Redazione
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Costruire la libertà dei media nel mondo arabo
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di Jim Boumelha (presidente IFJ) La prossima settimana Ifj, la Federazione internazionale dei giornalisti, in nome del World Press Freedom Day cogestirà un dibattito a Casablanca sul modo migliore per proteggere la libertà dei media e i diritti dei giornalisti nel mondo arabo. Due i documenti fondamentali alla base della discussione: una dichiarazione sui principi della libertà dei media e la proposta della nomina d'un relatore speciale che monitori e riferisca su tutte le violazioni della libertà di stampa e dei diritti dei giornalisti. L'intervento è sulla falsariga di analoghi meccanismi creati con l'Unione Africana (la Commissione sui diritti dell'uomo e i diritti personali), con l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, con l'Organizzazione degli Stati americani e col relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di espressione. I partecipanti al meeting di Casablanca dovranno decidere se sia possibile e come fare per creare qualcosa di simile per l'intera regione araba. Tanto più che il già precario stato della libertà di stampa si va ulteriormente aggravando nei Paesi arabi, laddove governi autocratici in nome della sicurezza impongono restrizioni sempre più severe in materia di diritti umani e dunque anche di libertà di espressione. Il giornalismo ha disperatamente bisogno di una istituzione regionale indipendente, in grado di monitorare, segnalare e chiamare quei governi a rendere conto dei loro attacchi alla libertà dei media. Certo, non è questo l'unico mezzo per proteggere la libertà di stampa, ma è comunque un buon mezzo: modelli analoghi si sono dimostrati efficaci e sono stati alleati cruciali per gli attivisti che si battono per la libertà dei media. L'interrogativo è: come costruire una struttura affidabile la cui esistenza però dipende da quegli stessi governi contro i cui soprusi i giornalisti chiedono di essere difesi? Tale domanda potrebbe essere rivolta a qualsiasi organizzazione intergovernativa, visto che per loro natura esse sono costituite contemporaneamente da governi responsabili della protezione dei diritti dei loro cittadini e da altri che questa protezione non riescono ad attuare. La Lega degli Stati arabi (LAS) è l'equivalente intergovernativa regionale di UA, OAS e OSCE, ma viene utilizzata per sovvertire iniziative democratiche e dei diritti umani. Infatti la Carta dei diritti umani prodotta dalla LAS è così debole che alcuni governi nazionali hanno rifiutato di ratificarla perchè esprime una visione talmente limitata dei diritti umani da funzionare soprattutto come strumento repressivo. Se non è credibile che il LAS possa ospitare un meccanismo di libertà dei media quali sono allora le possibili strutture alternative? Quali i criteri minimi per un meccanismo così speciale? Potrebbe l'Unione interparlamentare, o le istituzioni per i diritti umani, fornire una sede adeguata per tale meccanismo? O potrebbe emergere una proposta alternativa durante il processo di consultazione, ad esempio un meccanismo di mandato ad una minoranza di Stati o ad una struttura basata su gruppi della società civile e del tutto indipendente dal governo? Queste sono solo alcune delle domande che saranno rivolte ai partecipanti alla riunione della prossima settimana, nel corso del più ampio processo di consultazione regionale messo in atto per le libertà dei media. Prima di passare a confrontare le diverse soluzioni tecniche vi sarà l'approvazione di una dichiarazione regionale sulla libertà dei media, che costituirà la base di qualsiasi meccanismo. L'importanza di questa Carta è cruciale; se la Lega degli Stati arabi l'approvasse sarebbe un risultato notevole già di per sé. E' invece assai più probabile che diversi governi (alcuni dei quali hanno già manifestato l'intenzione di farlo) si dichiarino disposti a creare una propria struttura per la sua attuazione, quale primo passo per un mandato completamente regionale. Per 90 anni l'IFJ ha condotto una campagna per la tutela dei diritti dei giornalisti, riuscendo in alcuni casi a stabilire - e a far rispettare - alti standard internazionali per la libertà dei media. Mentre gran parte dei lavori di costruzione di questa conferenza - compreso lo sviluppo delle proposte con i maggiori esperti internazionali e regionali e l'esecuzione di consultazioni pubbliche nazionali e aperte - è stata guidata dal IFJ, tuttavia l'IFJ non ha ancora formulato la propria posizione. Se ne discuterà, come sempre, coi sindacati della regione nostri membri e con la più ampia comunità dei soggetti interessati. Non vediamo l'ora di partecipare al vivace e intenso dibattito dei prossimi giorni... Bruxelles, 27 aprile 2016 http://www.ifj.org/nc/en/news-single-view/backpid/1/article/defending-media-freedom-in-the-arab-world-a-debate-on-wpfd/