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Giù le mani dalle frasi altrui...


giù le manidi Pivetta Scalabrin Seveso Giornalisti, crisi e stati generali della professione. Una lettera di Enzo Iacopino, pubblicata da Franco Abruzzo sul suo sito, cita solo in parte e strumentalmente un solo capoverso, riferito alla crisi dell’Inpgi, (punto d) di un documento da noi presentato all’ultimo consiglio nazionale dell’Ordine e mai discusso o letto in aula. Anche se verrà probabilmente inserito nell’ordine del giorno del prossimo consiglio, riteniamo di doverlo rendere pubblico con la nostra precisazione. Caro Abruzzo. Ci permettiamo di aggiungere qualche considerazione alla lettera (risposta alle critiche rivolte da sei associazioni regionali di stampa all’Ordine nazionale dei giornalisti a proposito di Inpgi), che appare nel tuo sito, lettera del Presidente dell’Ordine, Enzo Iacopino. Siamo i tre firmatari (tre soltanto, non “molti”), Luisella Seveso, Achille Scalabrin e Oreste Pivetta, del documento cui il Presidente fa riferimento in modo scorretto e ingiustificabile, documento ben più articolato, mai letto in aula, peraltro (il presidente Iacopino ha dato la precedenza ad altri documenti, ritenendoli evidentemente più significativi), mai discusso quindi, mai votato, rinviato alla prossima seduta del Consiglio nazionale in luglio, con l’esplicito accordo di emendare, tagliare, correggere, eventualmente ritirare, come da qui alla prossima estate fatti imprevedibili potrebbero consigliare. Sottolineo un aspetto del documento, quello che mi sembra più importante, cioè, alla conclusione, l’invito a tutti gli organismi di categoria, dall’Ordine all’Inpgi, dalla Fnsi alla Casagit, a convocare gli Stati generali della professione, in considerazione della terribile crisi che colpisce il nostro lavoro. Il Presidente Iacopino tutto questo ben sa e conosce bene anche il cammino del testo di quel “quarto punto”, presentato alla presidenza del Cnog nella forma da lui trascritta, ma corretta dai firmatari medesimi senza bisogno di suggeritori alla luce della discussione che si stava svolgendo. Si dà il caso insomma che per ragioni sue Iacopino abbia voluto presentare qualcosa che non esiste. Niente di male, visto appunto che si tratta di cosa che non esiste, mentre esiste il documento che qui sotto presentiamo e che si sviluppa in punti che sono: l’urgenza della riforma dell’Ordine, la necessità del rispetto della legge istitutiva (anche di fronte alla questione della revisione degli albi, oggetto di un aspro dibattito e di un voto a stretta maggioranza che ha contraddetto la legge e bocciato l’operato di alcuni ordini regionali rispettosi, invece, della legge), il richiamo ad una rinnovata attenzione alla formazione e alle modalità di accesso alla professione, la salvaguardia dell’istituto previdenziale. La conclusione, ripetendo: convocazione degli stati generali della categoria. Il documento, non letto e non discusso in sede di consiglio nazionale, ma all’ordine del giorno del prossimo consiglio, è ovviamente aperto a osservazioni critiche e integrazioni, è una proposta da discutere, è una via per sollecitare un impegno unitario di tutta la categoria, accantonando personalismi, mire elettorali, vecchie appartenenze, antiche e nuove rivalità. Ecco il testo (autentico): “La professione giornalistica, uno dei capisaldi della nostra democrazia, sta attraversando una stagione in cui troppi e inaccettabili sono gli interventi di quanti vorrebbero fiaccarne l'indipendenza e l'autogoverno. Tali minacce meritano risposte da parte di tutta la categoria e di chi è stato chiamato a rappresentarla con spirito unitario e riformatore , alla ricerca di soluzioni senza rinunciare ai diritti e ai doveri di cui dobbiamo rendere conto ai cittadini. Il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti afferma che: A) la proposta di riforma della legge istitutiva, sottoposta all'esame del parlamento è una priorità per la categoria e per il Paese. Ulteriori amnesie, lentezze, indifferenze - a qualsiasi livello - sono intollerabili. Il parlamento è chiamato a esercitare su questa materia lo stesso impegno manifestato - purtroppo a volte anche con fini censori - nel regolamentare altri aspetti della professione giornalistica. Il progetto di riforma elaborato dall'Ordine è un punto di partenza qualificato per il governo e le forze politiche. B) nell'attesa che l'indispensabile processo riformatore si concluda, la legge istitutiva rimane il riferimento imprescindibile per tutti i giornalisti. Il Consiglio nazionale e i Consigli regionali devono agire d'intesa, nell'ambito delle loro prerogative, per la difesa e l'applicazione di tali norme. Una auspicata omogeneizzazione dell'applicazione della legge deve accompagnarsi alla consapevolezza che interpretazioni riduttive si configurano come abuso d'ufficio. C) oggetto di rinnovata attenzione deve essere la formazione, sia per i giornalisti attivi che per quanti aspirano ad accedere alla professione. In questo ultimo caso ci sembra indispensabile una riconsiderazione degli accessi e in particolare del rapporto dell' ordine con scuole e master giornalistici riconosciuti. D) l'Inpgi è e rimane uno dei capisaldi dell'autonomia e dell'autogoverno. Qualsiasi tentativo esterno di limitarlo nelle sue prerogative va respinto senza incertezze. Di fronte alle vicende recenti che ne hanno fatto oggetto di indagini, il garantismo rimane un riferimento imprescindibile, cosi come la fiducia nell'operato della magistratura. E) le trasformazioni, le pressioni e le minacce cui è sottoposta la professione giornalistica non possono non comportare risposte unitarie e univoche, rinunciando agli ormai obsoleti e controproducenti steccati del passato. Un confronto trasparente e a campo aperto è un diritto di tutti i colleghi chiamati oggi a fronteggiare uno dei momenti più incerti per il loro lavoro. È pertanto auspicabile che gli organismi di categoria - Ordine, Fnsi, Inpgi, Casagit - convochino con tale spirito gli stati generali del giornalismo per dare insieme risposta a quella che si configura come una pericolosa crisi del sistema informazione. Ogni singolo protagonismo sarebbe un ostacolo nella difesa degli interessi generali della categoria”. Luisella Seveso Achille Scalabrin Oreste Pivetta
       
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