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Il 30 omaggio a Casali, papà dell'Anpi e pure dei Gianpi
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“Una divisione tedesca e una del Turkestan – scriveva Tino Casali*– completate da reparti fascisti, bersaglieri della Littorio e alpini della Monterosa, attaccarono da più parti il 23 novembre 1944 le nostre formazioni. Per settimane gli scontri si susseguirono agli scontri. Dopo circa un mese di battaglie i partigiani, ridotti a combattere nell'alta Valle Staffora, in Val Curone e in Val Barbera, sono in condizioni disperate. Si debbono alleggerire i distaccamenti, per lasciare le poche munizioni e i viveri ai più dotati e coraggiosi. Le formazioni rimangono comunque in piedi; resistono nella parte più alta dei boschi. Il nemico è certo della vittoria totale e del nostro annientamento. Invece, lo si gioca ancora una volta; si riesce con lunghe e faticose marce a passare tra le sue file per ritrovarsi nelle valli più basse, che i tedeschi credevano di avere disinfestato per sempre. Chi aveva voluto continuare la battaglia dovette affrontare un periodo tremendo. I posti di ritrovo erano i cimiteri e i boschi. I partigiani scomparvero nelle buche predisposte durante l'estate e per oltre un mese vissero sotto i piedi dei tedeschi. Con la fine di gennaio del 1945 i piccoli gruppi partigiani ricominciarono la loro azione armata, i loro attacchi al nemico. Nel febbraio ha luogo la ripresa: le formazioni si ricostituiscono, si dà vita al comando unico nella zona dell'Oltrepò. Non più garibaldini, giellisti, matteottiani, ma tutti questi uniti sono i Combattenti della Libertà. Nel marzo un rastrellamento di duemila uomini viene affrontato con le nuove formazioni e gli organici in piena efficienza e viene stroncato nel giro di due giorni.” Tino, all'anagrafe Agostino, tra i fondatori dell'Anpi, era uno col dono della sintesi, come dimostra questa testimonianza rilasciata nel febbraio 1965. Moriva cinque anni fa d'autunno e ora riposa al Famedio, nel cimitero Monumentale. Quando dici la sorte, Tino era nato proprio il 25 aprile del 1920 e dunque festeggiò il suo 25esimo compleanno sfilando nella Milano liberata. Determinazione d'acciaio foderata d'un temperamento amabile, qualità necessarie per gestire da comandante le missioni nell'Oltrepo pavese (col battaglione Cosenza e la brigata Casotti) e da commissario della divisione Gramsci l'insurrezione civica e delle fabbriche per liberare Milano, Tino fece molte cose ma quasi sempre a Milano. Presidente provinciale Anpi, consigliere comunale e pure assessore, aveva una particolare attenzione per i giovani e lo spirito dei temi. Per cui nel Sessantotto diede vita al Comitato Antifascista, fondato nel 1969 col nome lunghissimo (usava) di "Comitato Permanente Antifascista contro il Terrorismo per la difesa dell'Ordine Repubblicano" e che ha a lungo coordinato prima di passare la mano al senatore Carlo Smuraglia. In tardissima età e per tre anni, dal 2006 al 2009, ha presieduto l'Anpi nazionale e poi ne è stato presidente onorario. Tino da ragazzo dovette emigrare per lavoro in Francia e proprio lì si unì alla lotta partigiana dopo l'8 settembre, per poi passare le Alpi e proseguire la lotta nella piana e poi nelle montagne a cavallo di regione, fra l'Alessandrino e sopra Sondrio. E ha avuto anche a che fare con noi, intesi come giornalisti, allora giovani, che si voleva tener vivo quello spirito partigiano anche in anni difficili fra rigurgiti fascisti, bombe deviate attribuite agli anarchici, mani piduiste sull'editoria. Ci iscrivemmo all'Anpi, ma volevamo stare tutti assieme, non sparpagliati nelle diverse sedi territoriali a secondo di dove s'abitava. Avevamo fondato i Gianpi, cioè i Giornalisti Per l'Anpi, grande fantasia, con uno striscione e un logo per le manifestazioni del 25 aprile. Andai a parlargli nella sede dell'Anpi, che allora era in via Mascagni. Era divertito e incuriosito, chiacchierammo un po', poi mi disse che stava nascendo la sezione Anpi-Centro, che avremmo potuto iscriverci tutti lì e che non importava la residenza, perché i giornalisti si sa sono nomadi per mestiere... Era molto anziano, per la verità a me sembrava vecchissimo e piccolino, ma pieno di vitalità e bonomia. Era rimasto un comandante, cioè uno che trova le soluzioni e poi guida. Così più tardi fece con Pif, cioè Pierfrancesco Diliberto allora non ancora regista famoso, ma già bravo e rigoroso, Pif che aveva fatto un servizio sull'Anpi per Striscia la notizia e voleva dare all'Associazione il ricavato, ma c'era il problema dell'impossibilità di donazioni dirette; così chiamai Casali dicendo "Se però uno si vuole iscrivere e pagare una quota maggiorata andrebbe bene?". Lui: buona idea ragazza; quel ragazzo si farà. E difatti... Fra una settimana, lunedì 30 novembre, ci sarà una cerimonia per ricordarlo: la si potrà seguire in diretta, ore 18, sul sito Facebook dell'Anpi. Trovate il tempo. Marina Cosi