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Flèttiti, ancora un po', no, di più...


di Guido Besana Tutti vogliono riformare il mercato del lavoro. Da Monti a Bersani, da Gasparri a Camusso. Sembra di capire che il comune sentire porti a due filoni, la flessibilità e gli ammortizzatori sociali. Quasi che si tratti di parole che abbiano un significato chiaro. Non è così. Di flessibilità ne conosciamo molta, in genere declinata in una forma molto semplice: vuoi lavorare? Flettiti. Se possibile di più. Ancora un poco. Ancora di più. Ancora un anno. Flettiti un pochino di più. Facciamo un altro contrattino. Una transazione. Concilia. Flettiti. Un altro anno. Adesso rinuncia a fare causa e flettiti. Sei mesi. Questa volta senza scrivere niente. E allora flettiti, firma, rinuncia, accetta, concilia, transa, flettiti. Quarantasei forme di contratto flessibile. Sembra le abbia censite la CGIL, non ho verificato, non sono un avvocato del lavoro. La grande soluzione sembra sia l'apprendistato. No, il contratto unico. O forse una nuova forma di inserimento. Cosa poi vogliano inserire, e dove, è purtroppo chiaro. Ma non sembra che siano al posto delle altre 46 forme, diventano altre forme in più. E quindi inseriscono anche queste.  Gli ammortizzatori sono un problema. Costano. E sono complicati. Meglio uno schema chiaro e semplice, dice Fornero. Cig e disoccupazione. Cigo se l'impresa ti vuole tenere, disoccupazione se ti butta fuori. Mica come oggi, che se l'impresa vuole ridurre il costo del lavoro le puoi dire di usare la cigs, tenersi i dipendenti, vedere come evolve l'organico, avvicinare i lavoratori alla pensione. No, licenziamo subito i neoassunti e chi non ha carichi familiari, poi l'impresa farà quel che vuole con meno gente e intanto i licenziati aspettino che il centro per l'impiego gli proponga altro, magari un lavoretto a Taipei o Timisoara. E se poi l'impresa butta fuori tutti li butta fuori subito, così può delocalizzare senza avere dipendenti tra i piedi. Sono pessimista? Può essere, magari sbaglio, magari domani ci svegliamo e il tavolo ministeriale ci regala nuovi sogni.
       
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