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Come costruire il contratto che verrà


contratto-di-prestitoIl confronto in corso sul contratto non segue, né potrebbe, il copione della tradizionale trattativa. Perché molto è cambiato e ancora molt'altro sta cambiando nell'informazione e dunque nella professione. Da qui alcune interessanti riflessioni sulla contrattazione di Guido Besana, della Giunta esecutiva Fnsi che, scritte per la rivista della Lombarda (Alg), pubblichiamo in anteprima. Per ragionarci, da ampliare, arricchire, discutere o anche sottrarre. di Guido Besana L'impetuoso cambiamento in atto nel settore dell'informazione impone di ripensare la struttura contrattuale in cui vengono inquadrati i giornalisti, a partire dal fatto che sempre più alla centralità delle redazioni, tradizionale faro guida della contrattazione di categoria, si è affiancata lungo la corsia di sorpasso l'indispensabilità del lavoro autonomo e parasubordinato. Su questo molto si è detto e scritto, molto si dovrà discutere in sede di rinnovo. Si è parlato in varie occasioni dell'idea di avvicinare i contratti di collaborazione coordinata e continuativa alla subordinazione attraverso una modifica dell'articolo 2, si è discusso di tariffari, anche in relazione alla legge sull'equo compenso, si è ipotizzata la creazione di un sistema di paracadute sociali, e finalmente gli editori hanno accettato di affrontare il tema. È un cantiere aperto che deve portare a soluzioni condivise, senza le quali non si potrà dire di aver veramente innovato il quadro contrattuale. Un importante capitolo da modificare è quello dei profili professionali, o nuove figure, che saranno al centro di un sistema dell'informazione digitale, crossmediale e h.24. Dovranno trovare posto, nell'articolo 11, figure gerarchiche nuove rapportate alla declinazione su più media del prodotto editoriale. Un domani, che per molti versi è già ieri, la struttura di comando dovrà agire anche in assenza del Direttore responsabile, anche loro devono dormire, dovrà rapportarsi con media e prodotti diversi, dovrà dare al redattore indicazioni univoche; il redattore, per quanto multimediale, deve poter continuare a lavorare per un medium alla volta. Inoltre il contratto dovrà poi dire a quali condizioni possono essere attribuite ai giornalisti le "nuove" mansioni come il montaggio, le riprese, la diretta in esterni. Su ognuno di questi punti l'esperienza maturata nei contesti televisivi va tenuta presente. Montaggio: fermo restando che gli Ordini regionali hanno sostenuto che il montatore RVM non svolge lavoro giornalistico ( prevalentemente per mancanza di contatto diretto con i fatti e le fonti ) ai giornalisti può essere attribuita la mansione di realizzare montaggi "semplici" del proprio servizio, e non di quelli di altri, e non deve essere attribuita la responsabilità "tecnica" di eventuali errori nella gestione di livelli audio o di imperfezioni nel prodotto finito. Inoltre deve essere sempre possibile per il giornalista la scelta di realizzare il servizio con l'ausilio di un operatore rvm. Riprese: in questo caso gli Ordini hanno spesso riconosciuto la natura giornalistica del lavoro dei telecineoperatori, ma è evidente che il giornalista può accettare di realizzare riprese solo se l'azienda ha inquadrato come giornalisti i tco. Comunque anche per questo compito devono essere previste le due modalità, da solo o con il tco, in base a valutazioni professionali della redazione e non in base a decisioni organizzative aziendali. Anche per questo lavoro deve essere prevista una clausola di irresponsabilità. In un mondo che va verso la crossmedialità assumono importanza temi organizzativi come il coordinamento tra piattaforme, la definizione delle priorità, la responsabilità sulle tecnologie. Va da sè che per queste mansioni, come per quelle multimediali, deve essere previsto un percorso formativo. La formazione, sarà un capitolo fondamentale del rinnovo contrattuale. Ritengo si possa tra le altre cose trovare un articolato che, modificando il testo contrattuale, renda più chiaro il concetto di aggiornamento