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Inpgi- Ma davvero credi ancora alle favole?


E' in corso un negoziato molto delicato e difficile tra Inpgi e Governo, ma invece di studiare e capire c'è chi preferisce raccontare favole e creare confusione. Circolano in questi giorni documenti e appelli, al Governo, al Parlamento, al Presidente della Repubblica, che invocano per l'Istituto di previdenza dei giornalisti italiani l'intervento salvifico della mano pubblica che dovrebbe attingere ai bilanci dello stato per riequilibrare i conti dell'INPGI. E' la cosiddetta garanzia pubblica sulle pensioni. Ed è una favola, perché gli enti previdenziali privatizzati, tutti non solo il nostro, per legge devono operare senza oneri per lo Stato, e il Governo non intende modificare quella legge. Quindi lo slogan della garanzia pubblica in realtà maschera una cosa più semplice, il trasferimento dell'INPGI dentro l'Inps, dove diventerebbe una gestione separata nella quale si farebbero tornare i conti tagliando le prestazioni di circa un terzo. Circolano anche strampalate ipotesi di tagli e risparmi che, su proposta del Governo o di qualche collega, risanerebbero i conti. E' il cosiddetto Piano B. Ed è una favola, perché i tagli e i risparmi sono già stati fatti, resta forse da raschiare il fondo del barile, mentre il vero problema sta nel numero dei contribuenti che è sceso di oltre un quarto negli anni della crisi. La legge ci impedisce di alzare i contributi, che sono già alla pari con l'Inps, e se pensiamo di chiuderci nel fortino delle redazioni e limare ogni anno le prestazioni forse dovremmo guardare a cosa è successo al Fondo Casella, commissariato nonostante avesse tagliato le pensioni in essere ormai dell'80% e più; semplicemente nel fortino dei poligrafici sono rimasti 2700 lavoratori in attività e 17000 pensionati. Un problema di platea contributiva, in stadio molto più avanzato del nostro. Siamo chiusi dentro il fortino dalla legge sulla stampa del 48, dalla legge sull'ordine del 63, dalla legge sull'editoria dell'81. Oggi l'informazione è uscita da quei confini, e anche i nostri enti economici devono uscirne, come pure i nostri contratti e i nostri principi. Giornalista è chi lo fa, regole contratti e previdenza non possono rimanere rinchiusi in una legge di metà del secolo scorso. Lo stato dell'arte è ben spiegato nel comunicato dei consiglieri d'amministrazione giornalisti di maggioranza dell'INPGI e nel comunicato della FNSI. Fanno entrambi il punto dopo le ultime interlocuzioni col Governo. Tutto il resto sono favole. Questo è il primo, dei consiglieri Inpgi: "Il Governo ha chiarito che sono ancora validi gli impegni assunti al tavolo con Inpgi ed Fnsi sul futuro dell’Istituto di Previdenza dei Giornalisti Italiani. La ministra Nunzia Catalfo e il sottosegretario Andrea Martella hanno assicurato un’azione da parte dell’esecutivo in sede di Legge di Bilancio che si concretizzerà in una primo intervento per avviare il percorso di messa in sicurezza dell’Istituto e in uno slittamento di sei mesi dello scudo anticommissariamento. Sei mesi che, ha specificato la ministra Catalfo, dovranno servire a costruire un percorso «condiviso e integrato» per arrivare a una soluzione strutturale per l’Inpgi. Questa soluzione, ha chiarito il sottosegretario Martella, non contempla l’ipotesi della garanzia pubblica nella misura di quanto chiesto dai membri di minoranza del Cda e, cioè, il ritorno a un ente pubblico con il completo ristoro dell’ente da parte delle finanze pubbliche, peraltro vietato dalla legge. Il sottosegretario ha ricordato come il comma 3 dell’articolo 1 del decreto legislativo 509 del 1994 che ha privatizzato le casse previdenziali professionali non consente «finanziamenti pubblici diretti o indiretti, con esclusione di quelli concessi con gli sgravi e la fiscalizzazione degli oneri sociali». Tale decreto legislativo interessa tutte le casse previdenziali private e il Governo non ha intenzione di modificarlo. Il sottosegretario Martella ha, quindi, sottolineato che l’unica garanzia pubblica che il Governo contempla è quella dell’assorbimento