Beppe Ceccato
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Rinnovo Cnlg, Fieg e Fnsi aprono un tavolo. Sarà la volta buona?
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Fusse ca fusse la vorta bbona… Dopo otto anni di sporadici, inutili incontri finalmente Fnsi e Fieg il 15 maggio si sono ritrovati intorno a un tavolo contrattuale. Per la cronaca, come scrive il comunicato pubblicato sul sito della nostra federazione della stampa “erano presenti, per gli editori, il responsabile del dipartimento sindacale Stefano De Alessandri, il direttore generale Fabrizio Carotti e il responsabile area lavoro e welfare Stefano Scarpino; per la Fnsi era presente la giunta federale”. Il comunicato dell’incontro lo potete leggere sul sito federale.
Un incontro che ha registrato l’assenza del presidente Fieg Andrea Riffeser Monti e quella dei tre vicepresidenti, Francesco Dini, Giuseppe Ferrauto, Pierpaolo Camadini, da sempre restii a parlare di rinnovo contrattuale se non alle loro condizioni. Un’assenza tecnica? Probabilmente, perché, lo si voglia o meno, il rinnovo contrattuale s’ha da fare. Otto anni di contratto scardinato con puntigliosità certosina dagli editori, spesso gli stessi succeduti sugli scranni federali che, approfittando della crisi, hanno fafto dei giornalisti carne da macello: usavano la stessa redazione per pubblicare tre o quattro testate, infilavano prepensionamenti a gogo, uscite indiscriminate di conoscenze ed esperienze che hanno depauperato il mondo dell’informazione e l’informazione stessa.
Il classico cane che si morde la coda: meno qualità meno copie, meno copie meno giornalisti, meno giornalisti meno qualità, un girone infernale di “meno”, inarrestabile. Ecco, dunque, colleghi costretti, come accennato poco sopra, a “costruire” tre o quattro riviste contemporaneamente, persone esperte mandate in prepensionamento in cambio di qualche giovane volenteroso ma senza esperienza e, soprattutto, pagato due euro in croce, contratti depotenziati, lavoratori autonomi per costrizione, co.co.co. o Partite Iva in redazione perché lavorano senza orari e costano meno… Insomma, la qualunque sulle spalle di un contratto smontato pietra dopo pietra come lo fu il Colosseo per costruire Roma.
Di un nuovo contratto in linea con i nuovi giornalismi nati dalle evoluzioni tecnologiche ne abbiamo bisogno tutti. Il Cnlg Fieg-Fnsi è figlio di un tempo che non c’è più. Quello che deve rimanere però è la consapevolezza da entrambe le parti sedute a quel primo, timido, tavolo che l’informazione è un bene primario per la democrazia di questo Paese (lo stiamo vedendo molto bene in Rai, con i colleghi sul piede di guerra contro una gestione ossessiva e compulsiva della politica) e che il lavoro giornalistico di qualità è indispensabile per soddisfare un diritto e adempiere a un dovere costituzionale.
Soldi in questo settore ne sono stati buttati via tanti, quelli che venivano dati dai governi sono stati usati per espellere forza lavoro e non per investire (ma questo è un vecchio vizio dell’imprenditoria italiana, rischiare il meno possibile gettando sulla collettività il rischio d’impresa). Ci ritroviamo nel mondo tra gli ultimi quanto a qualità dell'informazione, e non siamo beati perché questa perversione - lo stiamo vedendo plasticamente - sta portando a una società ricca di personalismi e povera di collettivismo, brava ad azzannare, pessima a pensare. L’informazione dovrebbe avere anche questo ruolo in una democrazia matura e mediamente pulita.
Torniamo al rinnovo contrattuale: ben vengano i sette tavoli che le parti hanno deciso di costituire come punto di partenza per uno sviluppo del lavoro: Infortuni; Lavoro autonomo/Regole sulle nuove assunzioni; Contratto (nuovi modelli organizzativi e nuove figure nell’ambito digital); Intelligenza Artificiale; questione Over The Top ed Equo compenso ai giornalisti; Ex Fissa; Interventi normativi di sostegno al settore. E ben venga anche la richiesta accettata da entrambe le Federazioni, di avere al tavolo il Sottosegretario con Delega all’Editoria Alberto Barachini «un giornalista, che ha ben presente i problemi del settore, anche dal punto di vista economico», parole della Segretaria Alessandra Costante. Non da subito però, o per lo meno non per stabilire l'impianto normativo. Barachini sarà utile magari, in una fase successiva, quando si tratterà di limare posizioni tra le parti di difficile risoluzione.
Un inizio fiducioso? Presto per dirlo, però tutti gli attori in gioco, sindacato dei giornalisti, giornalisti, federazione degli editori ed editori hanno capito che così non si può più andare avanti. Fusse ca fusse la vorta bbona… Caro Manfredi, si vive sperando e si muore…