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E il giornalismo coatto post terremoto
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Di Fabio Schiavo
Metto le mani avanti, la mia non vuol essere apologia, ma solo provocazione. E una piccola ricerca storiografica. E, forse, anche un po’ di rabbia nel vedere come una tragedia si trasformi in passerella per politici e tutto venga affidato alla buona volontà dei singoli e di cosa una categoria, di cui faccio indegnamente parte, sia capace, persone pronte al vespismo coatto e acritico. Incapaci, eccezioni a parte, di inchiodare il potente di turno alle proprie responsabilità. Ad esempio, chi ricorderà al (P)residente/resistente del Consiglio del giuramento fatto sulle bare delle vittime del cataclisma abruzzese e cioè: «Tutto sarà ricostruito bene e subito»? Ai posteri, manzoniamente citando.... Comunque al grido da film western “Arrivano i nostri”, i mezzi di informazione, sempre mai abbastanza laudativi dell’opera dei Nostri – S.B. e Bertolaso – hanno magnificato la prontezza degli interventi, le “graziose tende e i servizi principali subito resi efficienti”, la gente “abruzzese dura e determinate” che come il celebre legionario romano “Hic manenibus optime” e via sdilinguendo. Per chiudere sottolineando che niente sarà più come prima, perchè “Adesso è il momento del Governo del fare” da non confondere con quelli passato, quelli delle “baracche e prefabbricati cosidetti provvisori, ma che sono, invece, di provvisorietà illimitata”. E per rimarcare meglio la distanza dal quel passato arriva anche il momento del ricordo dei principali sismi verificatesi nel secolo scorso, partendo da quello che interessò Messina e Reggio Calabria nel 1908, passando poi per la Sicilia, 1967, l’Irpinia, 1980, l’Umbria, 1997... Però ne è stato dimenticato un altro altrettanto tremendo - 6,5° della scala R - che colpì vaste aree della Campania, della Lucania e del Subappennino pugliese, all’incirca, quelle stesse regioni colpite dal sisma del novembre 1980 - 6° Scala Richter – avvenuto nel 1930. Ohibò, strano che un Governo in cui ci sono dei figliocci spuri di un passato e deprecato regime non abbia sfruttato l’occasione per parlare di quei lontani fatti di cui do conto in una breve relazione – premetto che si tratta di un sunto preso da varie fonti non di parte - “Araldo Di Crollalanza, in base alle disposizioni ricevute e giovandosi del RDL del 9 dicembre 1926 e alle successive norme tecniche del 13 marzo 1927, da cui nacque la Protezione Civile - norme che prevedevano la concentrazione di tutte le competenze operative, nei casi di catastrofe, fece effettuare, nel giro di pochissime ore, il trasferimento di tutti gli uffici del Genio Civile, del personale tecnico, nella zona sinistrata, come era previsto dal piano di intervento e dalle tabelle di mobilitazione che venivano periodicamente aggiornate. Secondo le disposizioni di legge, sopra ricordate, nella stazione di Roma, su un binario morto, era sempre in sosta un treno speciale, completo di materiale di pronto intervento, munito di apparecchiature per demolizioni e quant’altro necessario per provvedere alle prime esigenze di soccorso e di assistenza alle popolazioni sinistrate. Sul treno presero posto il Ministro, i tecnici e il personale necessario. Destinazione: l’epicentro della catastrofe. Per tutto il periodo della ricostruzione, Araldo Di Crollalanza non si allontanò mai dalla zona sinistrata, adattandosi a dormire in una vettura del treno speciale che si spostava, con il relativo ufficio tecnico da una stazione all’altra per seguire direttamente le opere di ricostruzione. A soli tre mesi dal catastrofico sisma le prime case vennero consegnate alle popolazioni della Campania, della Lucania e delle Puglie. Furono costruite 3.746 case e riparate 5.190 abitazioni. Le casette anti-sismiche costruite nel 1930 furono progettate ingabbiandole in strutture portanti in cemento armato e resistettero al sisma del novembre 1980”. Absint... Ps. Scusate, ma ho passato alcuni giorni in Abruzzo come volontario.....e come diceva un personaggio di un noto film «Ho visto cose che voi umani....».