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Cosa cambia con i nuovi scatti


 di Guido Besana

In questi giorni diversi colleghi si sono esercitati a fare i loro calcoli su quanto la modifica del regime degli scatti incida sulle singole buste paga, pensando più spesso alle proprie che a quelle altrui. Il vizio di fondo di questi ragionamenti consiste nel non considerare la variabile che determina l´intero gioco degli aumenti contrattuali, e cioè il "costo" complessivo di un rinnovo contrattuale. Provo a spiegarmi con un paio di esempi: 1 - consideriamo per semplicità un´azienda in cui lavorino due giornalisti agli estremi opposti della scala, uno appena diventato redattore ordinario e un caporedattore con 15 scatti di anzianità. A questo andrebbe applicato sia il coefficiente della scala parametrale, 127%, sia la maggiorazione dovuta agli scatti, pari al 90%, sia l´indennità compensativa ex articolo 7 CNLG.

Con il sistema attuale, fatto 100 l´aumento riconosciuto al primo, al secondo andrebbe un aumento pari a 277,5. Mantenendo le proporzioni ne discende che su una disponibilità di 1.000 euro ne andrebbero 264,9 al redattore e 735,1 al caporedattore. Con il calcolo previsto nell´ipotesi di rinnovo contrattuale, senza cioè la rivalutazione degli scatti, gli stessi mille euro di disponibilità comporterebbero un aumento di 406,5 euro al redattore ordinario e di 593,5 al caporedattore.

Stabilito cioè il costo complessivo del contratto, i mille euro dell´esempio, a seconda del sistema di parametrazione scelto varia, e notevolmente, la consistenza dei minimi tabellari. Per questo non ha senso fare i conti nei due sistemi partendo dallo stesso aumento dei tabellari ipotizzato per il rinnovo contrattuale con la Fieg. La transizione verso un sistema con gli scatti "raffreddati" permette in fondo di intervenire più decisamente sui minimi. Operazione resa ancor più urgente e fondamentale dal passaggio, in campo previdenziale, dal regime retributivo a quello contributivo.

       
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