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Fatti alternativi, pensioni alternative? Lo strano mondo del Presidente Emerito...


truth

Fake news, alternative facts, post-truth. Queste parole di oltreoceano che stanno animando un ampio dibattito politico e culturale sono in realtà da anni attuali nel nostro piccolo mondo, quello dei giornalisti italiani.  Un esempio: "chi guadagna meno di 5000 euro all'anno non deve versare i contributi all'Inpgi 2". Non era vero. Era una esenzione prevista per altri. Chi ci ha creduto ha ricevuto ingiunzioni di pagamento, con gli interessi. E le sanzioni.  E poi? Si sono sentiti truffati da chi lo aveva detto, scritto, li aveva convinti di essere esenti da contribuzione? Niente affatto, invece di incazzarsi con chi li aveva ingannati con una notizia falsa, un fatto alternativo, si sono incazzati con l'inpgi.

Non stupisce quindi che i propalatori di post verità continuino la loro missione.

Da tre o quattro anni il mantra è: "L'Inpgi è fallito. Non è riformabile. I giornalisti devono passare all'INPS. Serve il commissario. È troppo tardi. La riforma proposta è troppo dura. Però non basta."

Questi semplici slogan, molto vellicanti, sono già riusciti a convincere qualcuno al governo e nei ministeri che la categoria rifiuti la riforma del nostro istituto di previdenza.

È anche per questa grancassa che una parte importante della riforma è stata rimandata indietro, con un effetto paradossale: gli stessi dirigenti dei ministeri di economia e lavoro che hanno deciso di valutarla come poco efficace hanno impedito che si attuasse anche quella misura di contenimento dei costi, incrementando il disavanzo.

C'è poi un altro slogan che ricorre: "vogliamo vedere i conti."

E molti vanno a ruota, dicono che bisogna vedere i conti dell'istituto.

Senza pensare che chi lancia lo slogan magari siede nel Collegio dei sindaci e approva i bilanci, o lo ha fatto nella commissione bilancio dell'istituto.

E allora si apre un capitolo problematico.

Immaginate di incontrare un collega molto rigoroso, con un curriculum impressionante, che ha fatto questo e quest altro, che sostiene di essere un principe del giornalismo economico, e che vi chiede il voto per andare a vigilare sui soldi della vostra pensione. Voi magari lo votate pure.

Poi vi dice che è tutto un disastro. E che dovete sperare di avere la pensione sociale dall'INPS.

Ovviamente vi preoccupate.

Però poi scoprite che vota a favore dei bilanci e che il collegio sindacale di cui fa parte non solleva osservazioni in merito. E che come sindaco non fa nulla. Fa tutto come privato cittadino. E forse non è mai stato un principe dell'informazione economica. E forse non è che sappia veramente bene come funziona il mondo.

La cosa più carina che potete fare è pensare che forse, qualche volta, dormicchia. Oppure, come succede a me, potreste pensare che se la vostra pensione sarà quella sociale potrete ringraziarlo.

Guido Besana
       
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