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Lo stop ai prepensionamenti
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Il 4 marzo il ministero del Lavoro ha comunicato che rimanevano solo 14 posizioni disponibili per il prepensionamento di giornalisti.
Quelle 14 posizioni sono state assegnate al Sole 24ore S.p.A. e pertanto al momento non è più possibile avviare piani di riorganizzazione che prevedano il ricorso al pensionamento anticipato.
Il ministero ha anche chiarito che in futuro non verrà creata una lista d’attesa come quella degli anni successivi al 2014. Il Sole 24ore, che aveva fatto un accordo che prevedeva complessivamente 29 prepensionamenti, potrà accedere alle ulteriori 15 posizioni, nel caso si rendessero disponibili, solo presentando una nuova istanza e chiedendo un nuovo decreto nell’arco di tempo di vigenza dell’attuale intervento di cassa integrazione, che durerà 17 mesi. Nuove posizioni potranno rendersi disponibili man mano che si concludono altri stati di crisi in aziende dove non tutti i prepensionamenti previsti siano stati realizzati, ossia quelli che in gergo si chiamano inoptati.
I prepensionamenti vengono finanziati da un fondo apposito per il quale ogni anno vengono stanziati 20 milioni di euro. Con la legge di bilancio del 2020 sono state destinate delle risorse ulteriori che hanno fatto ripartire la corsa ai prepensionamenti da parte delle aziende editoriali. Tuttavia ogni prepensionamento è possibile solo se sono disponibili le risorse per sostenerne il costo durante tutti gli anni di scivolo, che possono arrivare a cinque. Quindi nel momento in cui si satura il fondo, oltre alla possibilità che risultino delle posizioni inoptate, non si possono prevedere nuovi ricorsi al prepensionamento se non tra qualche anno oppure nel momento in cui lo Stato decidesse di spendere ulteriori risorse per questa finalità (cosa che ovviamente gli editori sperano accada e presto…).
G. B.