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No di A&S alla proposta di riforma dell'Ordine
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La proposta di riforma (più esattamente: di autoriforma) dell'Ordine targato Del Boca-Iacopino non ha convinto "Autonomia e solidarietà" , sigla evocativa del gruppo di maggioranza al governo della Fnsi. Insomma, una bocciatura - o, più diplomaticamente, se si preferisce - un pressante invito a modificare le proposte della cosiddetta "bozza Volpati" da inviare al Parlamento nella speranza che un anno o l'altro l'approvi superando - come da quindici anni chiedono i giornalisti - la vecchia legge del '63. La critica si concentra,in particolare, sul punto in cui si teorizza il doppio canale di accesso: da una parte la via universitaria al giornalismo ma dall'altra anche la possibilità di un praticantato, più o meno, vecchia maniera. E così alla vigilia della riunione del Consiglio nazionale che dovrà esaminare la proposta presentata dall'attuale maggioranza dell'Ordine - che guarda caso vede "Autononia e Solidarietà" all'opposizione - il coordinamento di "A&S" diffonde un documento di secca critica. Qui di seguito il testo integrale. Il Coordinamento nazionale di “Autonomia e Solidarietà” ritiene assolutamente necessaria una profonda riforma della legge ordinistica. Si tratta di una necessità non più rinviabile se si vuole che la professione giornalistica si svolga nel rispetto di un complesso di norme moderne che puntino, soprattutto, a garantire la qualità più elevata possibile dell’informazione nel nostro Paese. La decisione del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti di elaborare una proposta che, poi, possa divenire un progetto di legge da portare al Parlamento è da valutare positivamente. I contenuti di tale proposta devono essere chiari. Pur nel rispetto dell’autonomia dei colleghi eletti nel Consiglio dell’Ordine il Coordinamento nazionale della componente di “Autonomia e Solidarietà” ritiene che sia necessario individuare un percorso unico di accesso alla professione. Tale percorso dovrà caratterizzarsi per una elevata formazione universitaria con costi contenuti che evitino una selezione per censo. La pluralità delle metodologie di accesso alla professione non garantisce affatto maggiori opportunità e trasparenza e, soprattutto, non ha alcuna relazione con le reali possibilità fornite dal mercato del lavoro. Questione rilevante è la ridefinizione del ruolo del pubblicismo che va salvaguardato nell’ambito di modalità che prevedano anche l’accesso ad esso, oltre che attraverso corsi di formazione, mediante un esame di accertamento della conoscenza delle norme deontologiche che sovrintendono all’esercizio di qualsiasi attività di natura giornalistica. Inoltre, occorre che vengano operati i necessari controlli circa il permanere di una effettiva attività giornalistica nel tempo che potrebbe essere certificata dall’iscrizione all’Inpgi, del resto obbligatoria per legge sia per il lavoro dipendente che per quello autonomo e che prescinde dalla esclusività o meno di tale attività. “Autonomia e Solidarietà” concorda con l’ipotesi di un periodo sufficientemente ampio nel tempo che consenta una adeguata sanatoria di tutte quelle posizioni formalmente inquadrate nel pubblicismo, ma che, in realtà, sono riconducibili al professionismo. Una delle questioni che deve essere affrontata è quella della governabilità dell’Ordine a livello nazionale. L’attuale meccanismo di formazione del Consiglio nazionale, con la sua progressione numerica, è da tutti considerato non in grado di garantire la funzionalità di un organismo che è collegio giudicante di seconda istanza. Va stabilito un meccanismo che blocchi su un numero predeterminato i componenti del Cn e che garantisca la maggioranza nell’organismo a coloro che svolgono l’attività giornalistica in via esclusiva, come logica vuole. Di grande rilievo è il problema di una messa a punto dei meccanismi sanzionatori, in particolare attraverso una adeguata pubblicità dei provvedimenti assunti sul terreno deontologico, utili alla formazione di un indirizzo di comportamento professionale corretto e rispettoso dei diritti dei cittadini. Analogamente è necessario riprendere l’elaborazione su cui si sono confrontate le forze più avanzate del giornalismo italiano: la costituzione di un Giurì per la correttezza dell’informazione, strumento utile a ridare credibilità alla nostra professione.