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Gli abiti nuovi degli ammortizzatori


di Guido Besana E alla fine i quattro decreti legislativi che mancavano al completamento della riforma del lavoro sono arrivati. O forse no. Li ha pubblicati ieri, 18 settembre, sul suo sito il Ministero del Lavoro. Ma non la Gazzetta ufficiale. Mancano nel testo date e intestazioni. Insomma, sembra quasi una fuga di notizie o un disguido. Però finalmente si può leggere quello che pare il testo definitivo. Ammesso che i ritardi accumulati non rendano nullo l'insieme di questi provvedimenti. La legge 183, detta jobs act, dava delega al governo per promulgare i decreti attuativi entro sei mesi, ed è stata pubblicata in gazzetta ufficiale il 15 dicembre del 2014. Ora siamo a più di nove mesi di distanza, e un piccolo dubbio è legittimo. Tuttavia facciamo come se tutto fosse regolare, nove mesi fossero sei e il sito del Ministero fosse la Gazzetta ufficiale. I quattro decreti introducono un sacco di cose più o meno digeribili nel nostro ordinamento, come quelli che li hanno preceduti, ma sicuramente cambiano una disciplina che in tempi di crisi ci tocca da vicino. Cambia il sistema degli ammortizzatori sociali nel nostro Paese, in parte anche nel nostro settore.La novità principale, e immediata, riguarda i contratti di solidarietà che diventano una delle causali per richiedere la cassa integrazione.Il secondo grande cambiamento, che come il primo riguarda molte redazioni, è la cancellazione degli ammortizzatori in deroga, sostituiti dal sistema dei fondi di solidarietà. Cambia la disciplina della cassa integrazione, nelle sue durate massime e nelle causali, che non comprendono più la cessazione di attività, ma la norma prevede anche che rimanga in vigore la disciplina per la cigs nell'editoria (416) e quindi ci sono margini di incertezza. Non sappiamo se e quando i decreti entreranno in vigore, però grazie alla "svista" ministeriale sappiamo finalmente come sono scritti nella loro veste definitiva. Veste a prima vista poco attraente.
       
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