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Formazione continua. Che fare???


ECM1Formazione per giornalisti. Cos'è? Perchè? E che fare? Come il calzolaio del proverbio che fa girare i figli con le scarpe rotte, così noi, "informatori" per mestiere, quando qualcosa ci riguarda come categoria spesso cadiamo dal pero. Rischiando di farci male. Abbiamo quindi raccolto indicazioni e interrogativi del lungo e interessante dibattito che ha avuto luogo nel newsgroup di Nuova informazione sui corsi di formazione obbligatori per giornalisti. Per i chiarimenti ringraziamo in particolare Luisella Seveso che fa parte del Cts (comitato tecnico scientifico, cioè la commissione del Consiglio nazionale dell'Ordine che si occupa di scuole e dintorni), come pure Stefano Natoli. Molti colleghi sono impazienti o si sono innervositi per la novità, mentre altri più pragmatici hanno cercato soluzioni, come quella interessante segnalata da Gabriele Peluso. Grazie anche a Letizia Gonzales che per l'Ordine della Lombardia segue i corsi di formazione permanente. Ed ora, dato ai Cesari quel ch'è loro, vediamo di cosa si tratta e soprattutto cosa fare. L'OBBLIGO. L'Ordine nazionale dei giornalisti non si è inventato questa novità, ma lo ha stabilito per tutte le professioni il Ministero della Giustizia, nella fattispecie la ministra Severino col Dpr 137/2012 (http://www.odg.it/files/DPR%20riforma%20professioni_0.pdf). L'articolo 7 prevede dunque che anche i giornalisti debbano assolvere a quest'obbligo (in sigla FPC, ossia Formazione Professionale Continua), che a partire dal primo gennaio 2014 impegna ciascuno a "conquistare" sessanta crediti formativi (in sigla CFP) nel triennio, di cui almeno 15 su argomenti deontologici. Non ci si può ridurre all'ultimo momento, perchè di questi 60 occorre superarne almeno 15 l'anno. L'organizzazione di un progetto come questo su scala nazionale non è, come potrete immaginare, semplice, e anche i colleghi del Cts, la commissione incaricata dal Consiglio nazionale dell'Ordine di occuparsene, si sono trovati fra non poche difficoltà, dovendo stabilire linee, criteri, opportunità e dovendo, come stanno facendo con grande attenzione, evitare che si facciano speculazioni. D'altro canto le regole dettate dal Ministero sono molto rigorose ed è comunque il Ministero stesso che vigila e decide. Non è facile diventare enti formatori e "potersi inventare corsi con cui far soldi"... Niente è arbitrario. Agli Ordini regionali è consentito soltanto ideare o selezionare e verificare le proposte; quelle da loro approvate passano ad una seconda verifica a livello nazionale, a Roma presso il Cts. Se tutto è in regola, le proposte vengono approvate. E starà al singolo collega decidere se e quali corsi scegliere e seguire. I CORSI. Quelli pubblicati sul sito dell'Ordine nazionale sono corsi già approvati, perché rispettano tutti i criteri richiesti. Non vedete ancora quelli lombardi perché a Milano una verifica della procedura ha reso opportuno rinviarne di qualche settimana l'approvazione. Meglio essere scrupolosi e prendersi il tempo necessario, insomma. A breve anche nella nostra regione i colleghi potranno scegliere i corsi di aggiornamento sia gratuiti sia a pagamento, oltre a quello già on line dell'Ordine nazionale sulla deontologia ( http://www.formazionegiornalisti.it/site/formazione-professionale-continua ). A chi si lamenta della difficoltà nel rispondere alle domande poste dal corso di deontologia val la pena ricordare che non è obbligatorio: ce ne saranno altri tra cui scegliere. Certo, questo offre ben 10 crediti, che sono molti. Dunque val la pena sforzarsi. ALTRIMENTI? Chi decide di non assolvere l’obbligo incorrerà in un provvedimento disciplinare che potrà portare anche alla sospensione dall'Albo. L'iter è questo: l’Ordine regionale dapprima inviterà il collega inadempiente a darsi una mossa entro tre mesi e poi, se il collega