da parte dell’Inps, con quel che ne consegue. A questo proposito i consiglieri di maggioranza ritengono che sia inutile e irresponsabile continuare a chiedere soluzioni sulle quali non c’è alcuna disponibilità di apertura da parte del Governo. La presidente Macelloni, viceversa, ha ribadito che il Cda, nella sua autonomia, è responsabilmente pronto ad analizzare un piano di tagli alle spese e di aumento delle entrate, ma ha anche ribadito che le proiezioni dei conti dimostrano che non c’è soluzione credibile che non passi da un incremento degli iscritti. Il Governo ha voluto sottolineare che il percorso di allargamento della platea ai comunicatori andrà fatto, ma coinvolgendo tutti gli attori al tavolo e, per questo, sarà stabilito un piano di riunioni a ritmo serrato. I consiglieri di maggioranza del Cda prendono atto delle conferme ottenute dal Governo che sono un primo passo concreto verso una soluzione stabile per i conti dell’Inpgi e auspicano che ulteriori aiuti arrivino dal tavolo che coinvolge Fnsi, Fieg e Governo per superare l’elusione di contributi verso l’Inpgi 1 in virtù della scorretta applicazione del contratto nazionale di lavoro, aspetto sottolineato anche dal rappresentante del ministero del Lavoro in sede di Cda. I consiglieri d’amministrazione dell’Inpgi Domenico Affinito, Ida Baldi, Giuseppe Gulletta vicepresidente, Massimo Marciano, Giuseppe Marzano, Claudio Scarinzi. Massimo Zennaro" E questo è il secondo, della Fnsi: "La Federazione nazionale della Stampa italiana prende atto della dichiarata volontà del governo di giungere in tempi brevi a soluzioni negoziate su lotta al precariato, equo compenso e messa in sicurezza dell'Inpgi. La giunta esecutiva e la Consulta delle Associazioni regionali di Stampa hanno condiviso con il segretario generale Raffaele Lorusso la volontà di arrivare a risultati soddisfacenti, attraverso il confronto costruttivo con gli editori e lo stesso governo. Il sostegno pubblico al settore è indispensabile e imprescindibile, ancor più in una situazione di difficoltà resa drammatica dalla pandemia. Allo stesso tempo, è auspicabile che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il governo trovino il coraggio, mancato fino ad oggi, per dar seguito alle dichiarazioni di intenti, mettendo in campo provvedimenti concreti per tutelare e rafforzare il mercato del lavoro. La dignità delle persone, la lotta alle diseguaglianze, il diritto a un'equa retribuzione non possono essere temi buoni soltanto per i convegni e i talk show, ma richiedono una chiara volontà politica per adottare interventi mirati e risolutivi. Con la stessa celerità e la stessa determinazione con cui vengono messe a punto e sostenute norme "ad aziendam", nonostante i rilievi dell'Unione europea, da parlamento e governo è lecito attendersi un'accelerazione su proposte di legge e provvedimenti che riguardano il settore nel suo complesso – dalla cancellazione del carcere per i cronisti al contrasto alle querele bavaglio, fino alla riforma del servizio pubblico radiotelevisivo - da tempo in discussione e finiti su un binario morto. Lo stesso discorso vale per la messa in sicurezza dell'Inpgi. Nel dare atto al governo di aver espresso la disponibilità a intraprendere un percorso graduale e condiviso di messa in sicurezza dei conti dell'Istituto, con provvedimenti da inserire già nella prossima legge di Bilancio e sgombrando il campo da equivoci legati a presunte garanzie pubbliche, peraltro vietate dalla legge, la Fnsi sarà al fianco del gruppo dirigente dell'Inpgi nella battaglia per l'autonomia, presupposto indispensabile per garantire la libertà di informazione. Alla parole devono seguire i fatti. Il primo banco di prova, da questo punto di vista, sarà il mercato del lavoro. L'impegno del governo ad adottare un provvedimento sul contrasto al precariato nel caso in cui le parti sociali non trovassero un accordo entro il prossimo 15 febbraio dovrà essere mantenuto. Ulteriori rinvii e perdite di tempo richiederanno la messa in campo di tutte le azioni di mobilitazione e di lotta."
       
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