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Morti a Kabul. Manifestazione rinviata


La Federazione della Stampa, non appena è giunta la notizia dei 6 militari italiani uccisi a Kabul (e 3 feriti), ha scelto di rinviare la manifestazione per la libertà di informazione  perchè non si sovrapponga alla giornata di lutto nazionale che con ogni probabilità verrà proclamata entro oggi. Il problema della libertà d'espressione resta e dunque la manifestazione si terrà, probabilmente dopo un paio di settimane dalla data fissata. Tuttavia il segno di rispetto e solidarietà era giusto e necessario. Così come la "nostra" manifestazione ha trovato l'appoggio e la condivisione di molte altre organizzazioni e gruppi - nel convincimento che la libertà d'informare ed essere informati sia un diritto collettivo, dell'intera comunità e non certo soltanto di una singola categoria - egualmente il cordoglio per i soldati uccisi e la conseguente riflessione sull'opportunità di proseguire l'impegno preso in Afghanistan sono problemi di tutti i cittadini, giornalisti inclusi. Contravvenendo per una volta alla regola che ci siamo dati di non riportare comunicati già pubblicati in altri siti, ecco il testo Fnsi: "Con profondo rispetto verso i caduti, nell’espressione di un’autentica, permanente volontà di pace quale condizione indispensabile di una informazione libera e plurale capace di rappresentare degnamente i valori della convivenza civile, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, ha deciso, d’intesa con le altre organizzazioni aderenti (Cgil, Acli, Arci, Art. 21, Libertà è Giustizia e numerose associazioni sindacali, sociali e culturali), di rinviare ad altra data la manifestazione per la libertà di stampa programmata a Roma per sabato prossimo. In un momento tragico come questo ci stringiamo attoniti accanto ai nostri morti in Afghanistan. Sono morti dell’Italia che paga oggi un pesante tributo nella frontiera della sicurezza internazionale e della lotta al terrorismo. Il nostro rispettoso pensiero va subito ai soldati caduti, alle loro famiglie, alle Forze Armate che, in un Paese martoriato, rappresentano la nostra comunità in ossequio a risoluzioni dell’Onu, in una complicata ricerca di una via di uscita dell’Afghanistan dal terrore verso la democrazia. I giornalisti, che hanno pagato alti prezzi di sangue per il diritto- dovere di informare compiutamente i cittadini su dolorose vicende belliche e del terrorismo in ogni parte del mondo, rinnovando la solidarietà e il cordoglio nei confronti di tutti i caduti e delle loro famiglie, riconfermano l’impegno permanente per un’ informazione che dia sempre voce alle ansie, alle speranze, alle idee di tutti."
       
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