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Un rinvio che bypassa le elezioni
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di Andrea Leone Una palese illegalità, neppure negata dallo stesso Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, ha segnato i lavori della sessione Cnog conclusasi giovedì scorso. Il documento finale prevede che la revisione dei colleghi, - professionisti e pubblicisti -iscritti agli albi, prevista per legge con cadenza annuale, venga differita di due anni in considerazione della crisi che investe il settore. Il differimento vale anche per i casi di colleghi già esaminati dai Consigli regionali, titolari della revisione, e che hanno presentato ricorso all’Ordine nazionale. In questo modo, come sottolineato in numerosi interventi, oltre a invitare i Consigli regionali a commettere un atto contrario alla legge, si annullano atti legittimi già definiti in prima istanza sulla base di principi di legalità, sia quelli per i quali esistono titoli che potrebbero portare all’accoglimento del ricorso sia quelli per cui non vi sono fattispecie ammissibili. Nel documento si invitano inoltre gli OdG regionali a promuovere una istruttoria per l’accertamento della volontà dei colleghi sottoposti a revisione di rimanere iscritti, senza tener conto che la legge non prevede la volontà come unico requisito per poter rimanere negli albi, ma anche la sussistenza dei requisiti, ovvero lo svolgimento effettivo di lavoro giornalistico retribuito. Di fronte a chi protestava per l’illegalità il Presidente Iacopino ha dichiarato che se ne assumeva la responsabilità, poiché ci sono state negli anni ben altre violazioni della legge istitutiva dell’Ordine. Cosa vera, ma che a nostro parere non ne giustifica altre. In contrapposizione una trentina di colleghi aveva sottoscritto un brevissimo documento, cinque righe in tutto, in cui si escludeva la possibilità di promuovere moratorie o sospensioni delle revisioni degli albi. La discussione è stata accesa e vivace, con toni populisti e invocazioni al buon cuore. Alla fine pero, come sempre succede in un Consiglio i cui numeri sono nettamente a favore della parte che comprende i pubblicisti, ben pochi hanno cambiato idea rispetto al diktat dei capi gruppo. La nostra minoranza, che può contare su 34 consiglieri, ha raccolto infatti 35 voti, pur con l’assenza di quattro consiglieri del nostro gruppo. Sette astenuti e 55 voti a favore del documento, pubblicato sul sito dell’Ordine nazionale. Non abbiamo intenzione di fermarci qui nella lotta contro un vero e proprio abuso.