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Effetti del Jobs Act applicato al giornalismo
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di Guido Besana Quelle che vediamo oggi, ieri e domani compresi, sono le politiche del lavoro, del diritto e della rappresentanza del governoRenzi. I corpi intermedi vengono spazzati via, Senato e Province divengono organismi di nomina, la contrattazione si smantella, i Sindacati si contengono in uno spogliamento delle funzioni contrattuali e di rappresentanza, lo Statuto dei lavoratori viene picconato. Qualche settimana fa hanno avuto la sfrontatezza di dirlo, Renzi, Alfano, Sacconi e compagnia: "abbiamo finalmente cancellato l'articolo 18". Poi arrivava lo sciopero generale, quindi si è tornati a dire che si abbattevano barriere e si favoriva l'occupazione. Anche oggi non c'è nulla di definitivo, forse, siamo allo schema di decreto legislativo, ma i primi segnali già evidenti all'esordio del Presidentesegretario Renzi vengono confermati. A partire dalle direttive europee e dai principi costituzionali si sta costruendo una legislazione del lavoro che li nega. Se il principio afferma la prevalenza del rapporto di lavoro a tempo indeterminato e la necessità di un valido motivo per la sua risoluzione la normativa che viene oggi introdotta sancisce la sostanziale libertà per l'imprenditore di risolverlo unilateralmente senza alcuna vera motivazione. Nel mondo che conosciamo, fino a ieri, era possibile licenziare un lavoratore, e lo sappiamo. Hai usato le chiavi non per entrare in ufficio per il turno di notte, ma per svuotare la cassaforte. Giusta causa. Non facciamo più i notiziari, solo televendite, e siccome sei un giornalista, l'unico alle nostre dipendenze, non abbiamo un altro posto da darti. Giustificato motivo oggettivo. Ti sei messo a lavorare per la concorrenza, violando gli obblighi contrattuali di esclusiva. Motivazione disciplinare, prevista dal contratto. È la decima volta che scrivi il falso per danneggiare tuo cognato. Motivo professionale, previsto dal contratto, su indicazione del direttore. Da quando abbiamo chiuso il quotidiano di ippica, due anni fa, non siamo riusciti a ricollocarti nel mensile di uncinetto, e neanche a richiamarti dalla cassa integrazione. Previsione contrattuale e di legge. Come curatore fallimentare non sono riuscito a rianimare l'azienda, a venderla, a riconvertirla, e quindi... E quindi quale è il punto? Il punto è che la nuova disciplina mette insieme le parole e ne fa una incredibile insalata. Invece di dire cosa succede nel caso di licenziamento discriminatorio, licenziamento ingiustificato, licenziamento nullo o licenziamento inefficace ci dice cosa succede in caso di licenziamento discriminatorio, e poi passa alle causali. Se la causale è economica, o per giusta causa, o per giustificato motivo oggettivo, o disciplinare, o per piripizzisfrazzi il giudice deve comunque dichiarare cessato il rapporto di lavoro, e poi se ritiene che in fondo le cose non erano come descritte dal datore di lavoro applica un tariffario. Certo, se il giustificato motivo oggettivo o la giusta causa sono riferiti a fatti non veri c'è ancora la possibilità di un reintegro, ma in sostanza le cose andranno in altro modo. Io ti licenzio perché sei un rompicoglioni sindacalizzato. Ah no, sarebbe discriminatorio. Allora ti licenzio perché il tuo posto di lavoro non esiste più. Ah no, visto che assumo mio cugino per sostituirti sembra finto. Allora ti licenzio perché hai rubato l'auto aziendale. Ah già, è vero, la sto usando io. Allora ti licenzio perché non indossi le scarpe di sicurezza. È disciplinare. Lo so che non te le ho date, ma lo dice la normativa sulla sicurezza sul luogo di lavoro. Lo so che il contratto non lo prevede, appunto per questo ti posso licenziare. Vai dal giudice, al massimo mi costi qualche mensilità, netta, senza contributi. Benvenuto nell'aspi.