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La vendetta di Deborah


Su Facebook il collega  Gianni Barbacetto ha inserito un testo illuminante per ricostruire l'identikit di Deborah Bergamini, detta Debbi, già assistente di Silvio Berlusconi. Il titolo? Facile:  la vendetta di Deborah. Lo rilanciamo credendo di fare servizio utile a chi ci segue.

di Gianni Barbacetto

L'ossessione dei governi di centrodestra e centrosinistra – ridurre le intercettazioni telefoniche e proibirne la pubblicazione – sta finalmente diventando realtà. Sarà proibito pubblicare le intercettazioni e per i giornalisti che non ci stanno ci sarà la galera. È stata Deborah Bergamini, parlamentare Pdl, a presentare l'emendamento che dispone la cella per i giornalisti. Così si è vendicata per la pubblicazione delle sue intercettazioni. Vediamole. Era il 2005 e Deborah Bergamini, detta Debbi, già assistente di Silvio Berlusconi, era stata piazzata dal suo datore di lavoro alla Rai, come dirigente del Marketing strategico. È incappata per caso nelle intercettazioni disposte dai magistrati milanesi sul crac Hdc del suo amico Luigi Crespi. Ecco che cosa diceva.

1. La morte del Papa. 1 aprile 2005. L' agonia di Giovanni Paolo II sembra essere giunta alla fine. Il presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi sta preparando un messaggio a reti unificate da mandare in onda alla morte del Papa. Deborah Bergamini si dà da fare non per coprire gli eventi meglio della concorrenza, ma per accordarsi con la concorrenza Mediaset, preoccupata soprattutto di una cosa: che Ciampi oscuri Berlusconi, impegnato in difficili elezioni amministrative. Bergamini Bergamini contatta Mauro Crippa (il suo omologo nell'organigramma Mediaset). Poi Vale (che potrebbe essere Valentino Valentini, assistente del Cavaliere). E infine Fabrizio (forse il direttore di Raiuno Del Noce): «Debora lo avverte che Ciampi sta preparando un messaggio a reti unificate da mandare in onda alla morte del Papa. Debora gli riferisce di aver avvertito Berlusconi. Debora gli dice che Berlusconi pensa che questo metterà in buona luce Ciampi e avrebbe considerato l'ipotesi di rilasciare anche lui delle dichiarazioni». 2 aprile. Il problema di Bergamini? «Bisogna dare un senso di normalità alla gente al di là della morte del papa per evitare forte astensionismo alle elezioni». Mentre il papa muore, il problema sono le elezioni. Un certo Silvio chiama Deborah. Le dice di avere paura per le elezioni e del probabile forte astensionismo dei cattolici. Poi i due discutono se sia utile o no che Berlusconi parli anche lui, per non farsi rubare la scena da Ciampi.

2. Le elezioni amministrative. Il 2 aprile Bergamini inizia subito a pianificare la strategia mediatica per le elezioni. Poiché le previsioni sono negative, bisogna indorare la pillola, fare in modo che la notizia della probabile sconfitta di Berlusconi sia data nel modo più indolore per lui. Anzi, che si debba fare «più confusione possibile per camuffare la portata dei risultati». Per questo dice al telefono che bisogna chiedere a Bruno Vespa «di non confrontare i voti attuali con quelli delle scorse regionali». Poi, alla faccia della concorrenza, partono le consultazioni con Mediaset su come "aggiustare" i palinsesti. Telefonate incrociate tra Bergamini (Rai), Crippa (Mediaset), Del Noce (Rai1), Carlo Rossella (Tg5). Del Noce telefona al Bergamini: «Le comunica che Vespa ha parlato con Rossella. Del Noce le riferisce che Vespa accennerà in trasmissione "al Dottore" (ndr, Silvio Berlusconi) ad ogni occasione opportuna"». Alle 22 l'agenzia Ansa batte la notizia della morte di Giovanni Paolo II. Continuano le consultazioni sui palinsesti. Domenica 3 aprile, si aprono i seggi per il voto. Bergamini parla con Del Noce e con altri della consultazione elettorale. I due parlano male di Mauro Mazza (direttore del Tg2), troppo vicino ad An. In un'altra telefonata, Bergamini si preoccupa per il «ritorno di immagine negativo della presenza di Berlusconi alla trasmissione televisiva di venerdì 1 aprile». Alle 21.29, telefona a Deborah Francesco Pionati, allora notista politico del Tg1, poi senatore Udc e oggi Pdl: i due parlano delle elezioni, della Rai e, già che c'è, Pionati «si raccomanda a Berlusconi tramite la Bergamini».

Lunedì 4 aprile è il giorno della verità: arrivano i risultati elettorali, non buoni per Berlusconi. Bergamini chiede a Niccolò Querci, di Mediaset, di «mettere una cosa forte in prima serata su Canale 5», per distrarre gli ascoltatori dai risultati elettorali. E rubarli a Rai2, che farà una serata elettorale a cura di Mazza, che evidentemente è considerato più vicino a Fini che a Berlusconi. Poi scende in campo il direttore generale della Rai, Flavio Cattaneo: chiama Bergamini e dice che «non è il caso di mandare in onda i dati». Oddio, anche loro si rendono conto che «prima o poi dovranno dare i dati». Ma «Cattaneo dice che terranno duro più possibile». Alle 19.30 arriva la telefonata da Arcore: è «Berlusconi per Bergamini». Che cosa si dicono resta un mistero, perché il brogliaccio non può riportare le parole di un deputato. Intanto Cattaneo non demorde: «Dice che deve essere Nexus a dire che non ha i dati nazionali, non la Rai. Bergamini conferma che non li produrrà Nexus. Bergamini dice che alle 10.30 poi il Tg3 potrà dare i dati che vuole. Cattaneo dice che anche Vespa fa la serata elettorale e la Bergamini sostiene che "tanto Vespa è Vespa"». Il mattino seguente è ormai chiaro che per Berlusconi è una Caporetto. Debbi pensa ai rimedi. Dice che bisogna cambiare il portavoce di Berlusconi, che «bisogna cambiare il modo di comunicare». L' 8 aprile, in una telefonata, Bergamini si lamenta che «Berlusconi è stato inquadrato pochissimo dalle telecamere presenti al funerale del Papa».

3. Il festival di Sanremo.Il 24 agosto 2004, Nicolò Querci (top manager di Rti) parla con un uomo di Bonolis, «che ha detto di non capire nulla di musica anche se è stato nominato direttore artistico di Sanremo». Nessun problema: Querci, uomo Mediaset, può risolvere i problemi di Sanremo (programma di punta Rai). «Nicolò dice che in relazione a Sanremo ha avuto delle idee e che vuole comunicare all'uomo. Nicolò, tuttavia, dice che la cosa comunque non deve sapersi in giro». Perché Sanremo è Sanremo.

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