Marina Cosi
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Gabriele Cescutti, addio al "doge" al servizio dei colleghi
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Era fatto di materiale tosto, anche se i tratti sorridenti del volto e l’amabile accento veneziano potevano – ma per poco - trarre in inganno.
Gabriele Cescutti, classe 1942, che già a vent’anni era giornalista, da sempre e solo al Gazzettino, è stato sindacalista per la nostra categoria pure da sempre: prima nel CdR; poi a capo del Sindacato veneto per un quarto di secolo; quindi dal ’92 al ’96 vicesegretario della Fnsi; poi salito alla presidenza dell’Inpgi per 12 anni consecutivi, un mandato dopo l’altro; in finale anche nel cda della Casagit.
Tenace e perbene, Gabriele era rigoroso con tutti, a partire da sé stesso: inappuntabile nella vita privata, come in quella professionale oltre che nei ruoli di rappresentanza. Talora si intestardiva - a Roma qualcuno, scherzando ma neanche troppo, lo chiamava "il Doge" - , però sempre e solo perché ci credeva. Fra i giovani colleghi cresciuti da lui e con lui l’attuale segretaria territoriale (SGV), Monica Andolfatto, giustamente lo definisce “maestro”.
Al nome di Gabriele Cescutti, che già aveva vissuto gli ultimissimi suoi anni piegato per la morte della moglie – né bastava l’affetto dei due figli -, i colleghi hanno deciso di intitolare la sede del sindacato. La cerimonia, il Sindacato territoriale con la Federazione della stampa, la terranno assieme il 21 dicembre.
In questo modo Gabriele continuerà a frequentare il Palazzo SGV, che per inciso e per chiudere simbolicamente il cerchio sorge nei pressi d'un altro palazzo che fu casa e studio e “stamperia” di Aldo Manuzio. Ciao Gabriele, grazie.