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L'equa legge c'è, ma non basta


Emilia De Biasi, deputata, milanese, rappresentante del Pd in Commissione cultura, ha all'attivo diverse, toste battaglie su informazione, Rai, spettacolo. Cotè cultura, per intenderci. La Commissione cultura è quella che ha appena approvato in sede deliberante, il 4 dicembre, la legge sull'equo compenso. Ne abbiamo dato subito notizia su questo sito e discusso ampiamente nel nostro newsgroup. In beata solitudine, o quasi. Perchè praticamente nessun giornale ha dato risalto alla notizia. E sì che era un anno almeno che la categoria discuteva accanitamente dell'indispensabilità della misura. Singolare, ma purtroppo consueta schizofrenia dei colleghi che non scrivono di quello di cui parlano; e viceversa. La collega Rosy Battaglia ha intervistato per il suo blog l'onorevole De Biasi (http://www.rosybattaglia.it/?p=398) oppure http://bat-blog.org. Fra le altre cose, rispondendo alle domande di Rosy, la De Biasi dice: “La legge sull’equo compenso per l’attività giornalistica sancisce un diritto di equità ma soprattutto sancisce che il reddito è l’elemento fondamentale per riconoscere il lavoro, la dignità e la professionalità di chi svolge questa professione”. E ai colleghi che non sanno, o fingono di non sapere, che per legge non si può stabilire un compenso, manda a dire che “... il compenso andrà deciso con le parti sociali e se ne occuperà la Commissione istituita dalla legge col compito di vigilare sull’applicazione della norma e applicare sanzioni qualora non venga rispettata”. Dei tempi dell'insediamento della Commissione e poi dei criteri per l'equo compenso, nonchè della sanzione che esclude dai finanziamenti pubblici ne abbiamo già scritto. Ma sappiamo anche e bene - e questo giudizio lo condividiamo con Emilia De Biasi, Rosy Battaglia e le migliaia di "proletari della penna" che si battono sotto le bandiere di Fnsi, Errori di stampa, Refusi, Coordinamenti precari di diverse regioni - che le leggi funzionano se ci si batte perchè questo avvenga. Come peraltro tutti ci siamo impegnati a fare sottoscrivendo la Carta di Firenze. m.c.
       
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