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Freelance, la nube dei senza diritti


di Guido Besana

La Nube. Cos'è la Nube? La Nube è l'universo complementare agli articoli 1 e assimilabili, secondo una felice definizione di Marco Restelli. Non sono solo i liberi professionisti, ma sono disoccupati, sottooccupati, precari a vario titolo, parasubordinati, aspiranti giornalisti, indifferentemente professionisti praticanti pubblicisti e non iscritti all'albo. Persone comunque che cercano di vivere di giornalismo. Quanto è grande la Nube - Nessuno può quantificare, certo è più popolata di quanto si possa pensare considerando solo gli iscritti alla gestione separata non dipendenti. A spanne si può parlare di un ordine di grandezza, diciamo almeno 40/50mila persone. Come cresce la Nube - Ogni volta che un articolo 1 perde il posto, per qualsiasi motivo, entra nella Nube. Quasi tutti gli aspiranti giornalisti entrano nella Nube, e se sono 1500 in media all'anno a presentarsi all'esame di Stato e, azzardo, 5000 all'anno i nuovi pubblicisti compresi quelli finti, possiamo stimare un tasso di crescita annuale di almeno 3000 unità. E' chiaro che dalla Nube si esce trovando un posto di lavoro stabile articolo 1, e non sono certo questi i tempi, o per abbandono del settore. Come si sta nella Nube - Ovviamente male. Si vive da precari e da sottopagati, qualunque sia la sottospecie cui si appartiene, perché ormai la concorrenza al ribasso all'interno della Nube stessa, la scarsa attenzione alla qualità da parte delle imprese e dei colleghi al loro interno, la burocrazia e le leggi spesso vessatorie e comunque pensate per altre categorie di professionisti costringono a vivere con redditi incerti e bassi, tali spesso da non consentire, ad esempio, la sostenibilità dei costi di Inpgi e Casagit. Che effetto ha la Nube sulle redazioni - Le svuota: per la realizzazione degli attuali prodotti editoriali il costo di un redattore consente di avere da 4 a 40 collaboratori esterni, a seconda dei rapporti di forza e dell'organizzazione del lavoro. Chi è responsabile della Nube - Tutti. Editori, Parlamento, Enti e associazioni di categoria, ogni singolo giornalista contrattualizzato, ogni singolo giornalista interno alla Nube stessa. Quindi tutti, agendo o non agendo, possono determinare degli effetti sulla Nube. Lasciando perdere per il momento le responsabilità proviamo a vedere invece quali azioni possono avere effetti sulla Nube; ovviamente gli effetti non sono erga omnes, ad esempio se allungo nel tempo o incremento l'ammontare dell'indennità di disoccupazione non avrò effetti che su una parte. Però, come è chiaro a tutti, la Nube è un'enorme sfida per chi vuol fare lavoro sindacale. La solitudine del freelance - Mi limito, per ora, al "Problema 1", la solitudine: è un vissuto estremamente diffuso, travalica la Nube e tocca anche centinaia di giornalisti unici dipendenti di imprese molto piccole. Ne ha parlato diffusamente Michele Urbano ai tempi in cui dirigeva (egregiamente) “Giornalisti”. E' il motore che ha fatto il successo di chi, sul bisogno di sentirsi in molti e di avere un nemico ( generalmente indicato nella Fnsi) ha costruito consenso di parte, demagogico e un po' fine a se stesso. Per affrontare la solitudine servono per lo meno ascolto, aggregazione, rappresentanza. Per l'ascolto e l'aggregazione, il censimento e il coordinamento di persone e necessità, lo strumento è quello classico del rimboccarsi le maniche e dedicare tempo, come molti fanno e hanno fatto, ma servirebbe un disegno organico per poter offrire ai colleghi non solo il pesce del pasto occasionale, ma la rete per sfamarsi ogni giorno. Saverio Paffumi, e altri come lui, sa che non basta una delega in una struttura come l'associazione territoriale, servono mezzi, disponibilità, persone. Questo disegno organico, questi mezzi, queste persone oggi mancano. Potrebbe essere una bella avventura provarci. Il problema della rappresentanza - Quanto alla rappresentanza non può esserci una soluzione sola, ne servono diverse