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Inpgi, la forbice si allarga: analisi delle prospettive


di Marina Macelloni * 1783124_d665d941e6_m-2Nei giorni scorsi il consiglio generale dell’Inpgi ha approvato, come di consueto, il bilancio di assestamento all’esercizio 2013 e il preventivo 2014. Aggiungo a quello che avete letto nei comunicati ufficiali alcune considerazioni. Il 2013 chiuderà con un utile significativo, 61 milioni. Il risultato è però il frutto prevalentemente di un’operazione straordinaria di valenza strategica: la costituzione di un fondo immobiliare al quale verrà progressivamente trasferito l’intero patrimonio immobiliare dell’ente. Il primo conferimento di immobili ha consentito una plusvalenza di circa 70 milioni. A questo si aggiungono i risultati della gestione del portafoglio titoli, circa 28 milioni. Come è facile capire, senza questi due apporti il bilancio 2013 dell’Inpgi avrebbe chiuso per la prima volta nella sua storia in perdita. Da una parte bisogna essere soddisfatti perché questo significa che l’Istituto è stato gestito e viene tuttora gestito in maniera efficiente. Dall’altra non bisogna lasciarsi andare all’ottimismo. I numeri ci dicono che quello del 2013 è il bilancio della crisi: tutti gli indicatori della gestione caratteristica dell’ente sono peggiorati velocemente nel giro di un anno. Gli iscritti diminuiscono (in tre anni sono uscite circa 2mila persone, 650 solo nel 2013, in pratica nell’ultimo trienno l’occupazione è scesa del 12%), quindi diminuiscono i contributi mentre aumentano i pensionati. Abbiamo in questo momento il record storico di pensionati e contemporaneamente il record storico negativo di iscritti. Questo porta il famoso indice tra contributi e prestazioni al pericoloso livello di 113. A questo si aggiunge il costo per gli ammortizzatori sociali, passato negli ultimi tre anni da 10 a oltre 30 milioni. Un mano ce la sta dando il sottosegretario Legnini che è riuscito a inserire nella legge di stabilità 120 milioni in tre anni di sostegno all’editoria. Si dovrà aspettare qualche mese per capire come questi fondi saranno ripartiti e quanto andrà agli ammortizzatori sociali o al rifinaziamento della legge 416. E’ sicuramente una boccata d’ossigeno, ma non sufficiente. Un altro aiuto arriva dal punto in più di contribuzione che scatta dal 2014: vale per l’Inpgi circa 12 milioni. Se però un grande giornale come Repubblica dovesse scegliere la strada dei contratti di solidarietà (l’accordo è in discussione in questi giorni), i 12 milioni sarebbero completamente assorbiti dal costo di quei contratti solidarietà. E parliamo di una sola grande azienda. Il Consiglio di amministrazione dell’Inpgi in queste condizioni aspetta il negoziato sul contratto con grande attenzione: ci auguriamo che il contratto contenga risposte sul costo degli ammortizzatori sociali e soprattutto su politiche inclusive che favoriscano la ripresa delle assunzioni. Altrimenti, per non finire rapidamente nel mirino dei ministeri vigilanti, sarà necessario intervenire rapidamente con riforme che mettano in sicurezza il sistema. A tutela di tutti noi. * consigliera d'amministrazione Inpgi
       
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