professionale, che in tanti casi ha creato corposi contenziosi con la vigilanza inpgi sulla natura retributiva di molti accordi aziendali. In questo ambito dovremo definire quelle norme sugli stage che da tempo chiediamo di inserire nel contratto. La FIEG ha posto la questione della ex fissa: su questo non dobbiamo avere tabù. È un elemento di tipo retributivo che non possiamo cancellare, ma su cui è doveroso ipotizzare una manutenzione. Trovo ragionevole dire che deve essere una nella vita lavorativa, deve maturare con quindici anni di anzianità aziendale, non meno, deve essere calcolata su una media retributiva, non sull'ultima mensilità. Con questi tre interventi si possono limitare certe distorsioni e certe esagerazioni che oltre ad essere penalizzanti per gli altri, che si trovano a fronteggiare una lista di attesa esageratamente lunga, sono nella attuale situazione del mercato del lavoro anche un po' scandalose. Non sarei contrario, in linea di massima, a prevedere anche un tetto. Intervento ulteriore potrebbe essere una "politica" che favorisca la scelta della rendita. Da sempre tutti i colleghi scelgono il capitale, ma ora, la lista di attesa si avvicina pericolosamente al decennio. La scelta della rendita, che è reversibile e rivalutabile, potrebbe alleviare la pressione sul fondo separato contrattuale, determinerebbe un trattamento pensionistico maggiore, verrebbe liquidata da subito e potrebbe quindi essere appetibile in una fase in cui la capacità di spesa reale ha assunto un rilievo considerevole. Detto questo ribadisco anche che è un diritto contrattuale che dobbiamo conservare per le prossime generazioni di giornalisti. Se allarghiamo il discorso all'Inpgi servono almeno due interventi, uno a favore del rilancio dell'occupazione e del reddito che può passare attraverso la contrattazione e eventuali interventi della mano pubblica a sostegno dello sviluppo del settore e uno a sostegno della necessaria spesa per gli ammortizzatori sociali, che in questa fase di crisi sono l'argine principale contro il tracollo delle imprese e dell'occupazione. Su questo secondo fronte si possono ipotizzare interventi diversi sia per impostazione che per effetti. Per fare un'ipotesi di scuola si può pensare a una aliquota straordinaria aggiuntiva, il cui costo potrebbe risultare sostenibile in una situazione politica nella quale il nuovo governo prevede di intervenire con riduzioni del costo del lavoro. Tale aliquota potrebbe rimanere in vigore sino a quando le parti non la modificano, sospendono o cancellano, oppure per una durata prefissata o fino al verificarsi di un evento, come ad esempio la riforma della 416 o dell'intero sistema di ammortizzatori sociali. Se si istituisce finalizzandola al pagamento dei contributi figurativi, che oggi non hanno aliquota specifica, si può probabilmente estendere anche alle aziende fuori dal campo FIEG e fuori dal perimetro della 416. Infine sarà comunque necessario un adeguamento alla normativa generale che per molti capitoli è cambiata. Dall'ultimo rinnovo contrattuale è ad esempio mutata la normativa sui contratti a termine, e in questo ambito abbiamo sottoscritto un accordo con la FIEG per ridurre i tempi di interruzione tra un contratto e il successivo per evitare che troppi colleghi venissero espulsi dal mercato del lavoro. Questa scelta segue quella fatta nell'ultimo rinnovo contrattuale, quando decidemmo di preferire la prosecuzione di un rapporto di lavoro "a singhiozzo" esentando dai limiti temporali i contratti a termine di natura sostitutiva o legati a nuove iniziative o alla creazione di processi negoziati di stabilizzazione. Un secondo elemento normativo su cui ragionare è quello relativo all'orario di lavoro. In una fase in cui si prevede un passaggio consistente al lavoro h24 determinato dai nuovi modelli di comunicazione alcuni elementi sono necessari, come le visite mediche, o la durata minima degli intervalli fra un turno e l'altro. Andranno poi riviste le previsioni sulla sicurezza e salute (dlgs 81 del 2008), servizio militare, ferie.
       
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