a seconda dello status da cui si parte. a) i cococo, collaboratori coordinati e continuativi; la loro rappresentanza può essere organizzata dai CdR, ne esistono già alcuni esempi, casi in cui si è adottato per loro lo schema contrattuale che prevede i fiduciari per gli articoli 2 e 12. Questi rappresentanti non hanno status contrattuale, è vero, ma siccome i cococo sono nel contratto i CdR sono legittimati a rappresentarli e possono promuovere l'elezione di rappresentanze che anche se non riconosciute dalle aziende hanno una loro legittimità sindacale. I cococo denunciati, cioè iscritti, all'Inpgi dalle aziende sono circa 10.000, e in molte aziende sono in numero già pari, se non superiore in qualche caso, ai contrattualizzati dipendenti. In Lombardia, come in gran parte d'Italia, su questo terreno è stato fatto poco o nulla. Ecco un altro campo da dissodare per sindacalisti a vario titolo, magari partendo dalla delibera per la stabilizzazione dei cococo dell'Inpgi, recentemente approvata dai Ministeri, che scade a ferragosto. Prevede un ruolo delle Associazioni Regionali di Stampa. b) i freelance in senso classico; da anni si discute dell'ipotesi di un organismo sindacale di base dei freelance riconosciuto dalla FNSI. Ci sono stati pronunciamenti in questo senso in diverse occasioni, in particolare negli ultimi due congressi. A Saint Vincent, 5 anni fa, Serventi Longhi fece una forzatura, firmando il documento contro il parere di buona parte della giunta. Ma questa è acqua passata. Ora il problema è riconosciuto come reale, e bisognoso di soluzione, dall'intera segreteria, e nelle prossime settimane mi auguro si arrivi a una svolta. Il problema è quello di costruire un sistema di rappresentanza all'interno della federazione, compatibile con il suo statuto e i suoi regolamenti. Una volta approvato dal Consiglio Nazionale, auspicabilmente ai primi di febbraio, toccherà alle persone di buona volontà, in primo luogo ai freelance stessi, farsi avanti e cominciare a lavorare. E a tutti gli altri l'obbligo di riconoscerli come realtà strutturata nel Sindacato. c) i precari in senso classico, quelli che vivono di contratti a termine; qui il problema della rappresentanza torna ad essere aziendale da un lato e territoriale dall'altro. Ci sono stati numerosi casi di coordinamenti dei precari, non solo in Rai, ma sempre e solo, mi pare, a fronte di problemi specifici, su rivendicazioni singole. Manca anche qui un disegno, e chi lo porti avanti, che sia però un disegno di respiro medio lungo. Credo andrebbe pensato a livello territoriale, con un monitoraggio dei contratti di assunzione e delle loro durate e causali, ponendosi magari come obiettivo quello dello sviluppo di politiche occupazionali e di stabilizzazione, ma anche il problema della formazione continua sui sistemi editoriali e sulle specializzazioni di settore. Un lavoro che si potrebbe fare in collegamento tra sindacato e ordine. Solo affrontando il problema della solitudine, e quindi della rappresentanza, credo si possa poi affrontare il resto, che non è poco, dei problemi della Nube, perché senza una coesione e una unità di intenti di chi ci sta dentro è quasi impossibile calare dall'alto delle soluzioni. Il pacchetto welfare, l'accordo di settembre 2007 tra Fnsi, Fieg, Inpgi e ministero del lavoro, è stato un unicum nel suo genere. In quell'accordo, fortemente cercato dalla precedente segreteria federale, si stabilivano i nuovi livelli contributivi e le nuove prestazioni dell'Inpgi 2, veniva avviata la stabilizzazione dei cococo, si ponevano le basi per l'esenzione contributiva per i lavoratori autonomi a basso reddito. Non si può però pensare che sempre, per ogni problema, arrivino soluzioni senza il coinvolgimento degli interessati. La Federazione, con la sola forza dei contrattualizzati, non può farcela; serve la forza della Nube, e quindi bisogna organizzarla. E concludendo, cosa significa N.u.b.e. Probabilmente noumeno unificato della beffa editoriale.
       
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