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Formazione: tutto, ma proprio tutto, polemiche comprese
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di Luisella Seveso Dal 1 gennaio del 2014 è operativa la legge 148/2011, voluta dall’allora ministro della Giustizia Severino, che stabilisce l’obbligo di Formazione Professionale Continua per tutti gli iscritti agli Albi professionali. Una legge dello Stato, quindi, non un’iniziativa peregrina di qualcuno, che riguarda tutti gli iscritti agli albi professionali, architetti, avvocati ingegneri e geologi compresi. L’applicazione della legge è affidata ad un “Regolamento per la Formazione Continua (del 2013), cui ha fatto seguito, per quanto ci riguarda, il Regolamento per gli iscritti all’Ordine dei giornalisti, elaborato e approvato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine(CNOG). In 23 articoli si definiscono i compiti degli Ordini Regionali (che sono i principali attori in questo processo: a loro devono confluire le proposte formative di Enti, Associazioni, gruppi e sono loro che approvano a respingono in prima istanza le proposte) e del CNOG che attraverso il Cts (Comitato Tecnico Scientifico) esamina in seconda battuta le proposte; si indicano i termini di presentazione degli eventi, i requisiti per gli enti formatori (che per essere tali devono ottenere l’approvazione del Ministero di Giustizia), le materie dei programmi, l’attribuzione dei crediti formativi e compagnia cantando. Chi volesse leggerselo lo può trovare tra i documenti normativi per la formazione nel sito dell’Ordine nazionale www.odg.it. La regola dice che ogni iscritto all’Albo dei giornalisti da almeno 3 anni deve cumulare nel giro di un triennio (per noi quindi entro dicembre 2016) 60 crediti formativi. Per questo primo anno “sperimentale” è consentito cumulare almeno 15 crediti anziché i 20 previsti, ma i 5 mancanti vanno poi recuperati. La novità della Formazione Professionale Continua, ha suscitato sconcerto, perplessità, fastidio, oltre ad un comprensibile smarrimento in una categoria, la nostra, che di formazione dovrebbe essere affamata. Nei mesi scorsi, complice anche il ritardo con cui comunque si è partiti, il variare “in corsa” di alcune valutazioni e scadenze e una indiscutibile vaghezza nella comunicazione (per dei giornalisti non c’è male), molti colleghi hanno protestato per i motivi più vari. Alcuni, pensionati ma ancora in attività, hanno contestato l’obbligo della formazione che riguarda anche loro: solo chi non lavora più e ne fa richiesta viene esentato. Qualcuno ha anche ipotizzato un emendamento al Regolamento per evitare la formazione ai pensionati, ma per il momento funziona così. Altri hanno lamentato la mancanza di tempo. Altri hanno chiesto di poter far valere i corsi fatti privatamente (lingue all’estero per esempio), ma no, i crediti si assegnano a progetti approvati dall’Ordine. Altri ancora hanno preferito ignorare la questione, in attesa forse di un miracolo all’italiana (tutto cancellato, niente formazione) che al momento però non si è avverato. Ergo, ci si deve muovere, e per fortuna la macchina si è messa in moto, e se pure con qualche intoppo comincia a funzionare. Tanto per cominciare, nel sito dell’Ordine nazionale www.odg.it si trova l’accesso ad un corso di deontologia on line (la deontologia è l’argomento più importante per la nostra formazione: le vengono attribuiti crediti doppi rispetto agli altri e tutti gli eventi ad essa relativi devono essere gratuiti) che attribuisce 10 crediti. Qualcuno lo ha trovato complesso, lungo, con qualche manchevolezza, ma è sicuramente un ripasso intensivo di leggi, carte e principi che regolano la professione. E si può fare da casa, con i propri tempi. Nello stesso sito si trova l’elenco di tutti gli eventi formativi già approvati ai quali ci si può iscrivere. Ce ne sono di gratuiti e a pagamento, e anche qui c’è chi ha gridato allo scandalo (“tutto gratis!”). Direi che se è indispensabile che ci sia (e c’è) la garanzia per tutti di poter raggiungere i 60 crediti con eventi gratuiti (e vogliamo aggiungere di alto livello), è però legittimo poter scegliere di frequentare, pagando, eventi particolarmente qualificanti. Giusto insomma pagare un docente di prestigio o un aggiornamento in tecnologie emergenti, anche se è chiaro che la formazione non deve essere l’occasione per fare affari. In questo senso però i ripetuti controlli cui sono sottoposte le proposte offrono ottime garanzie. Un’ottima opportunità per accumulare crediti di cui non tutti ancora hanno approfittato sono i corsi aziendali di aggiornamento: le aziende e i cdr che li hanno in programma possono rivolgersi all’Ordine regionale e concordare la procedura di accredito. L’elenco degli eventi formativi regionali si trova nei siti dei rispettivi ordini, in una bacheca sempre aggiornata: ogni 3 mesi il Cts esamina le nuove proposte degli enti formatori (la prossima volta a metà settembre) e a quelle approvate ci si può iscrivere on line. Ci sono regioni virtuose che stanno già funzionando a pieno regime, altre che hanno avuto indubbie difficoltà: la Lombardia ad esempio sconta qualche incomprensione iniziale che ha fatto slittare la partenza, e si trova a gestire un altissimo numero di iscritti all’albo, che saturano immediatamente i posti disponibili. Ma la nuova tornata di eventi dovrebbe offrire ampie opportunità. Dal 14 luglio è poi funzionante anche la piattaforma digitale nazionale (ci si iscrive attraverso il sito del proprio Ordine regionale) attraverso la quale ogni giornalista può valutare le proposte, accedere e farsi registrare i crediti ottenuti: fino ad oggi anche la registrazione manuale delle presenze (firme all’ingresso e all’uscita dai corsi o seminari raccolte da rappresentanti dell’Ordine) ha creato un po’ di problemi. Cosa succederà a quelli che non espleteranno l’obbligo formativo? Il Regolamento prevede un invito ad adeguarsi da parte dell’Ordine regionale e nel caso di persistente inadempienza, il deferimento del giornalista al Consiglio di Disciplina. Qualcuno si è già espresso per l’ostruzionismo, negando la necessità di un aggiornamento e adducendo ( è vero, studiare chiede tempo) problemi di orario. Ma guardiamola come un’occasione, questa formazione continua: non è forse vero che per i giornalisti la curiosità e la voglia di capire sono il pane?