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In difesa della preside attaccata dal ministro "del merito"
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In difesa della preside attaccata dal ministro "del merito"

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Marina Cosi Nessuna valutazione
 

Queste cose ti allargano il cuore. Nella fattispecie la “cosa” è una bellissima lettera che un’associazione nazionale di avvocati giuslavoristi (Comma 2: fra i fondatori il mitico Mario Fezzi) ha scritto alla prof. Annalisa Savino, la dirigente del liceo Leonardo da Vinci di Firenze attaccata dal ministro Valditara per aver difeso i suoi studenti e con essi la Costituzione.

Offrendosi per difenderla in tribunale, laddove necessario. Gratis, ovvio. Non dimentichiamoci che Giuseppe Valditara è colui che, come s’è insediato, ha cambiato nome alla propria delega ministeriale: che da “Ministero dell’istruzione” ha ribattezzato “Ministero dell’istruzione e del merito”. Parliamo d’una responsabilità ministeriale ch’era stata esercitata per primo da Gonella - 14 luglio 1946 - e poi da politici alti e bassini nonché da futuri presidenti della Repubblica - Segni, Moro, Scalfaro, Spadolini, Mattarella, Iervolino, Berlinguer (Luigi)… - nonché dal grande linguista Tullio De Mauro. Non serve aggiungere molto, se non l’invito ad esercitare il mestiere di giornalista e dunque a far girare la notizia.

   Gentile dottoressa, Le scriviamo per mettere a Sua disposizione, qualora mai le misure disciplinari anticipate dal Ministro Valditara dovessero venire formalizzate, la nostra professionalità, essendo la nostra associazione composta di oltre 300 avvocati del lavoro su 49 differenti fori in Italia. Lei ha già bene illustrato con la Sua comunicazione come iniziano i fascismi. Il motivo per cui Le offriamo la nostra totale - e ovviamente gratuita - disponibilità alla difesa è perché ci preme molto illustrare al Ministro Valditara anche come essi finiscono, e come si previene il loro ritorno.  In Italia si è usciti dal fascismo approvando una Carta Costituzionale che prevede all’art. 21 il diritto di tutti a “manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.  E al primo comma del primo articolo dello Statuto dei lavoratori del 1970  si dice “i lavoratori, senza distinzione di opinioni politiche, sindacali e di fede religiosa, hanno diritto, nei luoghi dove prestano la loro opera, di manifestare liberamente il proprio pensiero, nel rispetto dei principi della Costituzione”. 

   Quello che ha suscitato stupore in alcuni osservatori distratti è il fatto che il Legislatore abbia sentito la necessità di ribadire l’ovvio e cioè che la Costituzione si applica anche ai lavoratori ed anche mentre svolgono la loro attività. Ma purtroppo il suo caso dimostra come non sia ovvia la cittadinanza democratica del lavoro  perché chi comanda tende sempre a dimenticarsene, ed è per questo che vorremmo fossero tantissime le  voci da far sentire bene bene bene al Ministro.  Ed infatti– contrariamente a quanto prevedono le  Carte Costituzionali di altri paesi che pure sono usciti dai nazi-fascismi del novecento  come Spagna e  Germania – nel nostro ordinamento non esiste un diritto ad essere informati ma solo un diritto ad informare. È per questo che abbiamo molto bisogno di lei. 

 Cordiali saluti, 

per Il Direttivo di Comma2 – Lavoro è dignità 

Alberto Piccinini

       
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