Redazione
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Voto di scambio, populismo, nepotismo...
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"Una democrazia triste": così in sintesi Piergiorgio Gamba racconta l'avvicinarsi delle elezioni in Malawi. Piergiorgio è un prete ed un giornalista, un uomo che ha trascorso più anni di vita in Malawi che nella sua Bergamo. Un organizzatore di media: quotidiani, riviste, radio, televisioni e anche editore di libri. Al quale non a caso l'Ordine dei giornalisti della Lombardia di Letizia Gonzales aveva concesso la tessera ad honorem. Ora lo stesso Ordine, con Gabriele Dossena, ha rinnovato il bando per scegliere tre colleghi che tengano corsi di giornalismo in Malawi, che riorganizzino le redazioni locali e che con esse seguano il periodo più delicato, a ridosso delle elezioni di maggio e subito dopo. Padre Piergiorgio Gamba ha disegnato un affresco delle posizioni in campo - e dei populismi, del voto di scambio, della corruzione: tutte cose che suonano familiari alle nostre orecchie... - che verrà pubblicato sul numero di aprile di Nigrizia. Eccolo: Il Malawi celebra quest'anno il suo giubileo dell'Indipendenza: sono trascorsi cinquant'anni dal 6 Luglio 1964 quando l'antico paese che si chiamava Nyasaland ed era stato uno dei paesi 'scoperti' da David Livingstone quando ancora la tratta degli schiavi imperversava, ha scelto la sua bandiera e il suo nuovo nome che significa 'Fiamme di Fuoco'. I lunghi anni del Protettorato britannico e della Federazione che era stata imposta alla Rhodesia del Sud (ora Zimbabwe), Rodesia del Nord (ora Zambia) e al Malawi non gli avevano comunque lasciato in eredità una vera democrazia. L'appoggio incondizionato che il governo britannico aveva dato a Hasting Kamuzu Banda, primo presidente del Malawi, a cui aveva consegnato il totale sostegno dell'esercito, della polizia segreta e degli aiuti economici, aveva aperto le porte a trenta lunghi anni di dittatura che avrebbe imposto in modo rigido la censura, l'imprigionamento ma anche l'eliminazione fisica di ogni opposizione. Il Malawi sarebbe cresciuto come un'isola che si appoggiava all'Occidente in mezzo a tanti paesi socialisti e comunisti, e come un errore antistorico e antiafricano per l'appoggio che dava all'apartheid del Sud Africa e al governo di Lisbona in Mozambico dove sosteneva la Renamo nella guerra civile contro la Frelimo. La democrazia in Malawi è giunta solo nel 1992 con la lettera pastorale dei Vescovi Cattolici dal titolo "Living our Faith", che aveva avuto il coraggio di chiedere il cambio politico e la fine della dittatura, il referendum per la reintroduzione del multipartitismo nel 1993 che aveva visto la gente scrollarsi di dosso trent'anni di silenzio forzato e le prime elezioni politiche e democratiche nel 1994. Il Malawi ha dovuto conquistarsi la sua democrazia che rimane giovanissima e compie solo vent'anni. In questi anni si sono succeduti alla presidenza del paese prima il musulmano Bakili Muluzi, poi il cattolico Bingu wa Mutharika e negli ultimi due anni la signora Joyce Banda, prima donna in Malawi e seconda in tutta l'Africa ad occupare questa carica. Questa lunga premessa storica permette di valutare le prossime elezioni, che si svolgeranno il 20 Maggio, e avranno per la prima volta la caratteristica di essere elezioni amministrative (non avveniva da quindici anni), parlamentari (che sceglieranno i 193 membri che siederanno nel grande edificio che la Cina ha donato al Malawi) e presidenziali (per scegliere un successore alla signora Joyce Banda che, da vice presidente, nell'Aprile 2012 era salita alla carica della presidenza quando Bingu wa Mutharika era morto mentre ancora stava coprendo il suo secondo mandato. Per la quinta volta il Malawi, che conta ormai quindici milioni di abitanti, si reca alle urne. Poco più di sette milioni sono stati negli scorsi mesi ufficialmente registrati per partecipare alle elezioni. Il Malawi oggi tra povertà e corruzione Il Malawi rimane uno dei paesi più poveri al mondo. Pur non avendo mai vissuto gli orrori della guerra fatica a trovare una sua strada per uno sviluppo duraturo. Dipende ancora dai paesi donatori per il 50% della finanziaria e vive in bilico tra anni di carestia e sempre nuovi piani che il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale rifilano ai paesi poveri. Programmi di ristrutturazione finanziaria e di privatizzazione preparati negli uffici di queste grandi istituzioni non hanno considerato la realtà del paese che ancora non conosce l'obbligo scolastico, l'autosufficienza alimentare e che dipende interamente dall'estero per gli antiretrovirali che vengono distribuiti a 450 mila sieropositivi. In questi ultimi mesi è poi emerso uno scandalo legato interamente al suo governo e che ha preso il nome di Cashgate. La corruzione ha raggiunto i più alti livelli in gran parte dei ministeri ,dove una sorte di mafia distribuiva ai