Redazione
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La madre di Loris. Sarà mica giornalismo questo?
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Il Caso di Ragusa ovvero L'assassinio del piccolo Loris. Nell'ossessivo assedio mediatico alla cittadina si contraddistingue "La Sicilia" che virgoletta una frase tratta da un'intercettazione e sbatte nel titolo l'accusa alla madre condita da un pesante insulto sessista. Fra i non molti, purtroppo, a sobbalzare ci sono state diverse colleghe e qualche più raro collega nonchè - onore al merito - il gruppo di lavoro Pari Opportunità dell'Ordine nazionale dei giornalisti. Perchè questo caso è solo il più recente, non certo l'ultimo di una lunga serie di morbosità a mezzo stampa, di illazioni torbide a mezzo video, di tormentoni ossessivi a tutte le ore del giorno e delle prime serate. Comportamenti che c'entrano poco o nulla col giornalismo, ma molto col linciaggio o il voyeurismo. Ecco dunque opportuno il documento stilato mercoledì 17 - a firma Gegia Celotti, Gianpaolo Boetti, Ancilla Fumagalli, Giovanna Pezzuoli, Antonella Sperati - e pubblicato oggi sul sito dell'Odg: Pari opportunità: il dovere del rispetto delle persone Il gruppo di lavoro Pari Opportunità del Consiglio Nazionale dell'Ordine dei giornalisti stigmatizza la dilagante cattiva pratica di molti colleghi nel raccontare episodi drammatici di cronaca nera. Esprime la propria preoccupazione soprattutto per la titolazione e i contenuti di articoli riguardanti episodi di cronaca che vedono coinvolte donne come possibili autrici di crimini. Utilizzare per la titolazione dichiarazioni volgari e accusatorie di persone vicine alla vittima, senza prenderne le distanze e violando il principio del rispetto delle persone, fa pensare a una già conclamata colpevolezza. Come accaduto di recente e in particolare nel caso di Ragusa.