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In Italia l’Internet economy vale il 2% del Pil, metà della media Ue


(TMNews) – L’internet Economy italiana contribuisce alla formazione del Pil nella misura di appena il 2%, circa 32 miliardi di euro. Se fino a qualche anno fa l’Europa aveva paura dell’idraulico polacco, simbolo di un’invasione di manodopera a basso costo proveniente dai paesi dell’est europeo, oggi la stessa Europa è alla ricerca del carpentiere digitale, l’operaio 2.0 che sa utilizzare le nuove tecnologie prima ancora che i vecchi arnesi di lavoro. E’ quanto emerge dal rapporto ‘Professioni e Lavoro nel 21esimo secolo’ curato da Glocus e presentato questa mattina a Roma. In Europa la domanda di lavoro nel prossimo triennio sarà concentrata soprattutto sull’istruzione e la formazione radicalmente trasformati dalla rivoluzione digitale degli ultimi anni. Entro il 2015 si prevede che ci saranno circa 900mila posti di lavoro vacanti a causa della scarsità di figure professionali dell’information and communication technology. Il carpentiere digitale, dunque. Ma non solo. Mancano all’appello: progettisti di sistemi informatici, consulenti di software, analisti e sviluppatori di applicazioni, esperti di usabilità e accessibilità, medici e operatori sanitari specializzati nell’assistenza domestica grazie alla domotica, ingegneri esperti nella tecnologie a basso impatto ambientale, esperti di sicurezza dei sistemi. Una rivoluzione che sta abbracciando anche il comparto manifatturiero italiano, il secondo in Europa per esportazioni dopo la Germania, che soffre la carenze di figure altamente specializzate. Sono le nuove professioni create dall’economia digitale e di cui l’Italia è carente. Basti pensare che l’internet Economy italiana contribuisce alla formazione del Pil nella misura di appena il 2%, circa 32 miliardi di euro, (studio McKinsey) rispetto alla media europea del 4% con picchi del 7% in paesi come Germania e Nord Europa. Se raggiungessimo la media europea è come se avessimo ogni anno 4 finanziarie italiane
       
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