fedelissimi contratti inesistenti per lavori mai fatti. Una corruzione che ha raggiunto la stessa presidente che dopo mesi di disinformazione ancora non riesce a dire al paese dove sono finiti i soldi della vendita del jet presidenziale che il suo predecessore, Bingu wa Mutharika, aveva voluto nella sua smania di potere. Questa situazione ha messo in ginocchio il paese: non ci sono medicine negli ospedali, dove mancano le pastiglie per combattere la malaria che è endemica, e l'impianto educativo è ridotto ai limiti della sopportazione con un insegnante per oltre cento studenti. I candidati alla presidenza Il paese pur partecipando con attenzione alla preparazione alle elezioni, non vive questo momento in modo gioioso come la gente del Malawi sa fare quando celebra una festa. Tradita dai suoi stessi leaders politici la popolazione vive la scontentezza di sapere che non cambierà nulla. Lo stesso capita a manifestazioni di protesta sempre più improbabili per la mancanza di ascolto. I comizi elettorali che raggiungono anche i villaggi più remoti faticano a convincere. Oltre cinquanta partiti si sono presentati all'inizio della preparazione elettorale per essere presto ridotti a poco meno di trenta anche per la confluenza di partiti minori nella Rainbow Alliance. Ora sono quattro i maggiori partiti contendenti che, dopo l'esperienza della morte dell'ex-presidente, danno molta importanza alla scelta del candidato alla vice presidenza. Il People's Party (PP) della presidente in carica Joyce Banda. Ha il colore arancione e soprattutto il monopolio totale dell'informazione usando a senso unico sia la radio che la televisione di stato. Sfrutta la struttura di governo a suo favore e passa a tappeto di villaggio in villaggio distribuendo grano, paia di scarpe e ora anche mucche alle famiglie più povere. Per guadagnarsi il voto dei giovani ha scelto alla vicepresidenza il ministro Sosten Gwengwe, che a 37 anni è stato scelto per la sua capacità di obbedire. Il Democratic Progressive Party (DPP) che schiera come candidato il professor Peter Mutharika fratello dell'ex-presidente . Ha il colore azzurro e in particolare può contare sulla struttura di partito presente in ogni distretto e sui soldi ricevuti in eredità. Per guadagnarsi la Chiesa cattolica ha scelto il signor Saulos Chilima uno dei migliori giovani businesmen del Malawi per la prima volta in politica. L'United Democratic Front (UDF) che era stato il partito che aveva riportato la democrazia in Malawi con Bakili Muluzi nel 1994. Ha il colore giallo. Candidato è il figlio, onorevole Atupele Muluzi, avvocato e ex-ministro. Probabilmente troppo giovane per la presidenza del paese, ha con sè un partito legato ormai a pochi distretti del Malawi. Alla vice presidenza ha scelto un candidato del nord del Malawi, dottor Godfrey Chapola, che probabilmente ha solo i voti della sua regione da dare al partito.. Il Malawi Congress Party (MCP) il partito che era della dittatura di Kamuzu Banda. E' forse il partito che ha avuto il coraggio di scegliere un candidato voluto dalla base, il pastore Lazarus Chakwera che però manca di esperienza politica. Ha scelto l'onorevole Richard Msowoya, uno stratega della politica capace di convincere la gente. E' il migliore dei candidate scelti alla vicepresidenza. A livello di elezioni parlamentari è in grande crescita il numero dei candidati indipendenti spesso frutto di una povera democrazia interna ai partiti stessi che impongono candidati più di partito che della base. Più interessanti saranno le elezioni locali che in futuro daranno al Malawi leaders preparati alla politica e vicini alla gente. Le elezioni del 2014 , dicono in molti esperti, daranno un governo di minoranza che sia capace di avere una presenza nelle tre regioni del paese scavalcando steccati confessionali, regionali e tribali ancora molto presenti. Una chiesa con la sua gente La democrazia in Malawi deve molto alla presenza delle Chiese e della Chiesa cattolica in particolare. L'ufficio di Giustizia e Pace presente in tutte le diocesi è la voce della gente capace di mantenere una sua indipendenza anche a costo di non venire ascoltata. Il Public Affairs Committee che raduna tutte le chiese - compresi i musulmani - in questi ultimi vent'anni è sempre puntuale nel richiamare il governo alla fedeltà alla costituzione e ai diritti democratici. La Chiesa cattolica per la prima volta conta solo vescovi locali ed è in grande crescita qualitative oltre che numerica. Radio Maria che copre tutto il territorio, la rivista The Lamp e il giornale Mkwaso assieme alla televisione Luntha riescono in parte a dare spazio a tutte le voci del paese in questa stagione altrimenti triste e fatta di storie che non convincono e che non aiutano il paese a crescere. La grande festa dell'incontro dell'AMECEA, che vedrà il raduno dei vescovi di dodici paesi dell'Africa dell'Est nel luglio prossimo a Lilongwe, capitale del Malawi, è molto attesa.