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Che ne è dei nostri soldi


I soldi onestamente guadagnati grazie ad un lavoro molto tassato sono inquieti ormai da tre anni. Si guardano attorno e non sanno a che santo votarsi. Il rifugio un tempo sicuro dei Bot si è trasformato in una perdita secca, le obbligazioni "dipende" (dall'emittente, dalla durata, da troppe cose) , le azioni sapete già tutto. Insomma mai come ora bisogna mantenere il fiato lungo, accantonare e dimenticare, fidare in abili gestori. I colleghi giornalisti contrattualizzati, che puntano ad un'integrazione pensionistica o a metter da parte quanto basta per accendere un mutuo per la prima casa tengono d'occhio il loro Fondo e fanno bene. Ancora i dati non sono ufficiali - si sta apparecchiando il bilancio 2010 -, ma il collega Marco lo Conte, del Sole24Ore, l'esperto appunto in materia, ha messo assieme informazioni numeri e percentali ed ha ricostruito un quadro attendibile della situazione per il suo giornale, sabato scorso. Ve ne giro il testo, col benevolo consenso del suo autore. Buona lettura, Marina Cosi Oltre il Tfr: il Fondo Giornalisti chiude il 2010 poco sotto il +1% di Marco lo Conte Metti tanti gestori in competizione e guarda l’effetto che fa. È quanto si sono detti i vertici del Fondo pensione dei giornalisti italiani (310 milioni di euro di patrimonio al 31/12, 13.890 aderenti) che stanno analizzando le performance relative al 2010, anno in cui è aumentato il numero dei gestori cui affidare i contributi di secondo pilastro dei cronisti. Rendimenti tutti positivi quelli dei tre comparti finanziari: il Prudente segna un +0,82%, in linea il Mix (50% azioni - 50% obbligazioni): +0,75%. In queste linee è iscritto oltre il 90% degli aderenti; il comparto più aggressivo Crescita è salito del 3,54%. Un risultato di cui beneficia, però, solo una quarantina di aderenti, quasi tutti molto giovani, che hanno ascoltato le indicazioni del fondo secondo cui è preferibile iscriversi a linee a maggior contenuto azionario nella prima parte della carriera, per poi posizionarsi progressivamente sui comparti prudenti. I rendimenti del fondo pensione sono stati prodotti nel corso di un anno molto particolare per i mercati finanziari: l’Eurostoxx 50 ha chiuso in calo del 6% (Piazza Affari il 13%), mentre i titoli di stato europei sono stati oggetti di brusche flessioni, soprattutto nell’ultimo trimestre dell’anno (l’indice Jpm Emu bond ha chiuso con un +1%). Da segnalare la performance del comparto garantito: che garantisce il livello di rivalutazione del trattamento di fine rapporto, quindi il 2,16% nel 2010. La gestione finanziaria, invece, si è attestata a un -0,67%: un dato causato dall’andamento negativo del mercato del debito sovrano. E che potenzialmente riguarda chi decide di trasferire la propria posizione ad altra linea o ad altro fondo (anche se finora non si è verificato nessun caso di questo genere); la garanzia di ottenere un rendimento pari a quello del Tfr è invece previsto per chi riscatta la propria posizione per pre-morienza, invalidità permanente e disoccupazione. Anche nel medio termine i rendimento del fondo si mostrano sostanzialmente positivi, nonostante persistano gli effetti della crisi culminata nel 2008 continua a farsi sentire su alcune linee: la Prudente è cresciuta del 9,12% negli ultimi 5 anni e del 17,17% in sei anni; la Mix, invece, accusa un calo dello 0,85% a cinque anni ma guadagna l’11,07% a sei anni. In definitiva l’aumento del numero dei gestori cui affidare il patrimonio, pare abbia ottenuto i risultati auspicati: ad Azimut, Eurizon Capital e Cattolica, da inizio 2010 si sono aggiunti Allianz, Generali, Pictet e Zenit. Secondo le prime indicazioni emerse in occasione del cda svoltosi in settimana, sarebbero proprio questi quattro gestori a ottenere le migliori performance relative rispetto al benchmark, in misura anche superiore al punto e mezzo percentuale. A marzo i vertici del fondo valuteranno ulteriori valutazioni nella compagine di gestori. Da segnalare il livello di costi di gestione, indicati nello 0,25% medio; e l’avvio operativo dallo scorso gennaio di Bnp Paribas come banca depositaria che sostituisce la struttura di State Street, acquisita da Intesa Sanpaolo; una scelta imposta anche per evitare potenziali conflitti di interesse con il gestore Eurizon (controllato proprio da Intesa Sanpaolo). IlSole24Ore, 07.02.2011  © RIPRODUZIONE RISERVATA
       
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