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Inchiesta WSJ su Facebook: troppi dati personali finiscono online. Le app a rischio privacy


(ANSA) - WASHINGTON, 7 APR - Molte app collegate a Facebook richiedono informazioni personali sui suoi utenti: dati sulla religione, sui gusti sessuali, sulle tendenze politiche che una volta rese note, finiscono nel web mettendo a rischio i principi base della privacy. E’ quanto è emerso da una inchiesta del Wall Street Journal che ha dimostrato come i navigatori di tantissimi altri social network, come Skype, Yahoo e YouTube lascino tracce su se stessi e come queste informazioni possano circolare indisturbate su internet. Il fenomeno è scoppiato con la diffusione enorme delle app totalmente gratuite, cliccabili direttamente su Facebook. Queste programmini agili e ormai disponibili ovunque, pieni di dati sui temi più diversi, di fatto contengono ormai una quanità enorme di informazioni, alcune di queste assai sensibili, di chi ha deciso di inserirle nei propri prifili sui sociel network. L’inchiesta del Wall Street Journal, esaminando 100 tra le più popolari Facebook Apps ha scoperto indirizzi e-mail, luoghi di residenza, preferenze sessuali e altri dettagli personali, non solo degli utenti, di chi fisicamente e soprattutto volontariamente, ha ’scaricato’ queste app, ma anche dei loro ‘amici’ sul social network, creando praticamente un cortocircuito in cui alla fine tutti sanno tutto di tutti. Nell’articolo, intitolato “Selling You on Facebook”, si dice anche che è stato testato la app dello stesso Wall Street Journal (Wsj Social) che, si legge, “cerca dati sul tuo profilo personale, la tua email e richiede la capacità di inviare un aggiornamento quando un utente legge un articolo”. Tuttavia, assicura il giornale, “una portavoce del Journal dice che l’azienda richiede solo le informazioni richieste per far funzionare l’app”. (ANSA).
       
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