.
       
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