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Giornalismo in caduta libera
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Un anno di giornalismo, da mettersi le mani tra i capelli. L'analisi di Pino Rea per Lsdi è sul 2015, ma vale anche per l'oggi. Precariato in salita, redditi in discesa, invecchiamento della platea dipendente, continua ascesa dei trattamenti pensionistici, continua discesa della sindacalizzazione... In controtendenza una manciata di praticanti in più nell'anno in esame, ma una trentina non fanno primavera. Sul blog di "Libertà di stampa Diritto all'informazione" (così l'acronimo) fondato da Pino Rea e Raffaele Fiengo ci sono, oltre a questo rapporto - http://www.lsdi.it/assets/Rapporto-lsdi-2016-LSDI-Pino-Rea.pdf - anche diverse ricerche tutte su temi molto interessanti, dall'autoimpresa giornalistica, alla comprensione delle fonti, alle parole d'odio... Insomma, vale la pena studiarselo. Ecco l'incipit del rapporto Rea: "Di questi 4.500 dipendenti quanti sono i giornalisti? Il rapporto di Mediobanca non lo precisa, ma basandosi sui dati Inpgi si desume che i rapporti di lavoro registrati nel segmento dei quotidiani fra il 2011 e il 2015 sono calati di 1.151 unità, passando da 7.326 a 6.175, con una diminuzione del 15,7%. Come segnalavamo anche nel Rapporto relativo al 2014, il peso dei segmenti giornalistici tradizionali - quotidiani, periodici e Rai – continua a calare: a fine 2015 era pari al 58,4%, rispetto al 76% del 2000. L’ occupazione cresce nelle aziende private (+7,7%) e nelle radio e tv nazionali (+4,9%), mentre cala in maniera rilevante in tutti gli altri settori. Mancano però dati sull’evoluzione e il peso dell’ editoria giornalistica digitale ‘’nativa’’, quella cioè che non fa capo a testate tradizionali e che potrebbe aver assorbito almeno una parte dei giornalisti ‘’espulsi’’ dalle grandi testate..."