Aggiornato al
In sciopero i colleghi della sede Rai di corso Sempione - Milano
Information
Sindacale

Giù le mani dalla Rai

Information
Marina Cosi Nessuna valutazione
 

Era ora. Oggi in sciopero tutti i giornalisti dell'emittente pubblica contro "le mani sulla Rai" del governo meloniano. Adesione di fatto totale, un tempo si diceva bulgara, contro l'arroganza d'un governo di destra-destra che si sta affannando a sostituire tutte le pubbliche cariche apicali del Paese.

E fa niente se non ha le persone adatte alla bisogna e/o capaci, l'importante è che siano obbedienti. Questa la nota di conferma dell'Usigrai (Unione Sindacale Giornalisti Rai): “L’incontro di raffreddamento con l'azienda si è risolto con un nulla di fatto, motivo per cui confermiamo il nostro stato d'agitazione. Sentita la commissione di garanzia, è stato proclamato uno sciopero di 24 ore, con astensione dal lavoro dalle 5.30 di lunedì 6 maggio alle 5.30 di martedì 7''. Qui invece il comunicato:

''Nel rispetto delle regole fissate dalla Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, non potranno aderire i giornalisti del Giornale Radio Rai che già saranno impegnati in uno sciopero sabato 27 aprile contro l'ipotesi di accorpamento del Gr Sport con Rai Sport e di Gr Parlamento con Rai Parlamento che svuoterebbe Radio1 della sua vocazione all news senza alcun vantaggio per la testata e l'azienda. Nei giorni precedenti - continua l'Esecutivo Usigrai - verranno messe in atto una serie di iniziative sindacali come da mandato dell'assemblea dei cdr, dello scorso 17 aprile. Questi i motivi della protesta: Il controllo asfissiante sul lavoro giornalistico, con il tentativo di ridurre la Rai a megafono del governo, l'assenza dal piano industriale di un progetto per l'informazione della Rai, le carenze di organico in tutte le redazioni, il no dell'azienda ad una selezione pubblica per giornalisti, la mancata sostituzione delle maternità, la disdetta dell'accordo sul premio di risultato, senza una reale disponibilità alla trattativa, la mancata stabilizzazione dei colleghi precari''. 

Le ragioni dello sciopero sono state ulteriormente illustrate nell’odierna conferenza stampa, presso l'Associazione Stampa Estera, da Sigfrido Ranucci (conduttore di Report), Vittorio Di Trapani (presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana), Daniele Macheda (segretario Usigrai) e Serena Bortone (conduttrice del programma "Che sarà"). A Bortone i vertici Rai avevano impedito di mandare in onda il programmato monologo di Antonio Scurati in occasione del 25 aprile, in cui lo scrittore – premio Strega 2019 – raccontava i prodromi della Liberazione, dalla repressione fascista della dissidenza all’assassinio Matteotti ai massacri di civili effettuati sia dall’occupazione nazista sia per compiacerla.

Il goffo tentativo (riuscito peraltro e purtroppo) di censura da parte dei vertici Rai era stato preceduto da accorpamenti di testate senza discuterne col sindacato, da mancate sostituzioni di colleghi in pensione e in maternità, dal rifiuto di stabilizzare i precari e da tagli retributivi e premiali. Nonché dal non nuovo tentativo dei vertici Rai e di chi (purtroppo) governa questo Paese di contrattaccare con accuse di venalità senza mai entrare nel merito: lo scrittore chiedeva nientemeno che di essere pagato per l’incarico assegnatogli!!

Per inciso l’ultima (3 maggio) rilevazione di RSF (Reporters sans frontières) sulla libertà di stampa nel mondo pone l’Italia al 46esimo posto (era al 41esimo): per le minacce mafiose nel Sud e non solo ai giornalisti, per la legge bavaglio che rende difficile ai giornalisti l’esercizio del proprio diritto/dovere d’informare, per le conseguenze che discenderanno dall’acquisto dell’Agi ossia della seconda agenzia di stampa nazionale da parte d’un parlamentare della maggioranza…

E poiché noi (invece), con correttezza professionale, diamo conto di tutte le voci e vocine che si sono espresse nel merito, eccovi anche il testo del comunicato dell’Unirai- Liberi Giornalisti Rai: "Di asfissiante c'è chi non si rassegna al pluralismo in Rai e insieme a qualche partito soffre la fine del monopolio. Unirai conferma di non aderire allo sciopero politico".

       
    Il sito Archivio notizie

logo nuova informazione