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Rcs taglia le tariffe ai fotoreporter


di Amedeo Vergani

Amedeo Vergani, presidente Gsgiv dell'Alg, denuncia: Gazzetta e Corriere hanno deciso di ridurre unilateralmente, in media del 20%, il prezzo delle immagini fornite di fotoreporter. Nuovo pesante taglio alle tariffe per le foto pubblicate. Questa volta arriva dal più importante degli editori di giornali italiani : la Rcs Quotidiani Spa. Il ribasso si aggira attorno al venti per cento e riguarda le fotografie pubblicate da Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport, tutti i loro supplementi su carta da quotidiano e i siti web di entrambi i giornali. Si tratta sicuramente di un brutto colpo per i numerosissimi fotoreporter che da ogni regione d'Italia collaborano con questi due quotidiani coprendo i fatti salienti di cronaca e attualità.   Le nuove tariffe imposte dall'azienda sono: per l'edizione nazionale e quella di Milano, 40 euro a foto ( erano mediamente tra i 46 e i 50 ), 30 per le "testine" e 20 per i ripubblicati; per le altre edizioni , 34 euro a foto, 23 le testine e 15 le ripubblicazioni. Per l'online invece la tariffa è indistinta: 18 euro a immagine pubblicata. Le nuove tariffe entreranno in vigore dal 15 luglio. Anche in questo caso si ritorna a compensi inferiori a quelli di poco meno di vent'anni fa quando una foto pubblicata dal Coriere veniva pagata mediamente un po' più di centomila lire.   La comunicazione delle nuove tariffe è stata data in questi ultimissimi giorni via e mail a fotoreporter e agenzie fotografiche che collaborano con i due quotidiani Rcs. Nel documento - firmato da Giorgio Valerio, direttore generale della Rcs Quotidiani - si specifica che le nuove disposizioni sostituiscono "tutti gli accordi eventualmente esistenti". "Il nostro listino - afferma tra l'altro Valerio - è senz'altro mediamente superiore a quanto applicato dagli altri quotidiani italiani". La decisione dell'azienda non è però un fulmine a ciel sereno: la Rcs infatti ha da tempo avviato un piano di interventi per tagliare i propri costi di duecento milioni di euro.  Superfluo dire che il drastico taglio dei dirigenti della Rcs Quotidiani renderà ancora più drammatica per decine di colleghi la grave crisi che da anni vede l'intero settore dei fotogiornalisti in uno stato di sofferenza che sembrava senza soluzioni già prima dell'attuale depressione economica mondiale. La decisione Rcs conferma anche questa volta che, come sempre, gli editori fanno i loro tagli, giustificabili o meno, sulla pelle di chi, fuori dalle redazioni e senza le garanzie del Cnlg, rappresenta la fascia più fragile e indifesa dei lavoratori dell'informazione, dimenticata anche dai più attenti e sensibili organismi sindacali di base come dovrebbero essere quello di Corriere della Sera e Gazzetta. Non sappiamo quanto risparmieranno gli azionisti di questi due colossi della carta stampata ma, tutti noi fotoreporter siamo certi che la loro decisione farà solo del male, oltre che alle possibilità di sopravvivenza professionale di molti colleghi, soprattutto alla qualità e alla correttezza dei contenuti informativi delle immagini passate ai lettori da chi opera in un settore delicatissimo come quello della cronaca per i quotidiani.   I pesanti ritocchi al ribasso delle tariffe pagate dal Corriere della Sera non sono una novità. Erano iniziati già nel lontano 1997 con un primo taglio che aveva portato il compenso medio per una foto pubblicata sotto il tetto delle centomila lire allora in uso corrente. Nell'occasione, Maria Grazia Molinari, ai tempi presidente dell'Associazione lombarda dei giornalisti, aveva accolto le sollecitazioni del Gsgiv Alg aprendo una "vertenza" con la Rcs Quotidiani che però era finita nel nulla. Il Sindacato infatti si era subito reso conto di non avere titolo per rappresentare i diretti interessati : tutti configurati ai fini giuridici come aziende ( fotoagenzie) oppure, nel caso di soggetti singoli, come esercenti attività di impresa, perché, anche nel caso di colleghi iscritti Odg e soci Alg, si rapportavano con l'editore fatturando come artigiani o con caratteristiche che non coincidevano con quella di giornalista.   Nulla di fatto anche quando fotoagenzie e fotoreporter non individuabili come giornalisti avevano poi tentato di affrontare autonomamente il problema attraverso una "aggregazione spontanea" organizzata ad hoc. La direzione amministrativa del quotidiano aveva infatti respinto persino la richiesta di un incontro non riconoscendone  la legittimità.   Anche la situazione odierna si presenta senza grandi margini per un'azione collettiva anche se oggi, a differenza di 12 anni fa, sono sicuramente aumentati tra i fotoreporter collaboratori di Rcs Quotidiani i colleghi che si profilano chiaramente come giornalisti della libera professione e con tutte le carte in regola per essere rappresentati dagli organismi sindacali, cominciando dagli stessi Comitati di redazione dei due quotidiani.  Dal punto di vista giuridico infatti, in questi anni, è stato pure chiarito, purtroppo, che Assostampa e Fnsi non hanno alcuna possibilità di trattare patti e contratti collettivi  per conto di chi esercita la libera professione.   Il Sindacato perciò si ritrova con le mani legate anche se comunque, partendo dal nostro "gruppo di specializzazione", sarà certamente più che disponibile con chi, prima di genuflettersi senza combattere ai diktat della "Rcs Quotidiani Spa", vorrà tentare azioni collettive di "contrasto" che, nel caso, andranno ricercate in forme di solidarietà e di protesta anche innovative. Prendendo magari spunto pure dall'esperienza che in questi ultimi due mesi sta impegnando i fotoreporter tedeschi in lotta con l'editore Ganske di Amburgo che fa lavorare per i suoi giornali solo chi gli cede i diritti totali delle foto commissionate.

       
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