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Ordine, ora i conti tornano


di Gegia Celotti Lunedì e martedì scorsi si è riunito a Roma un Consiglio straordinario dell’Ordine, richiesto dai 79 firmatari, quasi tutti pubblicisti, per discutere di un documento che criticava severamente le modifiche apportate dalla Commissione Cultura della Camera alla bozza di riforma dell’Ordine stesso e che ha consentito ad alcuni giornali di titolare “L’Ordine boccia la riforma” oppure “Vincono i pubblicisti”. Non è precisamente così. La convocazione urgente (e costosa) ha visto due giorni di serrati interventi, soprattutto della nostra componente, su temi qualificanti che non sono stati recepiti dalla commissione della Camera. Ad esempio l’accesso (è sparita la proposta di accedere solo attraverso la via universitaria), del periodo transitorio (cioè il ricongiungimento e la possibilità di accedere al praticantato di chi, pubblicista, esercita esclusivamente la professione di giornalista) e del Giurì d’Onore (cioè un organismo di tutela dei lettori). In realtà il tema vero di quel documento dei 79 era il rapporto numerico di due/uno già previsto dalla legge del 1963 e riproposto adesso - rapporto che continua a essere applicato nei consigli regionali, ma che al nazionale è stato ampiamente travolto arrivando a 73 pubblicisti e 77 professionisti -, e la drastica riduzione del Consiglio nazionale dai 150 membri attuali ai 90 previsti. Dopo l’intenso dibattito si è cercato di trovare una strada mediana e di trattativa con i firmatari, e qui il lavoro di Ida Baldi, Marco Politi e Michele Urbano è stato essenziale, per mandare al Parlamento un documento che superasse quello firmato dai 79, mai votato in Consiglio, e che non bloccasse il lavoro fin qui fatto, ma anzi ne sollecitasse il proseguimento, e che ribadisse quali fossero le nostre priorità. Forse ci siamo riusciti.   Il documento (che trovate qui sotto) è stato approvato con solo 5 voti contrari.  ORDINE E RIFORMA Il Consiglio nazionale, preso atto delle proposte del Comitato Ristretto della VII Commissione della Camera dei Deputati, giudicando positivamente l'interesse del Parlamento ad affrontare il problema della riforma dell'ordinamento giornalistico, invita a proseguire l'iter legislativo e a riesaminare le questioni dell'accesso alla professione, del ricongiungimento professionale e dell'istituzione del Giurì d'Onore dell'Ordine dei giornalisti specificato nel progetto di riforma dell'Ordine, votato all'unanimità nei giorni 16 e 17 ottobre 2008 a Positano. Invita altresì a lasciare al potere regolamentare dell'Ordine la ripartizione proporzionale del Consiglio, in base alla realtà in evoluzione della professione prevedendo opportune verifiche durante e al termine del periodo di transizione.   UN ALTRO DOCUMENTO APPROVATO DAL CONG: NO ALL'INFORMAZIONE SENZA GIORNALISTI (su proposta del segretario Usigrai, Carlo Verna): Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, riunito a Roma l’11 e 12 aprile 2011, in seduta straordinaria, ha approvato all’unanimità il seguente ordine del giorno:  Di fronte a dinamiche sempre più evidenti, il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti rileva con preoccupazione le dimensioni e i rischi delle trasmissioni radio - tv a carattere informativo che, affidate a persone prive di competenze giornalistiche e di vincoli deontologici, diffondono nell’opinione pubblica la convinzione che si possa fare informazione nella totale assenza di regole. Il problema è tanto più serio in quanto molti programmi sono sottratti alla responsabilità, anche indiretta, di un iscritto all’Ordine. Da anni ci troviamo di fronte a forme miste tra giornalismo e altri generi come l' infotainment, rispetto alle quali non sono state date risposte univoche, anche in relazione al cosiddetto potere diffuso degli Ordini regionali. Ne son conseguite da un lato situazioni di incertezza dei diritti e delle possibilità di controllo deontologico, dall'altro nelle reti televisive sono nate redazioni, senza contratto giornalistico e senza un responsabile, come la legge prevede, quando l'attività è quella informativa.  Il fenomeno e' in espansione e sarà sempre più incidente sulla professione, man mano che si attueranno le trasformazioni che le attuali (e future tecnologie) impongono. Bisogna porsi il problema di regolamentare le figure di confine, perché sul tema le stesse aziende editoriali sono restie a trattare col sindacato, fin tanto che non cambierà la normativa di legge sull'accesso o, non cambiando, non saranno chiare le scelte dell'Ordine.  È diventato un grave problema anche il tentativo degli editori di mascherare il lavoro subordinato con le più svariate forme di lavoro autonomo (co.co.co., finti co.co.pro., cessione del diritto d´autore, autore testi, programmisti registi, ecc.) allo scopo di risparmiare denaro grazie alla differenza tra le due diverse tipologie di rapporto che consente di elargire a giornalisti di fatto, ma non di diritto, una retribuzione media inferiore al dovuto. In questi casi zero ferie, zero indennità di malattia, zero indennità di maternità, zero Tfr, zero ex fissa, zero indennità di infortunio, zero previdenza complementare, nonché minori contributi previdenziali che si tradurranno poi in una futura pensione quasi insignificante da parte dell'INPGI.  In simili contesti saltano talora le regole del comportamento professionale e deontologico. Nel mondo dello sport, che rappresenta uno dei settori dove girano più soldi per chi va in video, dilaga una giungla di contratti diversi, mirati, non di rado, all’affare commerciale più che al rispetto dei diritti degli utenti, delle leggi e dei regolamenti.
       
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