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L'autocritica del Leone? Un j'accuse


 di Andrea Leone

La relazione dell'ex presidente, Andrea Leone, all'assemblea Casagit. Un'autocritica che in realtà è un j'accuse contro l'opportunismo e la demagogia.    Cari tutti, visto che Iacopino tramite Abruzzo cita la mia relazione  all'assemblea, ritengo opportuno metterla in rete. Certo non per  sentirmi dire bravo, come hanno fatto molti di color che ci hanno  segato, ma per semplice dovere d'informazione. Andrea Leone E’ arrivato il momento della vera assunzione di responsabilità. Ho sempre detto che ero pronto ad assumermela, e ora lo faccio. E’ una responsabilità politica, di azioni che, in ogni caso, non sono state espressione di dirigismo ma di un lavoro collettivo e di mediazione, che non sempre ha rispecchiato la mia intima convinzione. Dovete  quindi in questa sede consentirmi di fare questa assunzione di responsabilità sino in fondo e dettagliatamente. E’ stato un errore accettare senza eccessive proteste il contratto Aeranti Corallo, che sulla carta costa alla Cassa come differenza tra contributo e prestazioni medie circa 1,6 milioni l’anno (2 milioni fino al 2007)?   Può darsi, e quindi me ne assumo la responsabilità. E’ stato un errore aspettare alcuni mesi più del dovuto (e di quanto avrei voluto) per interrompere il rapporto con l’ex direttrice della Cassa? Me ne assumo la responsabilità. E’ stato un errore voler attendere l’araba fenice della firma di un nuovo contratto di lavoro giornalistico prima di intervenire su contributi e prestazioni? Me ne assumo la  responsabilità. E’ stato un errore proseguire nell’esperienza del poliambulatorio di Roma senza spingere sull’ipotesi di terziarizzazione che pure avevamo verificato possibile? Me ne assumo la responsabilità. E’ stato un errore introdurre il contributo a carico dei familiari esenti? Me ne assumo la responsabilità. Questa assunzione di responsabilità è un mio dovere preciso come massima carica della Casagit. Ma… Tra tutte le accuse che mi sono state rovesciate addosso in questi mesi non mi pare, ma posso sbagliarmi, vi fosse quella di aver instaurato regimi da “un uomo solo al comando”. Ogni decisione, ogni cifra sono state portate a conoscenza prima dei tre che mi hanno affiancato in questi quattro anni come vicepresidenti, vicari e non,  poi del Consiglio di amministrazione. Ma è chiaro che la responsabilità finale non può che essere del capintesta. E’ una regola basilare, che condivido pienamente. Perché sia efficace però bisogna che il capintesta e chi lo affianca siano liberi da condizionamenti troppo pesanti. La situazione della cassa è tale che servono  interventi radicali, quasi filosofici, Per proporli bisogna però che i vertici abbiano il più possibile le mani libere da condizionamenti. E soprattutto che non siano messi in condizione di non agire da fuochi di sbarramento come quelli che, complice la scadenza elettorale, abbiamo sopportato noi. Se nessuno avesse cominciato a gridare allo scandalo avremmo potuto spiegare quello che stavamo facendo. E la medicina sarebbe stata digerita tranquillamente. La nota positiva è che in ogni caso siamo  riusciti a farlo. A scapito di noi stessi ma, ne sono convinto, ne è valsa la pena. Soprattutto per coloro che verranno La strada è obbligata, e chiunque si troverà ad amministrare la Casagit dovrà rendersene conto. Ne sono sicuro. I nuovi amministratori, che verranno eletti oggi, se decideranno di scegliere strade diverse da quelle, purtroppo obbligate, che abbiamo avviato noi, e imboccheranno l'autostrada di un facile populismo o di improbabili fusioni che, anche se dovessero consentire risparmi non risolverebbero certo i problemi strutturali della Casagit, se ne  ssumeranno la responsabilità. E' bene sappiano che almeno un delegato sarà presente, pronto a contestare le discrepanze tra le loro azioni e i proclami elettorali.
       
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