persevera, lo deferirà al Collegio territoriale di disciplina per i provvedimenti del caso. ESONERI ED ESENZIONI. Una cosa è l'esenzione a termine, cioè una sospensione. L'esenzione è concessa a fronte di un impedimento all'esercizio dell'attività professionale di almeno sei mesi. In tal caso si consente al collega di rinviare l'obbligo della formazione all'anno successivo o comunque sino al cessazione della causa. I casi vanno da maternità̀, congedo parentale, servizio volontario militare o civile, malattia grave o infortunio sino all'assenza dall’Italia. Altra cosa è l'esonero. Su questo l'indicazione sinora emersa dal Cts dell'Ordine nazionale è che i colleghi in pensione che non esercitano più (neanche con collaborazioni), ovvero "non attivi", possano produrre una dichiarazione in tal senso ed avanzare domanda di esonero. Per inciso questa sarebbe una bella occasione per verificare quanti giornalisti davvero operativi vi siano in Italia... LE OBIEZIONI. Molti colleghi, che non avevano seguito la novità della formazione obbligatoria sulla stampa, oltre che su sito ed email dell'Ordine, sono stati colti di sorpresa ed hanno espresso disagio e diffidenza. Reazione comprensibile, come capita di fronte ad ogni cosa nuova, imposta e che presenta difficoltà. Ma superabile. L'obiezione più fondata è quella che riguarda i costi, soprattutto se a sostenerli dovranno essere colleghi freelance o in difficoltà economica. Diversi corsi sono a costo zero e sono interessanti, altri gratuiti ne arriveranno; comunque la scelta fra di essi è sempre e soltanto del singolo collega. Su questa attenzione c'è l'impegno dell'Ordine, lombardo e non solo. Invece di fronte alle obiezioni "non ho niente da imparare, visto che mi aggiorno quotidianamente sul campo, lavorando" l'unica risposta è non dare risposta, ossia non entrare nel merito ("non esistono i tuttologi", "ma non leggi anche tu quotidiani svarioni sui giornali?", ecc) ma ricordare che siamo dinanzi ad un obbligo di legge che non distingue se uno è bravo, giovane, vecchio, freelance, frustrato o appagato. In proposito Stefano Natoli, a richiesta di conferma, risponde: "E' corretto quanto scrive Luisella: si considera (ancora) attivo il pensionato che ha una posizione INPGI aperta. Quanto al collega che chiede se dopo 25 anni di lavoro deve ancora fare la formazione, la risposta non può che essere affermativa: dopo tutti quegli anni è più che mai necessaria. Non vanno confusi poi giornalismo e blog: un post non è equiparabile a un articolo e comunque la discriminante retributiva non è aggirabile. Non si è giornalisti per hobby: se scrivi senza essere retribuito stai esercitando il diritto sancito dall'art. 21 della Costituzione sulla libera manifestazione del pensiero". SUGGERIMENTI. Il collega Gabriele Peloso ha segnalato ai membri del Cts del nostro Ordine come altri professionisti soggetti all'obbligo, ossia non a caso gli avvocati..., abbiamo individuato tra le pieghe della legge ulteriori "possibili" casistiche di esonero dai corsi formativi, ad esempio l'iscrizione ultraventicinquennale. Questo il link: http://www.consiglionazionaleforense.it/site/home/faq/formazione-continua/articolo6101.html . I colleghi del Cts Odg se lo stanno studiando... INFINE. 1- Potreste infine leggervi anche le Faq pubblicate sul sito dell'Ordine nazionale. Non molte, in verità, le risposte, ma certo trovate quelle ai quesiti più importanti: http://www.odg.it/faq-formazione-continua 2- La discussione è solo agli inizi. Ulteriori commenti sono super-bene-accetti e verranno man mano pubblicati su questo sito. Prego tutti di segnalarmi eventuali errori o imprecisioni che posso aver fatto nel riassumere la vicenda (non sono un'ordinista, Marina C.). Infine a chi non è iscritto al newsgroup ma voglia comunicare con noi ricordo l'email: nuova.informazione@libero.it
       
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