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Dai fotoreporter lettera aperta ai giornali


I fotoreporter scrivono ai direttori e ai comitati di redazione di Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa, Il Giornale. Oggetto: il degrado di una professione. Ecco il testo della lettera inviata ai direttori di Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa, Il Giornale e ai cdr degli stessi giornali.  "Siamo fotogiornalisti italiani, ci rivolgiamo a voi  ritenendo che non sia più rinviabile l’affrontare il degrado che colpisce la nostra professione. La continua corsa al taglio dei costi da parte degli amministratori delle case editrici,  basata sulla strana idea che economia di mercato voglia dire “ spendere il meno possibile” e non  “spendere il necessario per avere un prodotto migliore della concorrenza”, ha innescato un processo in cui la concorrenza sleale e il dumping sono premiati. Il livello che hanno raggiunto i prezzi delle fotografie che sono pubblicate sui giornali è talmente basso che può essere sostenuto solamente   da agenzie che non pagano i collaboratori, che usano manodopera subordinata senza inquadrarla seguendo le norme di legge, che usano, pagando in nero, pensionati, studenti e dopolavoristi. Tutti gli altri lavorano in perdita. Il meccanismo dei prezzi, strutturato come se le fotografie fossero una normale merce e non una parte fondamentale del giornale, penalizza l’informazione di qualità ed ha sottratto, a voi per primi,  la possibilità di decidere basandosi su un criterio giornalistico cosa va in pagina. Abbiamo già investito l’OdG e la FNSI delle problematiche inerenti i rapporti contrattuali tra giornali agenzie e fotografi, quello che vogliamo invece far presente a voi è che non si tratta solo di una questione di costi. Nessuno di noi fa sempre foto da un euro o da cento. Quello che stabilisce il valore di una foto è il contenuto giornalistico.  Anche rimanendo costante il budget annuale l’introduzione di  una tariffazione che tenga conto dell’uso che viene fatto dell’immagine e dell’importanza del contenuto ristabilirebbe un minimo di legalità lavorativa e tornerebbe a premiare la professionalità di chi opera sul campo. Non è superfluo notare che il criterio sopra descritto è quello usato in tutti i paesi con una stampa libera dove, pur in presenza di una crisi del sistema, non assistiamo alla completa distruzione di un settore dell’informazione. In quanto titolari dei diritti di riproduzione delle nostre immagini, qualunque sia l’agenzia che ci rappresenta,  pensiamo che ci debba essere una completa ridefinizione dei criteri che regolano i rapporti economici tra fotogiornalisti e  editori. Siamo certi di avervi al nostro fianco in questa battaglia per ristabilire la dignità e ridare qualità ad una parte tanto importante dell’informazione."
       
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