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Avercene di Gabanelli!


di Maxia Zandonai Mi spiace fare la bastiana contraria, soprattutto nei confronti di persone che stimo, ma non sono d'accordo nè con Oreste, nè con Marina. Ho visto e riletto la puntata di Report. Capisco il sentimento di Oreste. Ma il servizio non era sulla gloriosa storia dell'Unità, sul suo ruolo passato, sui suoi grandi giornalisti. Il servizio era sulla pessima, direi vergognosa, gestione, che ne ha sperperato i capitali facendo sì che si arrivasse alla chiusura sulla pelle, proprio, dei giornalisti. Il servizio era sulla improbabile schiera dei proprietari, compreso l'ineffabile Mian di cui si sono scoperti i reconditi e allucinanti fini (il modello di ammucchiata a cinque, cane compreso, da far passare nei media grazie all'appoggio "riconoscente" del partito). Il servizio, infine, era sul ruolo del Pd e precedenti, invisibile nella proprietà (0,01 per cento), ma presentissimo nella gestione grazie a patti parasociali occulti. Quello stesso partito che grazie all'abilità del tesoriere Sposetti si era liberato dai debiti pregressi della testata scaricandoli sulla presidenza del consiglio. I giornalisti c'erano e sono stati intervistati (oltre che fare da fonte, in parte): per l'allucinante vicenda delle cause perse e dei pignoramenti cui sono costretti a far fronte in prima persona. Non era inficiata la storia dell'Unità, ma quella di chi se ne è occupato come gestore affondandola. Di fatti ce ne erano molti, e documentati. L'inchiesta era, a mio parere, ben fatta e colpiva: soprattutto chi ha l'Unità nel cuore (mio padre, subito dopo la guerra, la vendeva sul sagrato delle chiese, in Trentino). Ancora, l'inchiesta metteva in guardia sui "ricorsi", mostrando chi è e quali metodi usa il nuovo proprietario Veneziani. Di tutto questo si occupava, non di altro. Altrimenti sarebbe stata un'altra storia e un altro programma. A Marina, che prende la palla al balzo per fare considerazioni generali e condivisibili sulle degenerazioni del giornalismo (con conseguente ola da parte di tutti noi "insoddisfatti"), vorrei dire che lo stile di Report non mi pare assimilabile a quello de Il Fatto. Quest'ultimo si basa molto sulle carte delle procure, come Travaglio insegna. Non tutte le inchieste di Report sono dello stesso livello, ma tutte sono fatte con ricerca sul campo, testimoni, verifiche: insomma, lavoro di mesi e mesi puntiglioso, circostanziato e accurato. Senza scorciatoie di carte delle procure. Anzi, provocando, a volte, indagini della magistratura (vedi derivati) o interventi legislativi posteriori (si pensi al piombo nell'amalgama delle otturazioni, diversi anni fa). Un'inchiesta di Report ha affondato un partito (l'Italia dei valori), senza bisogno di una Procura. Perché anche ciò che non è penalmente rilevante può esserlo da un punto di vista giornalistico. E i colleghi di Report rischiano in proprio, perchè nella stragrande maggioranza non sono dipendenti Rai e la copertura in caso di diffamazione è limitata alle spese legali. E solo da poco. Tutto questo lo dico perché, seguendo indirettamente il lavoro di una mia amica, ho visto nascere qualcuna di queste inchieste, e so quanto impegno e quanto rigore c'è dietro. Non credo sia giusto assimilare la Gabanelli e i giornalisti di Report a una "degenerazione di un'inchiestistica nobile". La Gabanelli, anche grazie al fatto di stare nel grande calderone Rai, ha potuto garantire ai suoi una libertà inimmaginabile in altre testate, ahimè afflitte da condizionamenti della proprietà e della pubblicità (quelli a cui si piegano altri programmi Rai). Anche contro i malumori all'interno della stessa azienda. E la sua è una redazione "aperta" a chiunque abbia qualcosa di serio da proporre. Fatto assai raro. Ciò detto, condivido tutte le altre considerazioni generali di Marina, che ho vissuto e vivo sulla mia pelle anch'io stando dentro un altro "contenitore". Anni fa, quando mi occupavo del disastro aereo di Linate, mi suonò il cellulare: era la Gabanelli che mi proponeva un approfondimento sul tema della sicurezza aerea. Per una serie di motivi (alcuni da psicanalisi) declinai l'offerta, ma aiutai un'altra collega di Report a farlo, con fonti e materiali. Considerato tutto, me ne sto ancora pentendo.
       
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